la Repubblica, 11 agosto 2024
Nessun miracolo per Tamberi
PARIGI – Bonsoir tristesse. E mettiamoci tutte le canzoni francesi con le foglie morte e con il cuore scassato. Niente Piaf, solo spine, la vita non è rosa. L’ultimo tango a Parigi è un salto che non decolla. Dieci minuti di singhiozzi nelle braccia degli amici del cuore di Ancona che hanno la T-shirt con su scritto we are here for a reason, poi dalla moglie Chiara, poi altri pianti in pedana, consolato dagli avversari, da Barshim che sarà bronzo e con cui scalò il cielo in Giappone. Quello di Gimbo Tamberi, 32 anni, è un pianto disperato, di un ragazzo allo stremo. Tutti lo accarezzano dolcemente quasi avessero paura di fargli male. La Francia si riconferma paese con un debole per la ghigliottina, soprattutto quando c’è da eliminare un vistoso e stravagante monarca. Il re dai voli infiniti è esiliato, davanti al presidente Macron e alla moglie Brigitte (Mattarella a Roma portò più fortuna). Sei salti per dire addio al sogno di rivincere l’alto ai Giochi, impresa maledetta che ancora non riesce a nessuno. Se ne va l’ultimo degli ori di Tokyo, niente golden moment, è solo brace che non scalda. Undicesimo. Brutti gli ultimi tre salti a 2,27, prende l’asticella col sedere e con la schiena. Ha la barba e non l’half-shave, tra un un’autoambulanza, una flebo e il ricovero in ospedale non ha avuto tempo per il rasoio.Uno zombie, Gimbo. Anche se entra nello stadio saltando come un grillo, incappucciato nella tuta, con il cappellino con la scritta Dream it.Va sotto la curva, chiede l’applauso, apre le braccia come Cristo in croce, ma non è giorno di miracoli, solo di via Crucis e la febbre del sabato sera è quella di una vigilia con un’altra colica renale, alle cinque di mattina. Documentata sui social, da Chiara e da lui stesso. Altre foto: lui con la flebo. Poi le parole: «Ho sputato sangue, ma ci sarò». Una tempesta di aggiornamenti, che forse nemmeno l’agonia di Fausto Coppi per malaria si è meritata. Ma uno si chiede: stai su una barella e posti messaggi? Mentre la federazione non sa niente e apprende la notizia dai social. Non sono ancora le 17 e Tamberi scrive I will be there,io ci sarò, e pubblica una foto con l’accredito al collo mentre è a bordo dello shuttle. Pochi minuti dopo la Fidal rende noto che «a seguito degli accertamenti presso una struttura ospedaliera a Parigi, non sussistono impedimenti assoluti». Ha ragione Yoko Ono a dire che senza narcisismo gli artisti non riuscirebbero a vivere. Anche perché il salto in alto è fatto di attese e di improvvise accensioni. Ti devi illuminare d’immenso a tempo come le lucine sugli alberi di Natale ed è sempre stata la specialità di Tamberi. Ma se non hai le forze, nemmeno a intermittenza puoi andare. Le sue parole: «È una giornata che ho sognato per tanti giorni e per tante notti, ma non ho mai pensato che potesse finire così. È stato un incubo, sono devastato, distrutto. Ho lottato, ma il dolore che mi faceva più male è quello che avevo nella testa».Nella notte piena di nostalgia per un Gimbo che non c’è più, bella la gara di Stefano Sottile, 26 anni, allenato da Valeria Musso, che supera 2,17, 2,22, 2,27 al primo tentativo, prima di realizzare il suo primato personale a 2,34. Poi si rende conto di essere vicino all’impresa, il sorriso gli scompare, si impaurisce, nel giro di due salti passa da un probabile argento al quarto posto. «Peccato, ho perso tre anni per un infortunio al bicipite, mi dispiace per Gimbo l’ho visto carico, ma per saltare bisogna stare bene». Tamberi lo abbraccia.La gara resta un volo tra l’americano Shelby McEwen e il neozelandese Hamish Kerr. I due sbagliano entrambi a 2,38, a quel punto decidono di non imitare la medaglia a due piazze di Tamberi-Barshim e vanno allo spareggio. La quota che decide l’oro è 2,34 e se lo prende Kerr, 27 anni, primo neozelandese e prima medaglia dell’Oceania nella specialità. Re Gimbo se ne va e arriva un nuovo mondo. Ma il campione che esce di scena è un ragazzo ossessionato dalla dieta a cui si sottopone da otto anni, sempre più feroce. A Tokyo era 76 chili, a Roma 74,2, qui 72, un solo bicchiere di acqua al giorno, pare, gli elettroliti sì, sali minerali ma quelli vengono eliminati rapidamente. Solo il 3,3% di massa grassa in un uomo alto 1,91. Le costole di un fachiro. I calcoli renali come conseguenza di un dimagrimento straziante. Certo saltare imponeportare su poco peso. Ma possibile che in un momento in cui lo sport fa attenzione a questi temi a Tamberi sia stato permesso di diventare un’ombra che ballava nei calzoncini? Dall’ospedale allo stadio o dallo stadio all’ospedale? Per un oro. Oggi i campioni hanno il loro team, sono amministratori delegati della loro azienda, ma se questa è l’immagine dello sport che deve ispirare il mondo non ci siamo. A Tamberi lo sport italiano deve adrenalina, magie, bellezza. Un grazie più alto della Tour Eiffel e il rispetto che si deve ai capolavori del Louvre. Ma l’insostenibile bisogno di ammirazione va curato. E non perché non porti medaglia, ma perché dà le vertigini.