la Repubblica, 11 agosto 2024
Intervista a Reinhold Messner
Reinhold Messner il 17 settembre avrà 80 anni: chi è oggi?«Sono uno che si prepara ad andarsene, in pace con la vita e con la morte».Perché ha dedicato la vita alla montagna?«Sono nato sul fondo della Val di Funes. In inverno non arriva il sole: volevo salire fino alle luce».Ricorda l’istante in cui è diventato Reinhold Messner?«Ci sono voluti ottant’anni: non ho finito di diventare quello che sono».Com’è una vita controvento, titolo dell’autobiografia in uscita il 3 settembre?«Sono cresciuto grazie a quelli che hanno tentato di bloccarmi: è il vento contrario che mi ha fatto crescere le ali».Qual è stato il momento più felice della sua vita?«Tutte le volte che scendevo da una montagna, anche se avevo fallito. La felicità è restare vivi e tornare a casa».E il suo momento più difficile?«Quando la mia seconda moglie Sabine cinque anni fa mi ha cacciato di casa e dalla famiglia, separandomi dai miei quattro figli. Non mi ha spiegato perché».Pensa di aver fallito come marito e come padre?«Sì. Per 60 anni ho girato il mondo, ho fatto oltre cento spedizioni: era la mia vita, nemmeno i figli potevano negarmela. Quando ho donato loro il mio patrimonio, ignorando i consigli del notaio, qualcosa si è rotto».Perché?«Non lo so. Non si sono mai occupati delle cose che ho fatto. Ora sperano che io perda la testa per bloccarmi.Non cederò».Sua moglie Diane sopporta le sue assenze?«Quando sono rimasto solo a 75 anni, è stata lei a raccogliermi. Per gli altri la sua colpa è che ha 36 anni meno di me. Io invece so che sa fare tutto ciò che io non posso più imparare. Sta raccogliendo la mia eredità alpinistica, culturale e umana, per trasmetterla a tutti».È caduto più volte in montagna o nella vita?“Arrampicando, da primo di cordata e in libera, non sono mai caduto.Nella vita tante volte. Ad arrampicare si impara, a vivere no».Crede in Dio?«Sono panteista. Il divino è in ogni cosa: gli dei sono invenzioni, le religioni narrazioni. Non posso essere definito ateo».Qual è stata la persona più importante della sua vita?«Mia madre».Per tutta la vita le ha intimato invano di stare zitto: chi aveva ragione?«Lei. Ho disubbidito perché io dovevo fare la mia vita. Ho sbagliato, ma non sono pentito».Qual è il luogo del mondo che ama di più?«La malga di Casnago, in Val di Funes: da bambino ho passato lassù le estati con i miei fratelli».Cos’è l’alpinismo?«L’arte di salire dove si può morire senza morire. L’arte è non morire: diventa alpinismo solo se dove vai la morte è una possibilità”.Le sono piaciute le celebrazioni per il 70° anniversario dalla prima salita, italiana, del K2?«Per niente. Il primo errore è parlare ancora di conquista, usando il lessico dell’alpinismo coloniale. Il secondo errore è che il K2 non è la montagna degli italiani: le montagne sono di tutti, non appartengono a qualcuno perchésono lo spazio della libertà».Lei è stato parlamentare europeo, indipendente dei Verdi: qual è oggi la sua posizione politica?«Sono un verde liberale. Penso verde, ma rivendico la libertà di agire senza dogmatismi».Definirebbe ancora “piagnucolosi pappamolle” i giovani di Fridays for Future?«Spero che la finiscano con le chiacchiere e che comincino con i fatti. I giovani sono stati fortunati: chi li ha preceduti, pur tra molti errori dettati dall’ignoranza, ha migliorato le condizioni di vita».Teme un ritorno in Europa di fascismo, razzismo e antisemitismo?«Non è un timore, è una constatazione: la paura è che i rigurgiti di disumanità spingano l’Europa verso una guerra civile».Quali sono ipolitici che l’hanno ispirata?«I miei amici: Alex Langer, Daniel Cohn Bendit, Joschka Fischer, Romano Prodi e Angela Merkel».E oggi? Cosa pensa di Giorgia Meloni?«Ha preso il potere dicendo cose spaventose. Nei fatti, per ora, tenta di fare meno paura. La sua visione però tradisce un inaccettabile lato fascista. Il rischio è finire per accettarel’inaccettabile».Le piace l’autonomia imposta dalla Lega?«Salvini a me non va, come tutto ciò che dice e che fa. Nord e Sud sono mondi diversi, ma l’Italia esiste solo se camminano insieme. Quella della Lega non è autonomia, è divisione».Il suo impegno ambientalista è finito?«No. Con la mia fondazione cerco di far capire che la natura è l’unico sinonimo del mondo. Il problema è il distacco dell’umanità dalla vita. Per capire dobbiamo vivere dentro la natura originaria».Perché il rapporto con il suo Sudtirolo è stato e resta conflittuale?«Non amo i nazionalismi, nemmeno se territoriali. Non ho accettato di trasformarmi in uno che sa muoversi nell’aria e come sempre ho resistito al vento contrario».Cosa intende dire?«I problemi sono iniziati quando ho dichiarato che la mia bandiera è il mio fazzoletto. Non ho accettato di portare vessilli sulla vetta dei 14 Ottomila, accettando di infilare nello zaino la storia scritta da altri per compiacere il potere».Quale eredità lascia?«Lascio un atteggiamento. Vivere, soffrire e raccontare liberi dentro la natura selvaggia. In montagna e nella vita il problema è scendere vivi dalla propria vetta: questa è la nostra difficilissima missione».