il Giornale, 5 agosto 2024
Collezionisti d’arte e libri
Ci sono collezionisti d’arte onnivori e ce ne sono invece di tematici. Tra questi ne conosco che acquistano solo ritratti, oppure solo paesaggi, oppure solo opere di un certo formato. Giorni fa sono stato a cena da un amico e ho scoperto un tipo di collezione tematica che mi ha preso in contropiede. L’amico era Paolo Bianchi, collaboratore del Giornale e brillante scrittore di narrativa, che colleziona dipinti di scrittori italiani che sono stati anche pittori e viceversa. È un mondo affascinante, meritevole di esplorazione, come mi ha insegnato la cinquantina di opere appese ai muri dell’appartamento di Paolo, che sono un sorprendente florilegio del ’900 italiano. Se tutti abbiamo cognizione del fatto che Dino Buzzati disegnasse e dipingesse (pensiamo anche solo a Poema a fumetti), sono molto più nascosti nelle pieghe del secolo scorso i quadri, i disegni, le vignette di Cesare Zavattini, di Giovanni Guareschi, di Dario Fo, o del giallista Renato Olivieri.
Se questi sono esempi di scrittori-artisti, anche dal punto di vista opposto le sorprese non mancano. Se è facile che ci sia capitato di leggere un libro di Alberto Savinio (lo ripubblica Adelphi), occorrono tempo e ricerca bibliografica per scoprire che Filippo De Pisis, prima di dipingere, aveva cominciato il suo viaggio nel mondo dell’arte scrivendo su riviste come Lacerba e La Voce, e che ha continuato a pubblicare per tutta la vita. Oppure che Salvatore Fiume ha pubblicato romanzi, racconti, tragedie e commedie, e che Ottone Rosai è andato in libreria con romanzi e novelle che raccontavano di sé e del suo travagliato stare al mondo. Altre scoperte? Figure che si abituati a considerare l’una o l’altra cosa, scrittori o pittori, ma che in realtà hanno avuto una carriera importante in entrambi i campi. Carlo Levi ne è l’esempio più clamoroso: ricordato come romanziere per Cristo si è fermato a Eboli, libro di enorme risonanza, pubblicato nel 1945 e diventato film nel ’79, Levi in realtà alla fine della seconda guerra mondiale era già un pittore affermato, allievo di Felice Casorati, membro dei cosiddetti «Sei di Torino», e a dipingere ha continuato nel dopoguerra con ottimi esiti, certificati dalle numerose partecipazioni alla Biennale di Venezia. Specularmente a Levi c’è Lorenzo Viani, pittore sulla cresta dell’onda soprattutto tra le due guerre, promosso da Margherita Sarfatti, presente alla XVII e XVIII Biennale di Venezia, e allo stesso tempo scrittore i cui romanzi furono sistematicamente pubblicati al ritmo di uno all’anno, dal 1922 all’anno prima della sua morte, il 1935.
Se volessimo cominciare da zero una collezione con questo filo conduttore, al di là dell’individuazione non sempre facile di chi incarna la doppia figura artista/scrittore, resta il passo più difficile: trovare le opere e acquistarle. È cosa semplice per gli artisti noti come tali, soprattutto i più costosi e affermati, basta avere di che spendere. De Pisis, per esempio: di gallerie che lo trattano ne trovate a iosa, oppure si seguono le aste, dove si possono strappare prezzi più bassi. Per esempio, nel 2024 sono stati aggiudicati dei suoi acquarelli tra i 2 e i 4mila euro, e degli olii davvero niente male, nemmeno piccoli, tra i 18 e i 25mila. Per un Alberto Savinio i prezzi salgono parecchio, ma sono opere che si trovano, e prenderle o meno dipende solo dal nostro portafoglio: delle belle tempere fine anni ’40 sono appena passate in asta intorno ai 40mila euro, e se ci si sposta sulle opere storiche si sale ben oltre centomila. Parlando di artisti più recenti, per Toti Scialoia, autore di deliziose raccolte di poesie irriverenti e artista legato all’informale, in asta si spendono meno di 5000 euro per le opere degli anni ’80 e ’90, e pure per quelle degli anni ’40, mentre i prezzi salgono assai per i suoi decenni d’oro, i ’50 e i ’60. Ma ce n’è per tutte le borse: Cesare Zavattini, che fu scrittore e sceneggiatore, e a sua volta collezionista specializzato in quadri microscopici, ha dipinto curiose tecniche miste. Passano raramente in asta, ma quando lo fanno si portano a casa con poche centinaia di euro. È quel «raramente» il problema. Chi ha vissuto una carriera principalmente da scrittore, di solito ha prodotto poca pittura, spesso non ha avuto mercato, i suoi rapporti con le gallerie sono stati sporadici, e lo storico dei passaggi in asta è quasi inesistente. Un esempio su tutti è quello di Giovanni Testori, scrittore gigantesco e critico d’arte, ma anche attivissimo pittore. Una visita a Casa Testori, a Novate Milanese, vale anche solo per ammirare gli splendidi «pugilatori» dell’autore dei Segreti di Milano, una serie di dipinti di grande formato debordanti materia, o per spiare le sue matite su carta, esplicite ed erotiche. Ma da chi si potrebbe comprare qualcosa di suo? Impresa ardua, visto il lavoro virtuoso di Casa Testori, che molto ha acquisito e musealizzato. Certo, in asta i prezzi sono bassi, il suo top price è stato di appena 1500 euro... Peccato che negli ultimi 15 anni siano andate all’incanto solo dieci sue opere.
E oggi? Abbiamo scrittori vivi e vegeti che dipingono o artisti che scrivono? La parte più difficile è scoprirli. Se contemporanei, la storicizzazione è di là da venire, le fonti quasi inesistenti, e si deve procedere per suggerimenti e passaparola. Eccone alcuni: Guido Conti, autore di numerosi romanzi, dipinge paesaggi e nature morte legate alla tradizione contadina della sua Parma; Nicola Gardini, autore Feltrinelli e Garzanti, è un altro paesaggista; Tommaso Pincio, raffinato autore einaudiano, dipinge su tavola squisiti ritratti di scrittori; Roberto Ferrucci, che di recente ha pubblicato un memoir dedicato ad Antonio Tabucchi, redige taccuini che illustra ad acquarello; Mimmo Di Marzio, giornalista di questa testata, dipinge con un approccio figurativo che sfuma nell’astratto. Dal lato artisti, l’enigmatico Paolo Schmidlin, scultore, autore di figure in terracotta inquietanti e fascinose, scrive racconti oscuri e biografie su figure dimenticate del mondo del cinema e dello spettacolo; Gianluigi Colin realizza grandi opere al confine tra parola, immagine, fotografia e pittura, ed è firma del Corriere della sera e saggista. Le sculture di Schmidlin sono quasi introvabili e i prezzi vanno dai 5000 ai 20mila euro. Più abbordabili i quadri di Conti, Gardini, Di Marzio, e le opere di Colin. Quanto a Ferrucci e Pincio, temo che taccuini e ritratti vogliano tenerli per sé. Insomma, la collezione si può cominciare, ma c’è da faticare.