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 2024  agosto 06 Martedì calendario

Nuove accuse di molestie Tolto l’accredito olimpico al tecnico Usa di Jacobs


inviata a parigi
Uscito da protagonista dai 100 metri supersonici, Marcell Jacobs si ritrova ad affrontare altre ombre, che non lo riguardano, ma lo avvolgono. Come purtroppo gli è già capitato. Il suo allenatore Rana Reider non potrà più stargli accanto in questi Giochi, almeno non nei campi ufficiali, perché non ha più l’accredito. E non è la prima volta che succede.
Già coinvolto in un caso di molestie sessuali poi chiuso, senza incriminazioni, con una sospensione per cattiva condotta, Reider, a 54 anni, affronta altre cause depositate in una corte americana, da tre donne diverse. Al momento non ci sono capi d’accusa, solo indagini preliminari di quelle che, almeno in questa fase, sono cause civili. Aperte nove mesi fa e sempre riguardanti il passato, molto prima che Jacobs scegliesse di andare ad allenarsi a Jacksonville, in Florida, dopo aver chiuso il legame tecnico con Paolo Camossi, durato una vita e arrivato all’apice con i due ori olimpici.
Il trasferimento negli Usa è stato un cambio di vita totale: via da Roma, lontano dalla mondanità e dalle distrazioni, concentrato solo sul campo. Scelta che ha pagato perché, dopo un periodo, difficile, Jacobs ha ritrovato la condizione per giocarsela dentro la finale più combattuta di sempre, unico europeo presente. Ora l’azzurro resta concentrato sulla staffetta: «Volevo dimostrare che nonostante le complicazioni che si possono incontrare nella vita bisogna saper cadere e rialzarsi ogni volta. L’ultima stagione è stata complessa, cambio di Paese e di guida. Ho sempre creduto in questo progetto». Nessun riferimento diretto al caso Reider, ma un’idea chiara sulla direzione presa. Naturale che, proprio nei giorni in cui l’azzurro vede un riscontro nel nuovo metodo, non abbia alcuna intenzione di considerare alternative anche perché le accuse sono sì datate ma appena emerse e ancora tutte da capire.
Problema pratico che prescinde gli sviluppi, fino a che ci sono procedimenti aperti è difficile che Reider possa ottenere accrediti per le prossime manifestazioni: per farlo serve appoggiarsi a una federazione, in questo caso a un comitato olimpico e quello con cui si è presentato qui, il Canada ha subito tagliato i rapporti:«Non eravamo a conoscenza dei fatti, sarebbe inappropriato continuare». Revocato il pass, restano le domande.
Reider non è sotto contratto con la federazione italiana che qui ha fornito accrediti, solo giornalieri, al fisioterapista selezionato dall’americano e dedicato soltanto a Jacobs, tema che in qualche modo dà, per lo meno, il contesto a uno dei capitoli nella deposizione di una delle tre donne. Lei dice che non poteva farsi «trattare da nessun altro che non fosse il coach o una persona di sua fiducia e che non poteva fare nessun tipo di esercizio in sua assenza». Sono le stesse regole date a Jacobs che, partito per la Florida con uomini suoi, se ne è tenuto soltanto uno. Più fastidioso pensare a «telecamere sempre accese» pure se, ancora nei racconti di Jacobs, l’uso massiccio della tecnologia è una costante, la revisione dei video anche. Se questo però riguarda anche le sessioni di massaggio, come sottintende la ragazza, non se ne vede il motivo. La seconda parla di «un linguaggio tossico con espliciti riferimenti sessuali». Il che, se confermato da testimoni, non avrebbe scuse. Così come intollerabili sarebbero «le palpate sul sedere». Tutto da comprendere oltre le frammentarie frasi che trapelano, tutto tranne l’approccio di Reider alla professione. Almeno in quel periodo.
Reider aveva perso l’accredito anche ai Mondiali di Eugene, nel 2022, allora per la prima causa, quella chiusa con la sua ammissione di «una relazione consensuale non consona al ruolo». Fatto di cui erano a conoscenza Fidal e Coni al momento della scelta di Jacobs, in settembre. Entrambi i presidenti seguono la stessa linea. Malagò è perplesso sulla tempistica: «Si poteva aspettare, tra tre giorni finiscono le gare. Comunque io non mi sostituisco a indagini in corso». Stefano Mei condivide il pensiero: «Sono garantista per natura quindi aspetto e in ogni caso non mi trovo nella posizione del Canada perché Reider non ha un contratto con noi, ma con lo sponsor di Jacobs. Sono decisioni sue e, a questo stadio, non mi intrometto. Qui ai Giochi ci ha fatto vedere di essere tornato che dal punto di vista tecnico ha preso una decisione valida».
L’avvocato di Reider parla di «accuse pretestuose e maliziose emerse durante i Giochi per spettacolarizzare il caso. A pagare sono gli atleti». Jacobs punta lo sguardo sulla 4x100: batteria domani e finale il giorno successivo. Senza Reider al seguito, se la sa cavare. —