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 2024  agosto 07 Mercoledì calendario

Biografia di Tim Walz


Philadelphia Nel 2006, Tim Walz insegnava storia e geografia e allenava una squadra di football delle superiori in Minnesota quando corse per il Congresso: è stato deputato per 12 anni di un’area rurale che propende per i repubblicani, ora è al secondo mandato come governatore dello Stato. Entrò nella Guardia nazionale a 17 anni: ha prestato servizio sia in patria che all’estero per 24 anni. Ne aveva 19 quando suo padre morì di cancro e la famiglia andò avanti grazie agli assegni dell’assistenza sociale. 
Ha insegnato in Cina e parla la lingua. Possiede fucili per la caccia, ma è a favore delle regolamentazioni sulle armi. Ha due figli con Gwen, conosciuta quando insegnavano nel natio Nebraska: la ventenne Hope («speranza» perché nata grazie alla fecondazione in vitro e trattamenti di fertilità) e Gus, che fa le superiori. 
Walz ha l’aspetto e il linguaggio di quell’elettorato bianco che i democratici hanno perso negli Stati in bilico. E ha l’autenticità e la genuinità che a volte mancano a Harris, almeno nella percezione che ne hanno gli elettori. Sa usare un linguaggio immediato: se Biden parla di «minaccia alla democrazia», Walz ha coniato la frase «weird» per definire Trump e il suo vice J.D. Vance (la usava da anni ma è diventata ora un tormentone). «Che gente strana: vogliono bandire i libri, entrare nella vostra stanza d’ospedale. Sono terribili in politica estera, per l’ambiente, non hanno un piano per la sanità eppure continuano a parlare della classe media…». 
Le accuse 
È stato criticato per la gestione delle rivolte dopo la morte di Floyd: non volle usare la forza 
Walz, però, è una scelta debole secondo alcuni: un sessantenne, coetaneo di Harris, che dimostra dieci anni di più. E benché sembra aver influito la volontà di Harris di non inimicarsi la sinistra del partito democratico che preferiva lui ad altri candidati, anche Walz è comunque attaccabile. Harris viene descritta dai repubblicani come una pericolosa estremista di sinistra: ora definiscono l’accoppiata con Walz la prova che ha ceduto ai «radicali» del partito. 
Walz dice che l’etichetta «progressista» gli sta bene: ha garantito pasti gratis ai bambini nelle scuole, il diritto all’aborto nel suo Stato, ampliato le ferie pagate dei lavoratori. Ha anche legalizzato la marijuana a scopo ricreativo, ampliato le tutele per la comunità Lgbtq, permesso l’accesso gratis all’università per le fasce più povere. «Certo, sono un mostro: bambini con la pancia piena così possono imparare, donne che prendono decisioni sulla loro salute». 
Il 7 ottobre, Walz ordinò che le bandiere in Minnesota venissero calate a mezz’asta e criticò chi esitava a condannare il massacro in Israele: «Non è una discussione geopolitica, è omicidio». Ha dichiarato che bisogna prestare ascolto agli studenti ebrei che si sentono minacciati nei campus: «Il dissenso è una cosa, l’intimidazione un’altra». Allo stesso tempo, ha mostrato tolleranza nei confronti di chi vuole ridurre l’appoggio americano per la guerra contro Hamas a Gaza. Quando il 18% degli elettori del Minnesota, nelle primarie, ha votato «uncommitted» (per protesta contro Biden su Israele), Walz ha affermato: «Dobbiamo riportare all’ovile queste persone, ascoltarle, prenderle sul serio. Il loro messaggio è chiaro: dicono che la situazione è intollerabile e possiamo fare di più». Ora viene accusato dalla Republican Jewish Coalition di avere simpatizzato troppo con Ilhan Omar, deputata di origine somala del suo Stato. 
Ma soprattutto, viene attaccato perché nell’estate 2020 dopo l’assassinio dell’afroamericano George Floyd da parte della polizia, quando le proteste si trasformarono in rivolte che danneggiarono e saccheggiarono 200 negozi di Minneapolis, il governatore esitò nell’uso della forza. «Permise alla folla di bruciare una stazione di polizia nel centro di Minneapolis», ha scritto Matt Walsh del sito The Daily Wire . «Quello che il mondo ha visto dopo l’omicidio di George Floyd è il dolore viscerale della comunità che cerca di capire come andare avanti», disse allora Walz, ma poi riconobbe che c’era stato «un terribile fallimento» della Guardia nazionale.