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 2024  agosto 06 Martedì calendario

Intervista a Davide Casaleggio


«Non ho mai pensato che Conte fosse l’uomo giusto per il Movimento 5 stelle», dice Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto, il fondatore del M5s. Davide continua ad essere a capo della Casaleggio Associati e dell’Associazione Rousseau, ma si è separato dalla creatura politica nata dalla visione del padre dal 2021. Casaleggio è «dispiaciuto per l’evoluzione del M5s» e accusa Giuseppe Conte: «Ha collezionato un insuccesso dopo l’altro, dando la colpa prima a Luigi Di Maio, poi a Beppe Grillo. Adesso le scusanti sono finite. Il Movimento non ha più un obiettivo. È rimasta solo la gestione del potere, l’unica cosa di cui si discute sono le regole interne». Il rapporto con Beppe Grillo? «Lo sento di rado». Sul futuro dice: «Come il connubio tra Internet e la crisi ha creato i movimenti digitali e rivoluzionato l’economia, oggi l’intelligenza artificiale sta facendo lo stesso».
Il suo ultimo libro si intitola “Gli algoritmi del potere”. L’intelligenza artificiale può cambiare la politica?
«L’ha già cambiata, com’è successo con Internet all’inizio del Duemila. In Pakistan uno dei principali esponenti dell’opposizione è riuscito a condurre la campagna elettorale dal carcere, affidando i suoi discorsi a un avatar. E alla fine ha anche vinto. In India, Modi ha usato l’intelligenza artificiale per tradurre i suoi comizi in tutti i dialetti del Paese. Mentre in Argentina è stata usata per gestire la grafica delle campagne politiche. Tutti questi sistemi, che possono arrivare direttamente a milioni di persone, hanno una capacità di persuasione più forte degli umani. È il tema a cui dovremo dedicare attenzione e che passerà anche dall’informazione, con notizie sempre più difficilmente verificabili».
Si corre il rischio che l’intelligenza artificiale possa indirizzare il voto con le fake news?
«Avere degli avatar che replicano l’immagine delle persone crea uno spazio nuovo di difficoltà di verifica della notizia. Ma quando si parla di fake news si cerca sempre di attaccare i nuovi media, quando invece la più grande fake news degli ultimi anni è stata quella sulle armi di distruzione di massa dell’Iraq, che è stata promossa dai media tradizionali e ha causato centinaia di migliaia di morti inutili. Io stesso ho vissuto in prima persona la fake news su mio padre, calunniato di aver preso soldi dal Venezuela. Una bufala pazzesca, però ci sono ancora articoli che non sono stati rimossi, nonostante una condanna per diffamazione. Il tema delle fake news attraversa tutti i media».
Suo padre è stato un grande amico di Grillo, lei come vive lo scontro tra Grillo e Conte?
«Credo che soprattutto in questi ultimi tre anni si sono susseguiti insuccessi uno dopo l’altro. Su oltre mille consiglieri comunali eletti con il Movimento 5 stelle, solo in 156 sono stati rieletti. È il termometro dell’andamento del Movimento che ha perso 8 milioni di voti tra politiche ed europee. Vedo un parallelo con un famoso aneddoto di Richard Nixon, quando a Gerald Ford consiglia come agire in caso di problemi gravi. Nella prima lettera Nixon dice a Ford di dargli la colpa in quanto suo predecessore, e nella seconda di dare la colpa a un collaboratore di prestigio. Cosa che Conte ha fatto, prima accusando Luigi Di Maio e poi Beppe Grillo. Ora le scusanti sono esaurite. Nella terza e ultima lettera di Nixon, infatti, l’indicazione è “scrivi tre lettere"».
Perché il Movimento non intercetta più il consenso degli elettori?
«I pilastri sono venuti meno, penso alla battaglia contro il finanziamento pubblico ai partiti, nel 2013 rinunciammo a 42 milioni di euro».
Conte è ancora l’uomo giusto per guidare il M5s?
«Io non l’ho mai pensato».
Come dovrebbe evolvere il Movimento?
«Penso sia necessario avere un obiettivo che vada oltre la sopravvivenza, oggi questo obiettivo non esiste, l’unica cosa di cui si discute sono le regole interne per far contento qualcuno. Ma non è mai stato questo l’obiettivo del Movimento 5 stelle che abbiamo creato».
Lo considera un esperimento politico fallito?
«Se è rimasta solo la gestione del potere non è più utile».
La democrazia diretta ha ancora un senso?
«Il tema della partecipazione dei cittadini è il fondamento della democrazia. Il M5s ha permesso di eleggere persone sconosciute ai media e anche a noi. Abbiamo creato una piattaforma che ha permesso a tutti i cittadini di accedere alla politica senza dover inchinarsi alle pratiche dei partiti. Così si è dimostrato che era possibile vincere le elezioni senza il finanziamento pubblico».
Eppure anche altri esperimenti di democrazia dal basso sono politicamente morti, Podemos e i pirati tedeschi, per fare due nomi.
«Oggi tanti movimenti usano la tecnologia e ci sono strumenti nuovi che permettono ai cittadini di avvicinarsi alla politica. A Taiwan bastano 5 mila firme per richiedere la risposta di un ministro, è il question time dei cittadini. È fattibile anche in Italia? Penso di sì. Restando a Taiwan, il movimento dei girasoli è riuscito ad esprimere un ministro che ha hackerato la politica dall’interno, creando spazi di partecipazione per la cittadinanza».
Lo sente ancora Beppe Grillo?
«Di rado, ogni tanto ci sentiamo».
È deluso da lui?
«Sono dispiaciuto per l’evoluzione che ha avuto il Movimento 5 stelle: l’obiettivo finale del progetto non deve essere il progetto stesso». —