la Repubblica, 5 agosto 2024
Intervista ad Antonio Scurati. Sostiene che il governo vuole riscrivere la storia
«Il tentativo di mettere in discussione la verità storica e giudiziaria delle stragi di matrice neofascista da parte della destra che governa questo Paese è palese, è dichiarato, è programmatico e soprattutto gravissimo. Sia nel metodo che nel merito».
Antonio Scurati, l’autore della trilogia di M. sul duce e i crimini commessi dal fascismo, non sembra stupito dall’ultima polemica legata alle parole del presidente della Commissione cultura alla Camera di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, che ha attaccato le sentenze sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti e oltre 200 feriti).
«L’obiettivo di parte della magistratura – ha detto l’esponente di FdI – è stato quello di accreditare il teorema per cui nel Dopoguerra gli Usa, con la loggia P2, il neofascismo e persino l’Msi avrebbero, con la strategia della tensione e le stragi, condizionato la storia repubblicana».
Scurati, diceva all’inizio che la destra di governo sbaglia sia nel metodo che nel merito.
«Parto dal metodo. In una democrazia la storia la scrivono i popoli quando la vivono, gli storici, i magistrati che conducono le inchieste sui fatti più importanti della vita di un Paese, gli intellettuali con la forza delle parole. Quando, invece, un ceto politico di governo pretende di riscrivere i fatti a suo vantaggio, quel metodo non potrà mai dirsi democratico. Quanto al merito, l’ho detto spesso insieme ad altri, mi pare che il gruppo dirigente che governa in questo momento abbia il neofascismo nella sua biografia politica. E non credo che faccia nulla per nasconderlo, anzi».
Cosa avrebbe dovuto fare la destra subito dopo aver conquistato il potere?
«Aveva davanti a sé due strade. La prima era un processo pubblico di revisione della propria storia politica, recidendo un legame con il passato neofascista. È quello che la democrazia richiede a chi si propone come nuova classe dirigente alla guida di un Paese. La seconda strada era quella di riscrivere la storia occultando le proprie colpe. E mi pare che è quello che sta accadendo.
I fatti di queste ultime ore lo dimostrano ampiamente».
Cosa dimostrano?
«Che stanno sistematicamente cercando di cancellare la violenza dalla storia del fascismo edell’eversione neofascista. Violenza omicida e stragista che è parte integrante, connaturata proprio all’essenza di quei movimenti. In questo modo portano avanti un’operazione menzognera, offensiva per la memoria delle vittime di quella violenza. E ogni volta che questo succede, e purtroppo succede spesso, dichiarano implicitamente la lorocomplicità con quella storia che proprio non riescono a rinnegare».
Crede sia un tentativo di trovare in qualche modo delle giustificazioni a un passato pieno di ombre?
«Ma come si fa a giustificare una storia ingiustificabile? Siccome non hanno l’onestà intellettuale e il coraggio politico di riconoscersi in quella storia apertamente, tentanosemplicemente di riscriverla a loro favore. Dimenticando che quelle ombre sono nere come le tenebre. E macchiate del sangue di tante, troppe, vittime innocenti.
Semplicemente, la violenza non si può togliere dalla narrazione del fascismo e dei movimenti politici nati dalle sue ceneri. Fin dalle origini, dall’assalto alla sede dell’Avanti nell’aprile del 1919 con diversi morti, alle azioni squadristiche durante il regime e alla sistematica ricerca di nemici, anche al di fuori dall’Italia, durante la Seconda guerra mondiale. Per non parlare della repressione nei confronti degli ebrei italiani. Ma come si fa a trovare giustificazioni a tutto questo?».
E dunque, secondo lei, cosa dovrebbe fare la destra per liberarsi di un passato così ingombrante?
«Anzitutto dovrebbe avere voglia di liberarsene. E quindi, con coraggio, dovrebbe prima riconoscerlo per poi, finalmente, estirpare quelle radici. Mi pare che non faccia né l’uno né l’altro. Non ci riesce proprio. Probabilmente perché i leader di quell’area politica sentono di provenire da quella storia. La rivendicano. Anche per questo cercano di emendarla, quasi di purificarla arrivando addirittura a negare la matrice neofascista della strage di Bologna, le sentenze dei giudici, l’evidenza dei fatti. Perché per molti esponenti di quel partito è ancora valido il motto missino di Almirante: “Non rinnegare non restaurare”. E tutto questo è sconcertante».
Il presidente dei familiari delle vittime del 2 agosto ha parlato di negazionismo…
«Credo sia una definizione letteralmente esatta, come nel caso di chi nega l’Olocausto. Del resto gli ambienti neofascisti da anni portano avanti attraverso i loro canali una campagna di negazione della verità storica e giudiziaria riassunta nello slogan: “Nessuno di noi era a Bologna”. Sconcerta che ci siano esponenti del governo che si fanno portavoce di questa destra eversiva.
Lo ribadisco, quando è la classe politica a pretendere di riscrivere la storia, siamo in un territorio non democratico. E adesso non mi si tiri fuori Stalin e il comunismo. Vale per la sinistra comunista, certo. Ma nella nostra storia, la storia d’Italia, gli attentati stragisti alla democrazia sono sempre arrivati dall’estrema destra. È un fatto tragico accertato.
Chiunque si ostini a negarlo se ne rende complice».