Corriere della Sera, 9 agosto 2024
Lotito, la Lazio e le minacce. La richiesta a Digos e magistrati: spiate i miei cinque cellulari
ROMA A dieci giorni dal ritorno della serie A il clima nella Capitale è già avvelenatissimo: sfottò razzisti degli ultrà della Roma sul tema del calciomercato («Noi Soulè, voi scimpanzè»), ma soprattutto il presidente della Lazio, Claudio Lotito, senatore di Forza Italia, così bersagliato dal “fuoco amico” della curva laziale, che ha deciso mercoledì scorso di chiedere addirittura l’autorizzazione di Palazzo Madama per far acquisire i suoi tabulati telefonici dalla Procura e dalla Digos, visto il tenore delle centinaia di chiamate anonime ricevute da mesi. Come a dire «spiatemi pure i telefonini».
«Non sembrano cani sciolti né può parlarsi di un gruppo di tifosi burloni al bar che si diverte a rompergli le balle di giorno e di notte, la percezione piuttosto è che ci sia dietro una struttura bene organizzata…». Chi parla è il vicepresidente della Giunta delle immunità parlamentari del Senato, Manfredi Potenti, della Lega, tifoso juventino, già noto per la sua avversità a declinare al femminile le varie professioni («Ministra», «Avvocata» ecc). Una seduta «drammatica», racconta, quella di Lotito. La Giunta, alla fine dell’audizione, durata 25 minuti, ha riconosciuto il «fumus» della richiesta del presidente della Lazio di consentire alla Procura di Roma e alla Digos l’acquisizione dei tabulati delle telefonate, «in sola entrata», ai suoi 5 cellulari in uso, in quanto «persona offesa» in due distinti procedimenti penali già pendenti al Tribunale di piazzale Clodio. Insulti, minacce di morte, addirittura un corteo al grido di «Lotito libera la Lazio» il 14 giugno scorso con 5 mila tifosi in marcia dal Flaminio a Ponte Milvio. Eppoi manifesti funebri («Signore portalo via», «Al tuo funerale prosecco e caviale») in giro da mesi per la città. «Lotito ha portato in audizione un elenco, non solo chiamate da sconosciuto, ma anche numeri in chiaro – racconta Potenti —. E ha denunciato i danneggiamenti subìti presso la sua abitazione romana. Insomma un clima davvero pesante di pressioni e minacce, ma lui si è mostrato coraggioso, ha detto a noi che malgrado tutto non venderà la Lazio e ci ha perfino scherzato su, dicendo che tiene i cellulari accesi 24 ore su 24 per i tanti impegni, ma a causa di queste continue telefonate minatorie ormai non riesce manco più a chiamare la moglie» (Cristina Mezzaroma, ndr).
A Palazzo Madama
Il primo sì in Senato
all’accesso ai dati
A settembre ci sarà
la decisione dell’Aula
Lotito da 20 anni, da quando cioè ha rilevato la Lazio dopo il crac finanziario di Sergio Cragnotti, vive sotto scorta e dopo le ultime minacce il Viminale ne ha deciso il potenziamento. Anche quando va a messa, la domenica sera, a Santa Maria in Via, alle spalle della Galleria Colonna, c’è un agente che lo segue come un’ombra. Dopo il sì della Giunta, ora toccherà all’Aula l’11 settembre, dopo le ferie, decidere. Se sarà autorizzato l’accesso ai dati, gli inquirenti presumibilmente risaliranno con facilità agli autori delle chiamate e potranno anche stabilire perciò l’esistenza o meno di una manovra in corso per indurre il presidente a lasciare. Così, mentre il “suo” centrodestra appena un mese fa ha varato la nuova stretta sulle intercettazioni e il deputato di Azione, Enrico Costa, vuole pure limitare i «trojan» nei cellulari, il senatore di FI è pronto a farsi “spiare” i telefoni dalla magistratura. Quasi un inedito: «Che significa? – obietta Potenti —. Il nostro è un diritto indisponibile, non ci si oppone alle intercettazioni perché chissà quali cose uno abbia da nascondere». Non è chiaro se oltre ad acquisire i tabulati, la Procura deciderà anche di intercettare Lotito, che in passato con l’apparecchio in mano, incline a esagerare con la dialettica, ne ha combinate di grosse. Come quando fece insorgere un’intera provincia, parlando di diritti televisivi con l’attuale ministro dello Sport, Andrea Abodi: «Sky, Mediaset? Ma chi ce li compra i diritti se avremo in serie A il Carpi?». Si scatenò un putiferio.