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 2021  novembre 22 Lunedì calendario

Oggi 349 - Pantani

Per la terza volta, la magistratura ha aperto un’inchiesta sulla morte di Pantani, il grande campione di ciclismo trovato cadavere il 14 febbraio 2004 a Rimini, nel bilocale del residence Le Rose.

Che cosa c’è di nuovo?

Ci sarebbero delle dichiarazioni di un pusher, quello che riforniva Pantani di cocaina. Si chiama Fabio Miradossa e l’anno scorso ha detto alla Commissione parlamentare Antimafia che, per quanto ne sa lui, Pantani è stato ucciso.

È bastata questa dichiarazione per ricominciare?

C’è anche un dossier di 56 pagine, consegnanto alla Commissione Antimafia dall’ex generale di brigata della Guardia di Finanza Umberto Rapetto il 16 aprile 2019. Rapetto ha lavorato su incarico della famiglia. Nel dossier si chiede una nuova inchiesta. In audizione Rapetto ha sostenuto che, dalle analisi effettuate sulla repertazione e i filmati, qualcuno era presente nella stanza al momento della morte (al contrario di quanto affermato da tutte le inchieste) e che il corpo fu spostato nel lasso di tempo intercorso tra il decesso e il ritrovamento del cadavere. Il portiere del residence, per entrare nel bilocale D5, dovette forzare la porta bloccata dall’interno da un mobile. L’idea dell’omicidio, del resto, aleggia su questa faccenda sin dal primo giorno. Pantani, che dopo la squalifica del ’99 era diventato dipendente dalla cocaina, avrebbe saputo qualcosa sugli intrecci tra ciclismo e malavita e scommesse, e i boss della camorra avrebbero pensato bene di farlo tacere. Sarebbero entrati nel bilocale, avrebbero costretto il campione a mangiare coca per una quantità di sei volte superiore a quella che non ti uccide e avrebbero poi, prima di scomparire, disordinato la stanza. Resta il mistero della stanza chiusa da dentro.

Qualcuno ha visto qualcosa?

Nessuno. Il residence ha un’entrata secondaria. Telecamere non ce n’erano, né da un ingresso né dall’altro. Pantani, che era arrivato nel residence il 9 febbraio, chiese a un certo punto alla reception di chiamare i carabinieri perché «c’è gente che mi infastidisce». Questa chiamata non ebbe seguito. Al processo di Trento, le persone imputate di avergli fornito la coca se la cavarono con condanne lievi.

E la seconda inchiesta?

Messa in piedi a Forlì. La Procura aveva accolto la tesi di un agguato di camorra. Non se ne fece niente, perché gli eventuali reati erano prescritti.