Corriere della Sera, 7 agosto 2024
Mr. Robinson Post e fake news
LONDRA Violenza, paura e uno dei principali istigatori che, grazie a una rete di finanziamenti internazionali, sparge odio attraverso i social contro islam e minoranze dalla piscina di un lussuoso albergo di Cipro. Entrano nella seconda settimana i disordini che si sono abbattuti sul Regno Unito dall’uccisione, il 29 luglio a Southport, di tre bimbe di 6, 7 e 9 anni iscritte a un corso di danza e yoga ispirato dalle canzoni di Taylor Swift. Per il primo ministro Keir Starmer, a Downing Street da appena un mese, si apre nella crisi un nuovo fronte, non fisico ma online, che lo vede schierato contro Elon Musk e la disinformazione che viaggia su Internet.
«La guerra civile è inevitabile», ha scritto Musk su X prima di dare evidenza ai post di Tommy Robinson, noto estremista di destra, agitatore che aveva amplificato sui social la notizia falsa che l’attentatore di Southport fosse un profugo musulmano appena giunto in Gran Bretagna su un gommone. Nel 2018, era stato bandito a tempo indeterminato da Twitter per incitamento all’odio. Musk non solo lo ha riammesso: lo promuove, abbracciando tesi che vanno dalla necessità che l’Inghilterra torni a essere un Paese di bianchi cristiani alle accuse contro il governo e le forze dell’ordine di avere due misure, una permissiva con le minoranze e una dura contro i bianchi che protestano. Ecco, allora, il soprannome affibbiato da Musk al premier britannico nelle ultime ore: «Two-tier (due livelli, ndr) Starmer».
Dopo aver ribadito che non permetterà che la comunità musulmana venga attaccata, il primo ministro ha chiesto alla sua squadra di non rispondere al proprietario di X e di concentrare gli sforzi, oltre che sulla rapida cattura e incriminazione di tutti coloro che stanno partecipando ai disordini, su regole più efficaci contro le «fake news».
Contro i musulmani
Sull’agitatore pende un mandato di arresto. Ma lui sparge odio social da un hotel di Cipro
Nei confronti di Robinson è stato emesso un mandato di arresto per aver saltato un’udienza in tribunale, proprio il 29 luglio, relativa a un documentario su un profugo siriano mostrato due giorni prima dell’orrore di Southport durante una manifestazione a Trafalgar Square in cui Robinson aveva adunato 30.000 seguaci. Per ora, però, quest’uomo di 41 anni dalle mille identità continua a farla franca. Nato Stephen Christopher Yaxley-Lennon a Luton nel 1982, utilizza regolarmente altri nomi, come Andrew McMaster, Paul Harris, Wayne King, Stephen Lennon e Tommy Robinson, quest’ultimo preso in prestito da un hooligan della sua squadra di calcio, la Luton Town FC.
In Gran Bretagna è stato in prigione quattro volte tra il 2005 e il 2019. Nel 2021 ha dichiarato la bancarotta per evitare di risarcire il ragazzino sul quale ha realizzato il documentario conteso («Silenced» il titolo), eppure ha i mezzi per permettersi una vita agiata: questo perché si vende come un paladino dei diritti dei bianchi, riuscendo a incassare donazioni non tanto da singoli individui in Gran Bretagna, quanto da organizzazioni e fondazioni all’estero. La Australian Liberty Alliance, il Gatestone Institute di New York (fondato da Robert Mercer, che è stato un donatore importante per Donald Trump e per la campagna pro-Brexit), il David Horowitz Freedom Center, in California hanno tutti contribuito negli ultimi anni a rimpinguare le casse di Robinson. Nel 2004 aveva fatto parte del British National Party, nel 2012 era stato vice presidente del British Freedom Party e aveva fondato e diretto l’English Defence League, organizzazione di estrema destra, nel 2018 era stato scelto come consulente da Ukip, l’ex partito di Nigel Farage, una mossa che aveva «disgustato» lo stesso Farage. Negli ultimi anni Robinson è diventato un agente libero. Lotta da solo nascondendosi dietro i tasti del cellulare o del computer, incoraggiando chi la pensa come lui a fare altrettanto, su Twitter e Facebook ma anche Telegram, Bitchute, Parler, Gab: l’ecosistema dell’informazione alternativa che, stando agli esperti, è terreno fertile per ideologie estremiste.