27 febbraio 2023
Oggi 414 - Settimana dal 21 al 27 febbraio 2023
Clamoroso
Nei supermercati Asda, la terza catena del Regno Unito, adesso ogni cliente può comprare solo tre pomodori, tre peperoni, tre cetrioli, tre cespi di insalata, tre broccoli, tre cavolfiori e tre lamponi. Nei supermercati Morrison altro razionamento: il limite è di massimo due pomodori, due cetrioli, due peperoni e due cespi di insalata. Sempre che gli scaffali non siano già vuoti, come testimoniano numerose foto sui social scattate a Londra e in altre città.
Schlein
Elly Schlein segretaria del Pd è un fatto enorme.
Perché?
Per le caratteristiche della persona. Per gli effetti che la sua elezione potrebbe avere sul Partito democratico. Per gli effetti che la sua elezione potrebbe avere sull’opposizione. Per gli effetti che la sua elezione potrebbe avere sul sistema dei partiti.
Cominciamo dalle caratteristiche della persona.
Giovanissima, non ha ancora 38 anni. Cittadina non solo italiana, ma anche americana: ha partecipato da attivista alle due campagne elettorali di Obama. Naturalizzata svizzera: è nata in un piccolo paese vicino a Lugano. Un nonno lituano, emigrato negli Stati Uniti. Un altro nonno magistrato italiano, prima socialista e poi berlusconiano. Diplomata col massimo dei voti, laureata in Giurisprudenza col massimo dei voti (tesi sui migranti). Ha sempre vinto le elezioni a cui ha partecipato. Europarlamentare, poi eletta alla Regione Emilia, adesso deputata del Pd, partito a cui s’è ri-iscritta lo scorso dicembre. Era uscita al tempo di Renzi e dell’abolizione dell’articolo 18 per mettersi con Pippo Civati, che oggi la definisce «una furba». Mezza ebrea, bisessuale, vive con una donna. Un’eroina del nostro tempo.
Non è un curriculum da cacicco del Partito democratico.
Appunto. Tutti la definiscono una “movimentista”. Si potrebbe forse anche dire: una sardina intelligente. Nell’ascesa al vertice del Pd è stata sostenuta da personaggi come Bersani, Zingaretti, Francesco Boccia, Dario Franceschini. Vecchie volpi di un partito fino a oggi dominato dai mandarini. Come si rapporterà – lei che appare così pulita – con questi mandarini? I vecchi volponi, in cambio del loro sostegno, vorranno qualcosa, e Schlein ha a che fare con delle tribù molto attente ai propri, per dir così, “sporchi interessi”. Inoltre: mezzo Partito democratico è costituito da ex democristiani. Come reagiranno questi ex democristiani alle cose che Schlein ha ribadito ancora domenica sera? Sanità pubblica, lotta al precariato, salario minimo, ritorno dell’articolo 18, difesa delle ong, accoglienza dei migranti, opposizione dura a Meloni, e insomma sinistra sinistra sinistra. Ma la sinistra sinistra sinistra ha l’1,5% dei consensi, se si guarda, per esempio, a Fratoianni. E gli entusiasti che l’hanno votata sono di massima fuori dal partito. Il partito, al primo turno delle primarie, dove potevano votare solo quelli con la tessera, ha fatto vincere Bonaccini. Dunque la nuova segretaria, a rigore, risulterebbe in minoranza tra gli iscritti. Strana situazione, che condita con il mal di pancia dei vecchi dc potrebbe portare alla scissione.
Cioè, ci si immagina che la parte moderata del Pd potrebbe uscire e fondare un altro partito.
Non è strano che domenica sera il più felice fosse Renzi. A destra hanno vinto i radicali della Meloni, a sinistra adesso hanno vinto i radicali del Pd. In teoria si apre al centro uno spazio enorme, occupabile da quei moderati liberali o simil-liberali che sono nello stesso tempo antifascisti e anticomunisti. Spezzoni che messi insieme potrebbero formare una specie di Democrazia cristiana acattolica, equidistante dai due estremi: i piddini di destra, Renzi e Calenda, la Moratti, la Bonino, persino, in teoria, Lupi, Toti e qualche pezzo di Forza Italia. L’odio di Berlusconi per la premier potrebbe indurlo a qualche mossa azzardata. Il governo andrebbe giù.
E Conte?
Le posizioni della nuova segretaria, che non s’è espressa però né sul debito (a naso, appartiene al partito della spesa) né con chiarezza sull’Ucraina, sono più vicine a quelle del Movimento 5 stelle. Un’alleanza tra i due pare più facile. Ma è illusorio credere che i voti dell’uno si sommino tali e quali a quelli dell’altro: in passato, la fusione di due forze politiche ha sempre dato, elettoralmente parlando, un risultato mediocre. È più probabile che Pd e M5s, se si presentassero insieme alle elezioni europee dell’anno prossimo, restino sempre intorno al 20%.
Migranti
Domenica sera, le notizie della vittoria di Elly Schlein si sono alternate a quelle tremende su una strage di migranti: un barcone di 180 persone, tra afghani, siriani, pakistani, iraniani, somali, salpato quattro giorni prima da Smirne, s’è spaccato in due a soli centocinquanta metri dal porto di Cutro, in provincia di Crotone. I più forti, soprattutto uomini, sono riusciti a raggiungere la costa. Altri sono stati buttati a mare dagli stessi scafisti. Ma in tanti non sapevano nuotare. Alcuni erano senza vestiti e sono stati uccisi dall’ipotermia. Al momento in cui scriviamo risultano 59 morti, tra cui dodici bambini e ventuno donne. La questione è: si tratta di una tragedia provocata dalla politica anti-ong del governo? Dal ministero si garantisce che le condizioni del mare, effettivamente tremende, hanno reso impossibile ogni intervento, anche se il barcone era stato individuato almeno ventiquattr’ore prima. Le parole di cordoglio della premier Meloni non sono bastate a soffocare le accuse.
Numeri
966.000 le richieste d’asilo presentate all’Unione europea durante il 2022. Le domande più numerose sono giunte da siriani, afghani, turchi, venezuelani e colombiani. Si tratta del 50% in più di richieste rispetto al 2021. E bisogna aggiungere quattro milioni di profughi ucraini.
Malati
Sven Goran Eriksson, 75 anni, in clinica per accertamenti (s’è dimesso da ds del Karlstad Fotboll)
Morti
Anthony Ciccone, 67 anni, fratello di Madonna • Maurizio Costanzo, 84, conduttore tv • Curzio Maltese, 64, giornalista • Mario Mulas, 85, fotografo • Nadja Tiller, 94, attrice austriaca • Lucia Zagaria, 85, moglie di Lino Banfi
Frase
«Un figlio gay mi dispiacerebbe. Sarebbe come se fosse milanista»
Ignazio La Russa, presidente del Senato