3 gennaio 2022
Oggi 354 - Quirinale
È arrivato il momento di spiegare come si elegge, in Italia, il presidente della Repubblica.
Lo eleggono, in seduta plenaria, i parlamentari, cioè i deputati e i senatori, a cui si aggiungono i delegati regionali, tre per ogni Regione, e uno per la Val d’Aosta. Cinquantotto in tutto.
Quando si comincia?
Tra pochi giorni. Si ipotizza, come data della prima votazione, il 25 gennaio. Bisogna che prima il presidente della Camera – che sarà anche il presidente dell’assemblea plenaria chiamata al voto (sarà lui a leggere ad alta voce i nomi scritti su ogni scheda) – convochi deputati e senatori e comunichi ai consigli regionali la data di inizio dei lavori. Ricevuta questa comunicazione, i consigli regionali si riuniranno per scegliere, ciascuno, i tre delegati. I delegati sono sempre stati membri eletti dei consigli, cioè deputati regionali, ma in teoria potrebbero anche essere cittadini qualunque. Nel 2013, nell’elezione che poi prorogò di un biennio la presidenza Napolitano, Matteo Renzi, che non sedeva nel parlamento toscano ma era sindaco di Firenze, chiese di essere inserito fra i tre delegati. Dai dem di Roma arrivò un “no” grande come una casa. Dei tre delegati, infine, almeno uno deve essere espresso dall’opposizione.
Perché sento parlare di “prima votazione” e “quarta votazione”?
La Costituzione (articolo 83, terzo comma) stabilisce che nel corso delle prime tre votazioni si debba essere eletti con almeno i due terzi «dell’assemblea», cioè due terzi degli aventi diritto al voto, e non dei semplici votanti. Quindi, se uno esce dall’aula, non si abbassa il quorum, si rende solo più difficile l’elezione. Dal quarto scrutinio in poi basterà la maggioranza assoluta (50%+1), ma sempre degli aventi diritto al voto. Al quarto scrutinio, diventando l’elezione meno difficile, potremmo vedere lo sfruttamento della regola, se le chances di Berlusconi dovessero sembrare troppo alte. Allora i dem e gli altri gruppi della sinistra uscirebbero dall’aula per impedire che, nel segreto dell’urna, qualcuno tradisse le indicazioni del partito e votasse per l’uomo di Arcore. Si dice, e speriamo che non sia vero, che Berlusconi abbia promesso soldi a tutti.
Draghi?
Secondo Bruno Vespa, o sarà eletto al primo turno o non sarà eletto più.