Corriere della Sera, 8 agosto 2024
Inghilterra, oltre 400 arresti per gli scontri
LONDRA Le prime pesanti condanne per aver partecipato alle violenze e divulgato informazioni false sui social non allentano il ritmo dei disordini e la tensione nel Regno Unito, dove per affrontare nuovi scontri, aggressioni e casi di vandalismo sono stati dispiegati 6.000 agenti in punti strategici in vista di nuovi disordini annunciati già per ieri notte. Governo, forze dell’ordine e magistratura presentano un fronte unito: «Chi vi ha preso parte non creda di farla franca, verrà punito», ha sottolineato il capo della polizia di Londra, Sir Mark Rowley, ripetendo ciò che, come un mantra, precisano da giorni il premier Keir Starmer e la ministra per gli Interni Yvette Cooper. Una posizione rispecchiata dalle severe sentenze emanate ieri: da 20 mesi a 3 anni di reclusione.
La speranza è che la velocità con la quale tre uomini hanno ieri cominciato a scontare le rispettive pene in carcere – a poco più di una settimana dalle prime proteste – agisca da deterrente, come ha sottolineato il giudice di Liverpool al quale è spettato il compito di arrivare alle prime condanne. Nonostante circa 430 arresti, sui social ieri continuavano a circolare notifiche di nuovi assembramenti e manifestazioni contro centri d’assistenza per immigrati, tra 30 a 100 a seconda delle piattaforme, e l’assetto in molte città del Regno Unito è da guerriglia. Saracinesche chiuse, vetrate e finestre rinforzate con pannelli di legno, strade vuote, attività per bambini e incontri di lavoro che, per limitare i rischi ai partecipanti, si svolgono online piuttosto che in presenza. Birmingham, dove vive una delle popolazioni più miste del Regno Unito, sembra «una città fantasma», con il quartiere dei gioiellieri deserto ieri già nel pomeriggio. In attesa dei preannunciati disordini, ieri sera in molti centri del Paese la gente si è riversata in strada per manifestare contro l’odio e il razzismo.
Qari Asim, presidente dell’associazione nazionale di moschee e imam, ha lanciato un appello alla calma. «È comprensibile che la comunità provi rabbia e paura e che molti giovani musulmani desiderino proteggere se stessi e le loro istituzioni; che nessuno, però, prenda la legge nelle proprie mani. È compito della polizia e di altre autorità proteggere individui e moschee». «L’estrema destra – ha aggiunto – vuole provocarci e aumentare le divisioni. Non dobbiamo dare loro ciò che desiderano». Se i disordini sono sorti il 29 luglio in seguito all’uccisione a Southport di tre bambine di sei, sette e nove anni e la diffusione sui social di informazioni false sulle generalità dell’assassino, identificato erroneamente come un profugo musulmano giunto in Gran Bretagna a bordo di un gommone – un post visionato in poco tempo 6,5 milioni di volte – alcune piattaforme hanno cominciato a vigilare in modo più severo sui loro contenuti. Telegram, ad esempio, ha rimosso una chat con 15.000 membri nata in seguito alle atrocità di Southport attraverso la quale erano stati diffusi incitamenti alla violenza.
Tra furgoni incendiati, scontri con la polizia e ostelli presi d’assalto, le tre giovanissime vittime di un attacco senza senso sono ieri brevemente tornate al centro dell’attenzione, con l’apertura dell’inchiesta sulle loro morti. Bebe, Alice e Elsie «erano piene di vita ed energia e lasciano un vuoto che le mie parole non possono adeguatamente descrivere», ha sottolineato la coroner Julie Goulding prima di aggiornare il procedimento per dare tempo alla giustizia di processare il presunto assassino, Axel Rudakubana, 18 anni ieri, nato a Cardiff da genitori del Ruanda.