il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2024
Modugno, l’ultima intervista
“Sognavo di fare l’attore, non il cantante. Ero rimasto incantato da Ladri di biciclette. Scoprii l’indirizzo di De Sica, presi coraggio e bussai a casa sua. A un cameriere in livrea spiegai che dovevo parlare al regista, questione di vita o di morte. Vittorio si stava facendo la barba: mi lanciò uno sguardo da marpione. ‘Che vuoi?’. Non ebbi il fegato di dirgli che volevo lavorare con lui. Farfugliai: ‘Dottore, è Natale, devo tornare in Puglia dalla famiglia…’. Non rispose, mi fece dare tremila lire. Molto dopo, sul set de L’onorata società, mi disse: ‘Ma quei soldi te li diedi o no?’.”
Aprile 1994. Accomodato come un vecchio re nel salone della villa sull’Appia antica, Modugno mi raccontò mille storie. Era il 25° del Grammy per Nel blu dipinto di blu: Mr.Volare materializzò davanti ai miei occhi Ella Fitzgerald, Louis Armstrong. E Ginger Rogers: “A Los Angeles con Rossano Brazzi e Trovajoli ero stato alDinah Shore Radio Show. Ginger mi baciò e mi prese sottobraccio. Mi sentii Fred Astaire, avrei voluto danzare con lei, anche se era invecchiata”.
Hollywood e Cinecittà. Ecco Sinatra: “Frank mi chiamava my boy. Era venuto in Italia per un deludente tour. Portò la sua donna, Ava Gardner, a vedere Controcorrente, lo spettacolo di Walter Chiari. Successe il patatrac. Ava si innamorò di Walter e Sinatra mi odiò: ero stato io a fare le presentazioni. La nostra conoscenza era partita bene. Frank ospite di Radioclub, alla Rai: mi avevano chiesto di cantargli una canzone. Scelsi Ninna nanna, Sinatra mi pregò di copiargli lo spartito: voleva inserirla nel suo repertorio. Corsi a casa a scriverlo, come un pazzo lo inseguii al Savoy, infine a Fiumicino. Era già partito per Londra. Provai a spedirla. Di certo non la cantò mai”.
Domandai a Modugno di Totò. “Nel ‘56 mia moglie Franca aveva recitato con lui a teatro per A prescindere. Così conobbi Totò: ‘Sa, caro Modugno, noi siamo colleghi’. Mi fece ascoltare Malafemmena, mi declamò ‘A livella. La Faldini era preoccupata: Totò stava perdendo la vista. Possedeva uno yacht, ma aveva paura di andare per mare. Così ordinava ai marinai di ormeggiarlo al largo della Costa Azzurra. Si metteva sul ponte con un binocolo, per ore, a guardare le bagnanti nude. Quel riflesso del sole negli occhi lo stava rendendo cieco”.
Franca Gandolfi, accanto a noi, sorrideva con benevolenza. Quando la folgore aveva tarpato le ali al suo Mimmo, aveva dovuto contrastarne la tentazione della resa: un giorno, fuori dalla clinica dove faceva riabilitazione, Modugno le chiese di lanciare la sedia a rotelle giù per la discesa. Invece, dopo, era rimasto attaccato tenacemente all’esistenza. La voce non era più tonante, ma un mormorio che pareva un rituale di evocazione. “Mia moglie dice che mi sono fumato un braccio e una gamba”, rise. Quel corpo da farfallone indomabile, che lo aveva indotto a sedurre chiunque in giro per il mondo, adesso si orientava nella quiete domestica. Cantava ancora, conservava tracce della guasconeria che lo aveva portato a rompere con Giovannini dopo Rinaldo in campo “Motivi idioti. Tutti e due fumantini, ci andavamo in puzza”; concesse che “Strehler è un maestro, ma accentratore. Rompe le palle con ogni dettaglio, però in scena ti resta un’eco nelle orecchie e fai come dice lui. Nell’Opera da tre soldi’ fui chiamato in extremis per sostituire Gianni Santuccio. Si diceva avesse avuto un malore, la verità è che Kurt Weill impone un timbro di fuoco”.
E che dire di Eduardo? Modugno ammiccò: “Con De Filippo portammo al Sistina la storia di Masaniello. Ma i tempi erano prematuri per un dramma musicale di stampo politico come Tommaso d’Amalfi. Ci serviva una protagonista femminile: proposi Rita Pavone, già famosa perGiamburrasca. Eduardo aggrottò le ciglia: ‘Chi sarebbe?’. Era cinico, gli piaceva fare lo snob. Scegliemmo Liana Orfei”. E Pasolini, per il quale aveva cantato ‘Cosa sono le nuvolein Capriccio all’italiana? Modugno guardò lontano: “Un’anima dolcissima, ma irrimediabilmente attratto dalla fine. Andava in posti dove avrebbero dovuto piantare cartelli con scritto ‘pericolo di morte’. Certi ragazzi non ti perdonano e ti ricattano. Non credo al complotto. È morto in un’epoca in cui era chic essere comunisti”. Volti perduti, l’odio per Tenco dopo il suicidio: “Ti ammazzi se non vai in finale? Per dispetto non andai al funerale”.
Già, Sanremo. Al Festival ‘58 Modugno fa impazzire i cameramen: allarga le braccia per far volare l’Italia del boom. Il giovanissimo Dorelli ha una crisi di panico: “Doveva eseguire Nel blu dipinto di blu prima di me. Restò bloccato in quinta. Balbettò: ‘Non ce la faccio a uscire sul palco, mi tremano le mani’. Ripensai a Chaplin, Luci della ribalta, la scena con la ragazza che si rifiuta di ballare. Mollai un ceffone a Johnny, ancora gli fischiano le orecchie”. Il 6 agosto 1994, pochi mesi dopo questa sua ultima intervista, Modugno si inquietò con un ambientalista all’Isola dei Conigli. E si addormentò, per sempre, davanti al mare.