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 2024  agosto 05 Lunedì calendario

Il giallo di Haftar jr trattenuto un’ora a Napoli. I media dalla Libia: c’è un mandato d’arresto


ROMA – Il viaggio in Italia di Saddam Haftar, il minore dei sette figli del generale libico Khalifa Haftar, diventa un giallo internazionale. Dove spuntano doppie identità, un presunto mandato di arresto spagnolo, trattenimenti agli aeroporti e, notizia di queste ore, la chiusura forzata di Sharara, il più vasto giacimento petrolifero della Libia. Una storia scivolosa che Repubblica, dopo aver consultato sei fonti qualificate, è in grado di ricostruire dal principio.
La presenza di Haftar jr a Roma
Saddam Haftar, 33 anni, capo della Brigata Tariq Ben Zayed, considerata una delle milizie più feroci responsabile, secondo Amnesty international, di violenze, stupri e traffico di esseri umani, il 23 luglio scorso è allo stadio dei Marmi di Roma. Attorniato da quattro guardie del corpo assiste con grande serenità alla cerimonia delle Final Six del campionato di calcio libico, vinto dall’Al Nasr, la squadra di cui è proprietario. Le partite si sono tenute in quattro stadi tra la Campania e l’Abruzzo in base a un accordo siglato tra la premier Giorgia Meloni, il ministro dello Sport Andrea Abodi e i rappresentanti dei due governi rivali libici, durante la doppia visita istituzionale di maggio a Tripoli e Bengasi. Saddam Haftar festeggia la squadra poi sparisce dai radar.
«Arrestato e poi rilasciato» Arriviamo a ieri mattina. Le agenzie di stampa tripolitine battono la notizia della chiusura del campo di Sharara imposta da Saddam Haftar come rappresaglia per «il recente tentativo di arresto in Italia in esecuzione a un mandato di cattura emesso dalla Spagna». Sharara è di proprietà e sotto la gestione della Repsol, il colosso petrolifero spagnolo. Le stesse agenzie collocano il tentativo di arresto a Roma nel weekend appena trascorso, riferendo che Haftar junior è stato fermato e poi immediatamente rilasciato dalla polizia italiana. Circostanza che, se confermata, sarebbe una violazione gigantesca delle norme della cooperazione internazionalenonché un imbarazzante trattamento di favore nei confronti del parente del generale libico, non facile da spiegare al governo di Madrid. Cos’era successo, davvero, in Italia?
In jet privato tra Genova e Napoli
Il 22 luglio un jet privato atterra all’aeroporto di Genova. A bordo ci sono cinque passeggeri libici forniti di documenti, nessuno dei quali, però, porta il nome di Saddam Haftar. Gli agenti di frontiera li sottopongono al controllo di routine: non ci sono alert specifici per i loro nomi. Quanto dura la procedura negli uffici del Cristoforo Colombo non è certo, ma niente fa pensare a un fermo.
La successiva traccia dei cinque libici è il 2 agosto, venerdì, presso lo scalo napoletano di Capodichino. Qui la faccenda si complica, perché viene fuori che tra i passeggeri del volo privato, ora, c’è anche Saddam Haftar. La fonte consultata da Repubblica rammenta che sia stato lui, di fronte probabilmente all’insistenza del controllo di frontiera, a essersi rivelato per quella che è la sua reale identità. A quel punto il trattenimento dura più di un’ora, perché, a differenza delle identità che figurano suoi pass aporti, il database si è acceso su Saddam Haftar.
L’alert della Spagna
Nella banca dati comune risulta una richiesta di segnalazione di “riservata vigilanza” inserita dal governo spagnolo: è un atto di cooperazione che impone alle forze di polizia del circuito Schengen di avvertire l’autorità che ha emesso la segnalazione nel caso ravvisino la presenza del soggetto attenzionato, ma senza procedere all’arresto.
Dal 2023 la Spagna indaga su di lui e lo ritiene coinvolto in un traffico di armi destinato alla sua milizia. A gennaio di quest’anno ilquotidiano spagnolo Cronica ha pubblicato un rapporto investigativo secondo cui la Policia Nacional aveva intercettato il carico in viaggio verso gli Emirati Arabi Uniti e poi verso Bengasi: le bolle di transito attestavano falsamente, al posto delle armi, il trasporto di cibo e altra merce. Anche allora il figlio del generale libico, per reazione, fece interrompere per una settimana l’estrazione del petrolio a Sharara.
I punti oscuri
Come detto, però, le agenzie di stampa libiche scrivono dell’esistenza di un mandato di cattura europeo e, implicitamente, di un favore fatto dall’Italia al signore della guerra che ha in mano la parte orientale della Libia. È storia da trattare con molta cautela, da alcuni già bollata come fake news creata ad hoc da esponenti del Governo di Tripoli per colpire il rivale Haftar e metterne in crisi il buon rapporto con Giorgia Meloni.
Chi conosce come funziona il sistema della cooperazione europea ritiene impossibile che la nostra polizia possa aver fatto passare un soggetto di cui uno stato membro dell’Ue sta chiedendo l’arresto. E tuttavia, rimangono un paio di domande, oggetto anche dell’interrogazione parlamentare che sarà presentata dal deputato di Avs Angelo Bonelli: perché presentarsi a Genova sotto falso nome? E perché, poi, rivelarsi a Napoli?
L’ultima chiusura di Sharara
È un fatto che Saddam Haftar, rientrato venerdì sera a Bengasi, ha ordinato alla sua milizia di bloccare Sharara, che produce quotidianamente 350 mila barili di greggio. È il più ricco e redditizio giacimento singolo in Libia. Il motivo è ribadito anche da Bashir Al-Sheikh, leader del movimento Rabbia del Fezzan. «È stato Saddam a disporre con una telefonata la chiusura per reazione al tentativo di arresto in Italia sulla base del mandato spagnolo. I miei uomini non hanno niente a che fare con questa vicenda».