Corriere della Sera, 11 agosto 2024
Il cantiere eterno del Pergamon
Qualche turista c’è, che non lo sa ancora: arrivano al Pergamon Museum, che ogni guida di Berlino elenca tra le prime 10 cose da vedere, spesso tra le prime tre, e trovano i cancelli sbarrati, i ponteggi, la strada deserta. Chi non controlla su Google – che dà il museo come «chiuso temporaneamente» – chiede a un poliziotto dei tanti che presidiano l’«Isola dei musei» nel cuore della capitale: quando riapre? La risposta lascia secchi: lo stanno restaurando, riapre tra 14 anni. Ah.
Come se a Parigi chiudessero fino al 2037 la Tour Eiffel, commenta lo Spiegel. Che titola: «Pergamonster». Nel più grande dei musei della Museuminsel, arrivavano a vedere l’altare di Pergamo, la porta di Mileto, i frammenti dell’epopea di Gilgamesh più o meno un milione di visitatori l’anno; ora è un pozzo senza fondo in cui è già stato stanziato un miliardo e mezzo di euro (per fare le proporzioni, da una settimana la coalizione di governo rischia di sfasciarsi perché nel bilancio 2025 ballano cinque miliardi) e non basteranno.
Fondato nel 1930, il museo è in ristrutturazione dal 2013: già da dieci anni, ad esempio, non si può vedere l’altare di Pergamo che gli dà il nome. La sala dell’altare e l’ala nord dovrebbero riaprire nel 2027, ma altre parti dell’edificio non saranno accessibili prima di un altro decennio. La riapertura completa non è prevista prima del 2037. Forse nemmeno prima del 2043.
A rallentare tutto, due variabili: geologia e burocrazia. La prima: non tutto il terreno su cui il museo si regge è portante. Sotto l’ala sud c’è una voragine, riempita di sedimenti, e anche il Forum del museo poggia su una rete di supporti in acciaio. Da quando è stato costruito il museo, il sottosuolo si è compattato, creando cavità sotterranee che rallentano la ristrutturazione.
L’idea del rilancio dell’isola dei musei era stata di Gerhard Schröder, cancelliere nel 1999: allora aveva promesso di ristrutturare, in dieci anni, tutti e cinque i musei. Costo stimato, per il Pergamon, 250 milioni di euro. Di anni ne sono passati venticinque, la ristrutturazione non è mai finita, e lo Spiegel ha ripescato le stime dei costi ricalcolate più o meno ogni lustro: già nel 2008 si pensava sarebbero circa 385 milioni, poi nel 2015 430, nel 2017 613. Oggi si è stanziato un miliardo e mezzo, e non sembra basterà, e molte delle ditte coinvolte sono in causa con il museo stesso. Agli altri musei dell’Isola non è andata meglio: uno è stato inaugurato tre anni dopo il previsto, la James Simon Gallery è costata il doppio di quanto promesso, e il restauro dell’Alte Museum inizierà solo dopo quello del Pergamon. Quanto attuale sarà nel 2037 (o 2043) un’istituzione culturale nata in pieno colonialismo, e rimasta addormentata per molti anni come in una favola, non è presto per domandarselo.