La Stampa, 6 agosto 2024
Bianchi inglesi in rivolta contro gli immigrati Così è stato creato l’odio
Un assalto e tentativi di incendio in un hotel che accoglie richiedenti asilo a Rotherham. Una donna vittima di un attacco con l’acido a Middlesborough. Attacchi a esercizi commerciali gestiti da musulmani britannici a Belfast. Queste sono alcune delle immagini che stanno sconvolgendo il Regno Unito, dopo l’omicidio di tre bambine e il ferimento di oltre dieci persone a Southport, lunedì 5 agosto.
La disinformazione online e odiose retoriche hanno alimentato le false notizie che il sospettato, Alex Rudakubana fosse musulmano e arrivato recentemente nel Regno Unito, quando è invece nato in Galles da genitori ruandesi.
Gli omicidi sono stati presentati come la scintilla delle violenze contro musulmani e persone non bianche nel Regno Unito di questi giorni, ma le radici storiche di questi attacchi dell’estrema destra, intrisi di suprematismo bianco, più e meno recenti, sono profonde.
Dagli attacchi alle comunità nere del 1919 di Cardiff e Manchester fino a oggi, vi è un filo conduttore, negli assalti contro le persone non bianche nel Regno Unito, che arriva fino a quello che stiamo vedendo oggi, una manifestazione vivida che fa seguito ad anni di retorica d’ odio.
Il risultato elettorale del 4 luglio ha visto la sconfitta dei Tories dopo quasi quindici anni al potere, ma anche il successo di Reform Uk, il partito guidato da Nigel Farage che ha eletto cinque parlamentari, un numero notevole considerando il sistema elettorale britannico, oltre al ritorno al governo del Labour, all’opposizione dal 2010. Tuttavia, una retorica ostile alla migrazione resta centrale all’interno della conversazione politica, a dispetto del cambio di governo.
Uno dei motti visti nelle violenze di questi giorni è stato «Stop the Boats», fermate le barche, un motto usato da Rishi Sunak per rappresentare la retorica di una lotta senza quartiere contro gli sbarchi.
A dispetto della cancellazione del piano di deportazioni in Rwanda, la campagna elettorale del partito di Keir Starmer ha comunque visto una narrativa che vuole una approccio duro rispetto ai flussi migratori e l’intento di usare i poteri dell’antiterrorismo contro i trafficanti di esseri umani.
La retorica ostile contro la migrazione si salda poi perfettamente con l’islamofobia, diffusasi a macchia d’ olio negli ultimi anni in un modo assolutamente generalista, ben oltre i confini dell’estrema destra.
Quando, a un evento elettorale del The Sun, Keir Starmer aveva preso i cittadini del Bangladesh come esempio di persone che non vengono rimpatriate, aveva ricevuto critiche, di fronte al fatto che i dati dell’Home Office (il ministero dell’ Interno) indicano chiaramente che le richieste d’ asilo e gli arrivi nel Regno Unito dei cittadini del Bangladesh non sono così numericamente significative. Tuttavia, il fatto che il leader di un partito visto come progressista abbia detto qualcosa del genere è indicativo della normalizzazione del linguaggio d’ odio.
Le responsabilità per il quadro attuale sono molteplici, a partire dal ruolo di tabloid come il Sun e il Daily Mail e dello spazio che hanno dato a voci e narrative razziste, ma anche quello dei media generalisti e lo spazio che hanno dato a una figura come Farage, il cui messaggio non è per nulla cambiato negli anni.
Farage ha infatti suggerito paralleli tra gli attacchi nel segno del terrore di questi giorni e le proteste di Black Lives Matter, oltre a suggerire che avere chiarezza sul sospettato avrebbe a suo dire evitato le rivolte, ancora una volta giustificando da parte sua la saldatura tra islamofobia e razzismo.
Vi è certamente il ruolo del social media X, che ha riattivato account di gruppi di estrema destra nel Regno Unito che erano stati bannati, creando una ampia rete di disinformazione, con un commento dello stesso Elon Musk riferito alla situazione attuale e all’approcciarsi di una “guerra civile” nel Paese.
L’onda lunga della Brexit e della narrativa della campagna Leave ha un altro ruolo centrale; anche se quell’esito referendario non ebbe un sostegno unicamente da parte dell’estrema destra, figure come Nigel Farage si trovavano comunque al suo centro, concentrandosi sulla difesa dei confini, un rischio di invasione e la nostalgia di una grandezza coloniale, un altro elemento in queste narrative.
Il colonialismo britannico non era certo unico nel suo genere, ma la sua estensione rappresentava l’epitome della concezione del suprematismo bianco su scala globale e l’assoggettamento di popolazioni asiatiche e africane.
Lo stesso concetto di razzismo trova le sue radici nel Codice Schiavistico britannico delle Barbados del 1661, che indicava come gli africani schiavizzati potevano essere trattati come proprietà.
I flussi migratori odierni trovano una buona parte delle loro origini esattamente in quelle storie coloniali e la disumanizzazione e narrative razziste restano centrali oggi come nel passato.
Queste narrative hanno trovato poi ulteriori rappresentanti in voci non bianche, come le ministre Priti Patel, Suella Braverman, James Cleverly e l’ex premier Rishi Sunak, sdoganandole ulteriormente.
Gli attacchi di questi giorni, che non sembrano vedere fine, hanno radici profonde nella Storia del Regno Unito, ma restano parte della grammatica comune dell’estrema destra e della destra internazionale, parlamentare e non solo, in parole d’ ordine come “sostituzione etnica”, “lotta all’invasione” e il terrore che queste causano nelle persone non bianche e musulmane, quando queste narrative germogliano e l’azione segue le parole. —