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 2024  agosto 06 Martedì calendario

Intervista a Thomas Ceccon

PARIGI Come si sente un oro olimpico? Euforico, al settimo cielo, orgoglioso? Stanco. Thomas Ceccon, campione nei 100 dorso, lo aveva già fatto capire al mondo con la foto del suo pisolino sul prato del Villaggio olimpico, diventata una sorta di denuncia involontaria ai disagi organizzativi di Parigi 2024.
Thomas, ci racconta? Il pisolino più famoso del mondo il suo.
«Mi pare un filo esagerato, sembra che abbia fatto chissà cosa. Comunque è andata così: dopo la staffetta 4x100 misti avevo finito le gare, sono andato a farmi un giro. A me piace stare da solo, avevo bisogno di stare distante dai miei compagni, non per rabbia, ma desideravo isolarmi».
Era arrabbiato perché la staffetta non si era qualificata per la finale?
«Incazzato, inutile nasconderlo. Infatti non l’ho nascosto e sono andato per i fatti miei. Ma siccome ero stanco perché non sono mai riuscito a dormire bene al Villaggio, a metà pomeriggio, mi sono steso lì».
Il sonno è stato davvero un problema?
«Non ha aiutato, se avessi dormito il giusto alcune gare sarebbero cambiate. Il cibo, ok, si sa che ci si deve adattare, ma il sonno è fondamentale. Io a casa dormo sempre al pomeriggio, qui non ci sono mai riuscito per via del caldo e questo mi ha penalizzato molto. Anche i letti non erano comodissimi. Non tutti gli avversari erano nelle stesse condizioni perché moltissimi hanno scelto l’hotel: Popovici, i francesi, i coreani».
Ci sarebbe voluto andare anche lei?
«Non l’ho chiesto, ma lo avrei fatto volentieri. Forse gli atleti delle altre nazioni sono molti meno di noi ed è difficile portarci tutti. Non funziona che io dico “vado” e me lo fanno fare. Vi immaginate? “Ceccon va in hotel”. Non è così semplice».
Michael Phelps, seduto sulla sua stessa poltrona di Casa Omega (lo sponsor che avete in comune), ha appena detto che lui è sempre stato al Villaggio, che è il bello dell’Olimpiade e si portava due ventilatori in camera contro il caldo.
«Può essere, anche se non penso che Phelps non avesse l’aria condizionata, non credo che una persona di quel calibro abbia mai avuto problemi».
Cos’è successo dopo la vittoria dei 100 dorso? Aveva detto che avrebbe fatto finta di non aver vinto niente. Però è arrivato comunque scarico alle gare successive.
«Penso sia normalissimo, l’ha detto anche Paltrinieri: dopo che vinci vai su e giù con le emozioni. Anche il corpo lo sente: ti dà una scarica di adrenalina e appena spegni l’interruttore cali molto».
Invidia a Greg la capacità di restare sul pezzo?
«Invidio no, lo ammiro. Si può imparare tanto da lui».
Ora sono
soprattutto
stanco
Ma zero rimpianti
Volevo vincere,
ci sono riuscito e tutto il resto per me non esiste: forse qualcosa poteva andare meglio,
ma era tutto
un di più
Torna a casa con dei rimpianti?
«Zero rimpianti, ero venuto qui con l’obiettivo di vincere, ci sono riuscito e tutto il resto per me non esiste: forse qualcosa poteva andare meglio, ma era tutto un di più».
E si torna alla staffetta.
«Sì, forse la medaglia sarebbe stata difficile, ma potevamo essere lì a lottare, ed è quello il bello. Io ho detto ai miei compagni quella mattina, “ragazzi sono sveglio dalle sei, faccio fatica”. Ma eravamo tutti svogliati, in genere facciamo molto gruppo e questa volta è mancato arrivare lì e dire “divertiamoci”. Perché? Sempre per lo stesso motivo, è difficile mantenere la concentrazione. Ma questa staffetta aveva già sbagliato nel 2019 e al Mondiale 2023: non impariamo mai dalle volte precedenti, succede troppo spesso».
Marchand prima di vincere il quarto oro non ha neanche salutato i genitori. Voi non vi siete sottratti a qualche impegno istituzionale. Dobbiamo imparare a restare nella bolla?
«Certo, si può migliorare. Io ho avuto solo il pranzo con il presidente del Consiglio, dopo i 200 dorso, avevo un paio di giorni di riposo, e non mi ha stancato. Ma in generale più uno sta concentrato meglio è».
Ha visto la finale dei 100 di Jacobs?
«Pazzesca, tutti in 12 centesimi, si meritava la medaglia».
Per anni questo oro è stata la sua ossessione. Ora che l’ha raggiunto le capita quello che è successo a Paltrinieri nel 2016, cioè di non essere felice? Lei se lo sta godendo?
«Difficile anche questo. Quello che fa andare avanti noi atleti è il desiderio di raggiungere qualcosa, dopo che l’hai fatto dici: beh, e ora? Devi subito trovare qualcos’altro».
Per trovare motivazioni può aiutarla l’esperienza all’estero?
«Sì, l’anno prossimo andrò in Australia ad allenarmi per un periodo, da solo. Un po’ più di 2-3 mesi, non ho deciso».
Il suo allenatore Alberto Burlina dice che potrebbe anche provare i 200 misti, perché voi non siete i tipi che fate sempre la stessa cosa.
«Sì, lui è molto bravo a perseguire la polivalenza. I 200 misti li farò in vasca corta, in lunga vediamo, spesso il programma non consente di conciliare. Forse potrei fare l’accoppiata 100 e 200 dorso. I 100 stile? Se non fai 46’’ arrivi secondo. Vedremo, adesso voglio solo tornare a casa, stare un po’ con i miei».
Con la staffetta abbiamo sbagliato
di nuovo
Dovevamo stare più concentrati
Servono sempre nuove motivazioniL’anno prossimo vado ad allenarmi
in Australia
per 2-3 mesi
È pronto al bagno di folla che la attenderà?
«No, e ho un po’ paura».