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 2024  agosto 09 Venerdì calendario

L’abuso d’ufficio è legge

ROMA – Nell’ultimo giorno utile il presidente della Repubblica Sergio Mattarella firma il disegno di legge c he contiene l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e la rimodulazione del traffico di influenze. Dando così anche un segnale politico alla maggioranza, che aveva fatto trapelare l’insofferenza per presunti ritardi del Colle. Il Capo dello Stato ha dovuto aspettare che il Parlamento approvasse in via definitiva il decreto Carceri, che contiene l’introduzione del reato di peculato di distrazione. Norma necessaria e risultato di una moral suasion che il Quirinale ha dovuto intraprendere affinché il governo correggesse la rotta per non incorrere non solo in profili di incostituzionalità ma anche in una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea, una volta abolito il reato di abuso d’ufficio. Abrogazione che il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati, Salvatore Casciaro, considera «dannosa» poiché lascia «i cittadini più soli e indifesi di fronte alle angherie dei pubblici ufficiali».Da parte del Colle c’è stata la massima attenzione fino al momento della promulgazione della legge con la bollinatura di ieri mattina. Attenzione e a tratti anche un certo stupore per alcune procedure che si sono rese necessarie, come appunto dover inserire una norma correttiva all’ultimo punto del decreto sugli istituti penitenziari. E l’attenzione del Colle resterà alta anche nei prossimi mesi, che si preannunciano caldi sui dossier giustizia con un centrodestra molto litigioso e diviso sul tema.Dopo la pausa estiva, il ministro della Giustizia Carlo Nordio potrebbe ufficializzare la richiesta di un incontro con il Capo dello Stato. Finora annunciato solo con un comunicato stampa e anche in questo caso la procedura di via Arenula potrebbe essere considerata alquanto singolare. Non solo. Il Guardasigilli vorrebbe parlare con il presidente della Repubblica dell’emergenza carceri, ma è prerogativa del ministero della Giustizia e del governo occuparsene e legiferare, possibilmente per far fronte alle condizioni inumane in cui i detenuti sono costretti a vivere.Eppure la maggioranza non è riuscita a trovare un rimedio. Ora il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, invita il suo partito, Forza Italia, a «indicare la strada» al resto della maggioranza verso un«reale garantismo». Quindi, parlando con Il Foglio, chiede di uscire dalla «discarica giustizialista» e affrontare concretamente il problema, «altrimenti che ci stiamo a fare al governo?».Segnali di fuoco in vista di settembre che lasciano presagire che la giustizia sarà ancora terreno di scontro. Forza Italia, almeno una parte, a differenza di Lega e FdI, vorrebbe «da subito, accelerare sulle misure alternative al carcere», tra cui il rilancio degli istituti di custodia attenuata, far scontare la pena alle detenute madri con figli entro i 3 anni nelle case famiglia, percorsi lavorativi e potenziare le comunità per i tossicodipendenti. Molti parlamentari si dicono «preoccupati» per la circolare spedita ai direttori delle carceri, in cui si invita ad alzare la guardia per le rivolte che potrebbero scoppiare dopo il decreto.Come se non bastasse un ulte riore fronte è la riforma della legge Severino. Pietro Pittalis, anche lui di FI, annuncia una norma in cantiere per evitare che si sospenda un amministratore dopo la condanna di primo grado. Aleggia anche il testo sulle intercettazioni già approvato al Senato e la revisione delle norme sulla custodia cautelare, su cui la maggioranza ha litigato durante un vertice a Palazzo Chigi alla vigilia delle vacanze. E il rientro si preannuncia con non poche tensioni su cui tenere acceso un faro.