Corriere della Sera, 6 agosto 2024
Il sesso in Mostra
Venezia senza veli si confronta col potere del sesso e tutto quello che mette in campo: l’istinto, la vergogna, la brama, le pulsioni inconfessabili. Alla Mostra del cinema arrivano film (tutti in gara) sui desideri nascosti quanto grandi: quelli di tutti.
«Sì, uno dei temi ricorrenti è il ritorno all’erotismo, dopo anni di perbenismo che l’aveva bandito», dice il direttore artistico Alberto Barbera. Ma siamo molto al di là del triangolo erotico di Sesso e volentieri, il film di Dino Risi (1982). Sono storie che non si pongono limiti. Anzitutto perché si sconfina nel racconto della pornografia degli anni 80-90, attraverso uno dei suoi protagonisti più controversi, il manager Riccardo Schicchi. Morto nel 2012, lanciò Ilona Staller (nel film è Lidja Kordic), Moana Pozzi (Denise Capezza) ed Eva Henger (Tesa Litvan), che divenne sua moglie. Ragazze della porta accanto che grazie ai papà dei dvd, i vhs, divennero dive nel mondo dell’eros entrando nelle case degli italiani.
In concorso ecco dunque Diva Futura (era il nome della società di Schicchi) di Giulia Louise Steigerwalt, di cui sono protagonisti Pietro Castellitto i cui occhi cerchiati ricordano quelli del porno impresario, e soprattutto la sua segretaria Debora Attanasio, col volto di Barbara Ronchi, il film ha il suo sguardo. «Il mio secondo film al Lido, racconta un sogno, quello di rivoluzionare il mondo dell’erotismo in un Paese che fino a quel momento lo aveva vissuto solo con tabù e censure. Il desiderio di liberare l’immaginario erotico fu però tradito dall’aver contribuito a creare un’immagine distorta della sessualità femminile, in cui la violenza e la mercificazione del corpo hanno preso il sopravvento».
Curioso che il mondo della pornografia venga raccontato per la seconda volta consecutiva da una donna, dopo Supersex, la serie con Alessandro Borghi sulle gesta di Rocco Siffredi, ideata e scritta da Francesca Manieri e di cui è co-regista Francesca Mazzoleni. «Ciò significa – dice Barbera – che è venuto meno un tabù, adesso sappiamo che le donne consumano pornografia come gli uomini, ma il loro sguardo è diverso, è esente da remore moralistiche e pregiudizi ideologici. È un segnale positivo di autocensure che limitavano le possibilità espressive degli autori».
Poi c’è Luca Guadagnino col suo immaginario omosessuale in Queer, dal romanzo di William S.Burroughs che da sempre avrebbe voluto portare sullo schermo. Daniel Craig si spoglia della virilità di 007 e accetta di mettersi in gioco in un ruolo inconsueto.
Il direttore Barbera
Uno dei temi del festival è il ritorno all’erotismo, dopo anni di perbenismo che l’aveva bandito
Siamo nel 1940, un americano gay e eroinomane espatriato a Città del Messico passa le sue giornate in solitudine, se si escludono le poche relazioni con gli altri membri della comunità americana. L’incontro con Eugene Allerton (Drew Starkey), giovane studente appena arrivato in città, lo illude per la prima volta della possibilità di stabilire finalmente una connessione intima con qualcuno.
Brividi caldi con Nicole Kidman, non nuova a queste incursioni. In Babygirl è una potente donna d’affari pronta a rischiare tutto pur di vivere fino in fondo la sua passione e la sua relazione segreta con un giovane assistente. E altro giro altra donna, la regista olandese Halina Reijn che dice: «Tutti noi abbiamo una piccola scatola nera piena di fantasie e tabù che vorremmo non condividere mai con nessuno. Sono affascinata dalla dualità della natura umana e nel film cerco di far luce, senza giudizio, sulle forze opposte che compongono le nostre personalità. Per me, il femminismo è la libertà di esplorare la vulnerabilità, l’amore, la vergogna, la rabbia e la bestia interiore di una donna».
Nicole Kidman a metà della sua vita non si trincera dietro eroine positive costruite con l’argilla. «Invecchiare – spiega la regista – significa affrontare l’infinità di tutto. Si arriva a un punto che non possiamo più nasconderci e dobbiamo confrontarci con i nostri demoni interiori. Più sopprimiamo la nostra ombra, più il nostro comportamento può diventare pericoloso e dirompente. La relazione al centro del film permette di esplorare la loro confusione riguardo al potere, al genere, all’età, alla gerarchia e all’istinto primordiale».
E poi ancora Kjaerlighet – Love del norvegese Dag Johan Haugerud, che chiude la trilogia sui comportamenti sessuali deviati. Marianne è un medico sulla quarantina che non vuole una relazione stabile, incontra un infermiere aperto e libertino che condivide con lei una visione libera delle relazioni sentimentali e sessuali. Incontri brevi, non impegnativi.
La grande abbuffata della «scandalosa» Venezia si conclude con Disclaimer, la serie (naturalmente fuori gara) di Alfonso Cuarón con un trio di superstar, Cate Blanchett è la giornalista sposata a Sacha Baron Cohen. Cate indaga sulle malefatte e le trasgressioni degli altri si rende conto di essere la protagonista di una storia di un autore sconosciuto, Kevin Kline, che mette a nudo i suoi segreti più oscuri.