il Fatto Quotidiano, 10 agosto 2024
Marina Berlusconi dà la linea a FI: “Fare di più sulle carceri”. E via la Severino
Non ne ha mai parlato esplicitamente, nonostante le richieste di impegnarsi maggiormente sui diritti civili. Ma l’ordine è stato dato nelle scorse settimane direttamente al vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: sulle carceri bisogna fare di più, il decreto approvato dal governo non basta. E a dare la linea non è stato un ministro o un dirigente di Forza Italia qualsiasi, ma direttamente Marina Berlusconi, primogenita del fondatore che negli ultimi mesi ha più volte espresso la propria posizione pubblica – anche critica con il governo Meloni – facendo pensare a un possibile impegno in prima persona della famiglia Berlusconi in politica tramite una futura candidatura del fratello Pier Silvio. La decisione di puntare sulle carceri fa capire anche come nelle ultime settimane la famiglia stia prendendo in mano Forza Italia dettando i temi su cui battersi a Tajani.
E non è un caso che il segretario abbia prima provato, senza successo, a far approvare alcune misure per modificare il decreto Carceri aumentando il numero di detenuti che sarebbero usciti nel giro di pochi mesi intervenendo sul regime della semilibertà. Poi, quando il tentativo parlamentare al Senato è fallito, il segretario ha lanciato l’iniziativa “Estate in carcere” insieme ai Radicali annunciando una serie di appuntamenti da parte dei dirigenti forzisti per visitare i penitenziari in giro per l’Italia.
La tesi della famiglia Berlusconi, dice una fonte a conoscenza della questione, è che un Paese civile si riconosca proprio dalla condizione dei propri detenuti e per questo Forza Italia debba intestarsi questa battaglia anche per differenziarsi con gli alleati di Lega e Fratelli d’Italia, che hanno un approccio più securitario alla materia. Tanto più che Forza Italia e la famiglia hanno conosciuto bene cosa significhi vivere la malagiustizia, è la tesi di Arcore.
Tajani, non particolarmente sensibile al tema, si è dovuto piegare. L’iniziativa delle visite in carcere non basta. Ora Forza Italia proverà a imporsi per modificare anche le norme, nonostante non ci sia riuscita nel decreto appena convertito dal Parlamento. Lo ha spiegato lo stesso viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, nel vertice con i colleghi del ministero, Carlo Nordio e Giorgia Meloni di mercoledì a Palazzo Chigi. Ieri il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè al Foglio ha aggiunto: “Se non riusciamo a incidere su questo tema, cosa ci stiamo a fare al governo?”.
Le proposte sono le stesse degli emendamenti già presentati dal capogruppo in commissione Giustizia Pierantonio Zanettin al Senato: aumentare da 45 a 60 giorni il beneficio ogni sei mesi per i detenuti che si comportano bene e garantire la semilibertà per chi ha condanne tra 6 mesi e 4 anni, oltre agli over 70. Misure che Fratelli d’Italia non ha voluto nemmeno prendere in considerazione. “Il decreto Carceri va bene ma seguiranno altri interventi”, ha spiegato ieri Zanettin. La cornice che useranno i forzisti è il disegno di legge Sicurezza che arriverà alla Camera a inizio settembre: oltre al tema del sovraffollamento, gli azzurri proveranno anche a modificare la norma che consente di far scontare la pena in carcere a donne incinte o madri anche con bambini molto piccoli.
L’altra battaglia che Forza Italia proverà a combattere in Parlamento – spalleggiata dagli alleati leghisti – è un intervento legislativo che modifichi la legge Severino che nel 2013 portò alla decadenza di Berlusconi al Senato. Quindi anche una posizione simbolica che farebbe esultare Arcore. Ad annunciarlo ieri è stato il capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia, Pietro Pittalis: “Dobbiamo cambiare la legge che, in barba al principio di presunzione di innocenza, porta alla sospensione dalle funzioni per gli amministratori condannati in primo grado”, ha detto ieri il deputato vicino a Pier Silvio Berlusconi.