Corriere della Sera, 6 agosto 2024
A Wall Street la bolla si sta sgonfiando. I listini ora temono l’effetto domino. Dal calo dei titoli tech rischi per le banche americane
Rischiamo, anche se in misura più ridotta, una crisi simile a quella del 1987 con un crollo pesante di Wall Street ma con effetti sostanzialmente confinati ai mercati finanziari, o qualcosa di più simile allo tsunami del 2008 che investì anche il sistema bancario americano con conseguenze sul credito e l’innesco di una recessione planetaria?
Lunedì, dopo il panico iniziale in America (Nasdaq che aveva aperto a meno 6%) alimentato anche dalle notizie impressionanti provenienti dall’Estremo Oriente (la chiusura della Borsa di Tokio a meno 12%, il peggior crollo degli ultimi 43 anni), è arrivato un parziale recupero e sono subentrate analisi meno allarmate: i rischi di una nuova recessione ci sono (attenuati dalle previsioni di una crescita della domanda nei servizi) e la Fed è accusata di aver aspettato troppo a contrastarli. Ora Austan Goolsbee, presidente della Federal Reserve di Chicago, promette che l’Istituto correrà ai ripari mentre gli economisti di Goldman Sachs prevedono tre tagli dei tassi dello 0,25% nelle tre riunioni della Fed rimaste da qui a fine anno (settembre, novembre e dicembre). Ma c’è anche chi scommette su un (improbabile) intervento d’emergenza già la prossima settimana o su un taglio di mezzo punto a settembre.
Quanto ai rischi di instabilità che potrebbero trasmettersi al sistema bancario e all’economia reale, gli analisti pensano più a una crisi confinata a Borse che anche in questo 2024 hanno continuato a registrare forti crescite (l’indice S&P guadagna ancora molto rispetto all’inizio dell’anno visto che al picco del 16 luglio scorso era arrivato a +19%), rispetto a un contagio creditizio. Che non può essere escluso, viste anche le perdite “occulte” di alcune banche molto esposte con un settore immobiliare commerciale in forte crisi. Ma le autorità bancarie garantiscono che, grazie alle riforme varate dopo la crisi del 2008, il sistema bancario Usa oggi ha basi più solide.
Colpisce un dato: tra rischi di recessione, bolla dei titoli tecnologici, tassi d’interesse rimasti troppo a lungo al livello più alto dell’ultimo ventennio e possibili problemi bancari, sul panico dei mercati non sembrano incidere significativamente i conflitti, dall’Ucraina a Gaza, al rischio di un’escalation in tutto il Medio Oriente. Né la corsa elettorale americana.
Le previsioni
Goldman Sachs prevede tre tagli consecutivi dei tassi quest’anno
Semmai è la politica che deve adeguare i suoi messaggi alle mutate condizioni economiche. Kamala Harris dovrà correggere la rotta rispetto ai toni trionfali di Joe Biden che vantava i successi della sua Bidenomics con la disoccupazione ai minimi e l’economia ancora in forte crescita. Quanto a Donald Trump, come al solito è stato prontissimo a cogliere la palla al balzo coi suoi toni estremi: «Due leader incompetenti ci stanno trascinando verso la Terza guerra mondiale mentre la Borsa crolla». Solita faccia tosta: fino a ieri Trump sosteneva che la Borsa continuava a crescere perché i mercati erano convinti del suo ritorno alla Casa Bianca.
Sulla caduta dei mercati della scorsa settimana e su quella di ieri pesano soprattutto, come detto, i timori di recessione e lo scoppio di una bolla borsistica. Quando, ormai, anche molti economisti che aveva previsto per due anni un’imminente recessione avevano optato per un più ottimistico scenario di soft landing (atterraggio morbido), ecco l’improvviso indebolimento dei dati sull’occupazione (i senza lavoro saliti al 4,3% a luglio, dato peggiore degli ultimi tre anni) a far riemergere i vecchi timori.
Ai quali si è sommato il nervosismo per le quotazioni di Borsa giudicate da molti troppo elevate, soprattutto per i titoli tecnologici.
Per troppo tempo gli investitori hanno pensato che le Magnifiche Sette della Borsa Usa (Apple, Nvidia, Meta-Facebook, Alphabet-Google, Microsoft, Amazon e Tesla) fossero immuni dalla forza di gravità finanziaria. I titoli hanno continuato a salire anche quando è apparso evidente lo squilibrio tra gli enormi investimenti di tutti i gruppi per non restare indietro nella battaglia per la leadership nell’intelligenza artificiale e la perdurante assenza di un business model adeguatamente redditizio. Ora l’inevitabile correzione. Mentre Warren Buffett dimezza il suo investimento in Apple.