15 novembre 2021
Oggi 348 - Città
La città italiana dove si vive meglio è Parma. Quella dove si vive peggio, Crotone.
Come lo sappiamo?
Da un’indagine del quotidiano ItaliaOggi e dell’università romana La Sapienza, condotta in collaborazione con la Cattolica Assicurazioni e coordinata da Alessandro Polli. La fanno da 23 anni. Le città – anzi le province – sono analizzate in base a nove parametri o, secondo l’espressione usata da questi ricercatori, “dimensioni d’analisi”: affari e lavoro, ambiente, disagio sociale e personale, istruzione formazione capitale umano, popolazione, reddito e ricchezza, sicurezza, sistema salute e tempo libero. Non tutte le dimensioni hanno lo stesso peso e l’obiettivo finale è tradurre ciascuna caratteristica in un valore numerico che consenta alla fine di stilare una classifica. Quest’anno, come si diveva all’inizio, vince Parma, seguita da Trento, Bolzano, Bologna, Milano, Firenze, Trieste, Verona, Pordenone, Monza e Brianza. Agli ultimi dieci posti troviamo: Messina, Palermo, Catania, Caltanissetta, Vibo Valentia, Taranto, Siracusa, Foggia, Napoli, Crotone.
Ci avrei giurato. Il Sud agli ultimi posti, il Nord ai primi. Ma bisogna crederci?
Chi sa. Magari se si prendessero in considerazione altri parametri, per esempio il numero di telefonate che i figli fanno alle madri o le madri ai figli… L’alienazione di Antonioni era tutta settentrionale. Anche per i suicidi, che qui non vengono contati: il tasso al Nord è quasi il doppio del tasso al Sud. Un reddito alto è garanzia di qualità della vita? Bob Kennedy diceva che il Pil misura tutto tranne la felicità, ossia le cose per cui vale la pena vivere.
Roma a che punto sta?
Sta in mezzo – né tra le migliori né tra le peggiori – ma è scesa è passata dal cinquantesimo al cinquantaquattresimo posto. Milano, invece, ha segnato una rimonta spettacolare, dal quarantacinquesimo al quinto posto.
Come si spiega?
Sa cosa misura in realtà quest’anno l’indagine di ItaliaOggi? Soprattutto la reazione alle conseguenze della pandemia, che al Sud, tra l’altro, è stata più debole e deve aver indotto una reazione più fiacca. Un balzo analogo l’hanno fatto Bologna – dal ventisettesimo al quarto posto – e Firenze, dal trentunesimo al sesto. Se si studia l’andamento della lotta alla pandemia in questi territori si scoprirà che si sono rivelati punte d’eccellenza. Aggiungo: le migliori in classifica non sono ben governate da oggi, hanno una tradizione storica, qualche volta quasi secolare, di amministrazione ben regolata.
Resta questo senso di smarrimento per i soliti dati negativi relativi al Mezzogiorno.
Anchr qui, purtroppo, niente di nuovo: siamo in presenza di un modo di governare infelice che dura da decenni e decenni. Crotone, che adesso è ultima, l’anno scorso era penultima. Eclatante è la brutta posizione di Napoli.
Cosa dicono, su questo punto, gli studiosi?
Dicono, come noi, che intanto il brutto andamento del Sud non è sorprendente. E amminiscono: aree di disagio, in Italia, non sono solo al Sud e non tutto il Sud è in condizioni tanto cattive.