Corriere della Sera, 9 agosto 2024
Ombrelloni chiusi dalle 7.30 alle 9.30 contro le norme Ue sulle concessioni all’asta. Ma la categoria è divisa
Roma Più che uno sciopero è un flash mob, o come lo chiamano loro «un grido di dolore» per chiedere certezze e soluzioni. Anche perché visti orario, modalità (gli accessi alla spiaggia sono comunque garantiti così come tautti i servizi) e protagonisti dell’agitazione (i titolari delle concessioni balneari) parlare di sciopero appare piuttosto fuori luogo. Ma questa mattina dalle 7.30 alle 9.30 molti stabilimenti marittimi d’Italia terranno gli ombrelloni chiusi per chiedere al governo un intervento per «evitare lo stato di confusione che si sta generando nel comparto balneare italiano e, ancora di più, nelle famiglie e nelle imprese che hanno investito e creduto in un regime legislativo che riconosceva dei diritti che oggi non ci sono più», spiega la Federazione dei balneari (Fiba-Confesercenti) che con il Sib, Sindacato imprese balneari, ha organizzato la mobilitazione e prevede adesioni fino all’80%. Già ieri in molti lidi sono comparsi cartelli e volantini per spiegare ai villeggianti i motivi della protesta. La categoria attende da tempo una soluzione alla annosa questione della scadenza delle concessioni balneari – anticipata al 31 dicembre 2024 – e all’avvio di bandi di gara, come richiesto dall’Europa che nel frattempo ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per non averle indette fino a ora. Molti Comuni hanno già fatto partire le procedure per i bandi e dal 2025 le concessioni dovranno tornare sul mercato. Ecco perché i balneari in agitazione prevedono «il caos da settembre».
Ma la categoria è divisa. E se qualcuno definisce la protesta una «messinscena», Assobalneari e Base balneare con Donnedamare chiariscono che loro oggi saranno regolarmente aperti fin dalle 7.30: «Non è giusto penalizzare migliaia di consumatori che hanno scelto gli stabilimenti balneari italiani per le loro vacanze, riconoscendone qualità e funzionalità». Per Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari, è meglio «riconoscere la mappatura del governo per garantire vantaggi a consumatori, imprese e indotto». Niente sciopero anche per Cna balneari: «Preferiamo il dialogo – dice il coordinatore nazionale Cristiano Tomei —, chiediamo una norma tempestiva di carattere nazionale, linee guida omogenee su tutto il territorio, altrimenti si rischia che Comuni e Regioni si muovano a macchia di leopardo, ma noi siamo per riannodare i fili del dialogo». Il governo ormai in ferie ha però assicurato che la questione verrà affrontata in uno dei prossimi Consigli dei ministri (in settembre) e però, il confronto con la Commissione europea continua, come confermato anche da Bruxelles da una portavoce della Commissione: «Abbiamo analizzato la risposta italiana, siamo in contatto con le autorità nel contesto della procedura d’infrazione». Ed è il vicepremier Matteo Salvini a rassicurare i balneari, da sempre bacino di elettori della Lega: «Fate bene a difendere il vostro diritto al lavoro». E spiega che il governo sta lavorando su prelazione e indennizzi per gli imprenditori uscenti e anche per una proroga della scadenza del 31 dicembre 2024 «per permettere di organizzarvi, poi vinca il migliore»: «Abbiamo dato mandato al ministro degli Affari europei (Raffaele Fitto, ndr) di trattare sulla base dei due principi – prelazione e indennizzo –, non fare niente è un suicidio, si sta negoziando su questo, spero che in Europa possano darci l’ok, altrimenti sarà un problema». Ma, aggiunge: «Conto dopo 15 anni di mettere fine alla vicenda dei balneari».