Corriere della Sera, 10 agosto 2024
Mercurio sugli scacchi. Così la giocatrice russa ha avvelenato la rivale
«Eccellere negli scacchi – osserva il dottor Watson in uno dei racconti de Il taccuino di Sherlock Holmes – è tipico di una mente subdola». E certamente è romantico pensare agli scacchisti come a potenziali geni del crimine che fortunatamente hanno deciso di dedicarsi ad altro: perché bravi come sono a prevedere le mosse dell’avversario, potrebbero essere smascherati soltanto da un novello Holmes. Come potrebbero infatti commettere errori banali, tipici del criminale incallito con il quoziente intellettivo pari alla temperatura corporea?
Peccato che, la settimana scorsa, per far arrestare la campionessa russa di scacchi che avrebbe tentato di avvelenare la sua rivale sia bastata una banale telecamera di sicurezza. Nel video che ha incastrato Amina Abakarova, 43 anni, la si vede chiaramente entrare nella sala dove si sarebbe poco dopo svolto un torneo di scacchi a Makhachkala, Russia meridionale, prendere quella che sembra una fiala dalla sua borsa, e poi versare qualcosa sui pezzi della rivale. Qualche ora dopo, nel corso della partita, la sua avversaria Umayganat Osmanova si è sentita male: forti vertigini e nausea, anche se è riuscita a concludere il match (da lei vinto). La causa? Avvelenamento da mercurio, tossico anche in piccolissime dosi. Ora Abakarova rischia fino a tre anni di carcere.
Sazhid Sazhidov, ministro dello Sport del Daghestan, ha dichiarato: «Abbiamo prove video che mostrano che una delle giocatrici del campionato di scacchi del Daghestan, Abakarova della città di Makhachkala, ha applicato una sostanza non identificata, che in seguito si è rivelata contenere mercurio, sul tavolo dove Osmanova della città di Kaspiisk avrebbe dovuto giocare contro di lei».
Malcolm Pain della Federazione scacchistica inglese ha dichiarato al Telegraph che non esiste un altro caso, nella storia degli scacchi, d’un tentativo di avvelenamento durante una partita. «Come molti altri, sono perplesso: l’atteggiamento di una concorrente così esperta come Abakarova risulta incomprensibile. Le sue azioni avrebbero potuto portare a un esito tragico, minacciando la vita di tutti i presenti, e la sua. Ora deve rispondere alla giustizia per quello che ha fatto».
Al di là della giustizia penale, la Federazione scacchistica russa sta ora valutando di squalificare a vita Abakarova. «Stiamo aspettando le indagini – ha detto alla Tass Alexander Tkachyov, direttore esecutivo della Federazione —. Se verrà dichiarata colpevole, la nostra reazione sarà severa, forse una squalifica a vita. Non abbiamo dubbi che le forze dell’ordine chiariranno l’accaduto, e auguriamo alla giocatrice ferita una rapida guarigione. Speriamo tutti che torni a giocare il prima possibile».
Agatha Christie – anche se ai suoi tempi non c’erano telecamere ovunque – non avrebbe mai optato per una soluzione così brutale: in Poirot e i quattro (edito in Italia da Mondadori: un po’ giallo, un po’ spy story, un po’ intrigo internazionale, atipico per Christie) immagina un omicida che colpisce tramite scossa elettrica. Quando il giocatore effettua una certa mossa con un certo pezzo, ecco la scarica mortale: «Non ha capito, Hastings? Le spiegherò. Wilson non fu avvelenato, ma fulminato con la corrente elettrica. Un sottilissimo filo di metallo passa attraverso uno degli alfieri; e la tavola da gioco era preparata, in anticipo, sopra un dato punto del pavimento. Quando l’alfiere venne posto sopra uno dei quadrati d’argento la corrente passò attraverso il corpo di Wilson, uccidendolo sul colpo. Unico segno la piccola bruciatura sulla mano... la sinistra, poiché era mancino. La tavola da gioco doveva essere un capolavoro di meccanica».