Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  agosto 11 Domenica calendario

Zappa, la figlia Moon Unit ricorda: papà assente, mamma contro di me

Anche per la famiglia di uno dei più grandi talenti musicali del XX secolo, Frank Zappa (1940 – 1993), compositore, chitarrista e cantante, vale la frase di Tolstoj: «Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo». Lo racconta con sarcasmo e umorismo il memoir Earth to Moondi Moon Unit, 56 anni, autrice e attrice, primogenita di Gail e Frank Zappa (i suoi fratelli più piccoli sono Dweezil, 54, chitarrista; Ahmet, 50, produttore televisivo; Diva, 45, attrice), in uscita il 22 agosto per i tipi di White Rabbit. 
«Brutalmente autoironico e divertente da morire», come lo ha definito il quotidiano britannico The Guardian, Earth to Moon colpisce soprattutto per la disperata ricerca di attenzione da parte del padre, «un pagano assurdo», che ha segnato la vita di Moon, baby star all’età di 13 anni grazie al monologo in slang, una imitazione del linguaggio degli adolescenti californiani, incluso in «Valley Girl», la più celebre hit di Zappa negli Usa, una nomination ai Grammy. 
Venne coinvolta nel singolo, ricorda Moon nel libro, dopo aver infilato un biglietto sotto la porta dello studio di registrazione del padre: «Ho 13 anni, mi chiamo Moon, finora ho cercato di non intralciarti mentre registravi». Un espediente per poter passare del tempo con lui. La musica era per Frank il pensiero dominante e quando era a casa lei «faceva tutto il possibile per attirare la sua attenzione». 
Acclamato come visionario e genio, lo Zappa della vita reale è «una figura spettrale», la cui capacità di attenzione si estende solo alle sue inclinazioni, mentre sua moglie, Gail, sposata a 26 anni nel 1967 già incinta della prima figlia, è tenuta ad occuparsi di tutto il resto. Il secondo nome Unit fu dato a Moon perché Zappa credeva che il suo arrivo li avrebbe legati tutti per sempre. Non fu così: «Qualunque cosa era più importante della famiglia: arte da creare, donne con cui andare a letto. Una viveva in casa nostra, nel seminterrato». 
Nessuno dei quattro figli di Zappa ha finito la scuola. Se Frank non era in tournée per il mondo, dormiva o si rintanava nel suo studio in cantina. Leggendari i suoi tradimenti, di cui Gail era perfettamente a conoscenza. «Frank era mio amico – dichiarò Co de Kloet, musicista e presentatore radiofonico olandese che intervistò per la prima volta Zappa nel 1977 —. Era il mio eroe. Una cosa, però: sono contento che non fosse mio padre. Perché non vorrei che mio padre trattasse mia madre come Frank ha trattato Gail». 
Dinamiche familiari 
Il mio libro è un invito 
a esplorare insieme dinamiche familiari complicate 
Alla morte del chitarrista, fu la vedova ad assumere il controllo totale dell’eredità. Come ricostruì la rivista musicale Rolling Stone, sul letto di morte, avvenuta nel 2015 per un tumore ai polmoni, Gail disse a Moon, che si era sempre presa cura di lei: «Potrai mai perdonarmi per quello che ho fatto?». Solo all’apertura del testamento Moon capì il significato delle sue ultime parole. La madre aveva infatti modificato il trust di famiglia che lei e Frank avevano firmato nel 1990: invece di essere diviso in quattro parti uguali, il controllo del patrimonio familiare, ovvero l’eredità di uno dei musicisti più influenti e prolifici del Novecento, era stato lasciato ai due figli minori, Ahmet e Diva, in quote del 30 per cento per ciascuno, rendendoli «gli unici ed esclusivi gestori di tutti gli affari». A Moon e Dweezil andò il 20 per cento a testa: «Siamo come azionisti senza diritto di parola su nulla», constatò amaramente lui. La ragione dell’iniqua spartizione, secondo la ricostruzione di Rolling Stone, è che Gail riteneva i due figli minori più indicati a gestire il business di famiglia, laddove gli altri due non erano mai apparsi particolarmente interessati. 
«Quale genitore fa questo?» scrive Moon nel memoriale. «Quale madre fa questo? Che cosa ho fatto? Quale madre sceglie alcuni figli rispetto ad altri? Quale madre desidera amore infinito, pace, fede, risorse, creatività e totale emancipazione e divide una famiglia in un loro e un noi, in un prima odioso e un dopo ancora peggiore? Quali fratelli lo permettono ? Chi sono queste persone?». 
Dopo una lunga lotta per l’eredità artistica del padre che ha contrapposto i fratelli, nel 2018, Dweezil, Ahmet e Diva hanno raggiunto un accordo legale (Moon si è rifiutata di firmare) con una clausola di «non denigrazione reciproca». Dopo essersi scusati per aver lavato i panni sporchi in piazza, hanno cancellato dai profili social vecchi post contenenti attacchi reciproci. 
Due anni fa il catalogo musicale di Frank è stato venduto alla Universal: prezzo 30 milioni di dollari, cifra che ha sicuramente portato una maggiore armonia tra i quattro eredi. Resta ora da vedere come Dweezil, Ahmed e Diva accoglieranno i racconti di Moon: sostengono che lei non ha offerto loro la possibilità di vedere una bozza del memoir in anteprima. 
Sarà un’altra occasione per incomprensioni e risentimenti all’interno di una famiglia disfunzionale? Moon è ottimista: «Il mio libro è un invito a esplorare insieme dinamiche familiari complicate».