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 2024  agosto 04 Domenica calendario

Il cagnolino di Dolce (regalato da Gabbana): «Fefé mi ha stregato, tra noi è vero amore»


Sì, è un profumo per cani: Fefé, Dolce&Gabbana, 99 euro per 100 ml, bottiglietta verde smeraldo con l’impronta canina placcata oro. Ma Fefé è anche un animale vero, carne, ossa, pelo riccio marrone, barboncino nano, quattro anni a novembre. È nato prima il profumo o prima il cane? Prima il cane, il profumo senza di lui probabilmente non esisterebbe. Storia d’amore e di amicizia (e di un business in rapidissima crescita) fra due stilisti e un cagnolino, a raccontare il rapporto sempre più stretto con gli animali domestici.
Tutto ha origine da Stefano Gabbana, padrone felice di una dinastia di labrador con Lola capostipite, «mi capiva al volo», grande appassionata di acqua e di carrozzine, «quando ne vedeva una si fiondava, voleva leccare il bambino, un problema serio, eh?». Gabbana, dunque, vede un ragazzo del suo team con un barboncino toy e «me ne innamoro». Trova il cucciolo giusto in un allevamento di Varese, «lo porto a casa. I miei cani contentissimi, le gatte femmine indifferenti, il maschio arruffa il pelo e si lancia verso di lui: l’ho preso al volo». Scende in garage a prendere una grande gabbia utilizzata, qualche notte, per un cucciolo di labrador che distruggeva la casa. «Sistemo nella gabbia il barboncino, con tutto quello che gli serve. La mattina dopo è strano, spento. Il veterinario lo tiene in osservazione per due giorni. Diagnosi: choc da cambiamento di ambiente. È chiaro che nella mia casa non può stare, di riportarlo all’allevamento neppure a parlarne. Adesso continua tu», dice a Dolce che fino ad allora si era tenuto alla larga da tutta la faccenda. «Abbiamo sempre avuto cani grossi – racconta Domenico Dolce – che erano più di Stefano che miei, con questo cuccioletto è stato amore a prima vista. È la prima esperienza di un cane tutto mio, io e Guilherme (il suo compagno, ndr) siamo rimasti stregati».
Con la casa definitiva arriva anche il nome: Fefé. «Mi sono tornati in mente vecchi film di Totò con Franca Valeri, a Capri, in cui lei aveva un cagnolino che mi sembra si chiamasse proprio Fefé, diminutivo di Raffaele, che vuole dire dono di Dio. E io, da buon cattolico, ho pensato che davvero questo cane fosse un dono di Dio». Così inizia la vita insieme «una storia d’amore condivisa da tutti quelli che hanno cani, soprattutto se così piccoli. Con chi parli parli: prima viene il cane, poi tu. Cucino per lui, mi sono preso una lussazione alla spalla per dormire abbracciati».
«Ed è a quel punto – torna in scena Gabbana – che ho detto: perché non lanciamo un profumo per cani? Facciamo tutte le cose per bene, sentiamo gli etologi, i veterinari, i proprietari degli animali, ci facciamo dare tutte le indicazioni, progettiamo una fragranza antiallergica e senza alcol, una colonia». Così da Fefé il cane nasce Fefé il profumo e in tutto questo deve aver pesato anche l’attenzione particolare che il brand ha per il settore beauty da quando, nel 2022, ha deciso di fare tutto in casa: idea, realizzazione e vendita di profumi, makeup e, prossimamente, skincare. «Distribuiamo Fefé subito in tutta Europa, negli Usa e poi, piano piano allarghiamo, online si trova già. Il mercato ha reagito bene, all’annuncio sono impazziti tutti – continua Gabbana – da Printemps, a Parigi, ci danno un podio centrale con tanto di piccolo set fotografico dove scattare polaroid ricordo». «Quando ero bambino e vivevo a Polizzi Generosa il cane faceva il cane. Adesso è cambiato tutto – riprende Dolce – e l’ho visto in modo lampante a New York: ovunque mi girassi, c’era gente con il cane. Non sono più animali, sono compagni, terapie: soprattutto in questa epoca piena di cose tecnologiche fredde, cellulari, social, l’amore di un cane è davvero una cura». Sono 8,8 milioni i cani che vivono in Italia, gli abitanti di Milano, Roma, Napoli messi insieme.
Amarcord
«L’ho chiamato così pensando ai vecchi film di Franca Valeri e Totò a Capri»
Gabbana racconta del suo primo cane, Briciola, un setter mezzosangue preso in canile, «abitavo al 4 piano, tornavo da scuola alle due, mamma apriva la porta e lui mi correva incontro». E c’è un po’ di Briciola nell’operazione Fefé perché Dolce&Gabbana sostiene Save the Dogs and Other Animals, associazione italiana con progetti per la sterilizzazione dei cani randagi.
«Fefé va d’accordo con tutti, abbaia solo quando vede altri animali alla tv: si mette bordo divano e noi lì con il telecomando, pronti a cambiare canale – continua Dolce —. È metodico, fa sempre le stesse cose. Gli piace andare a spasso, però dentro una borsa. Quando dico “Fefé andiamo in borsa?” è tutto felice».
Il profumo, recita la nota descrittiva, ha sentori di ylang-ylang, il tocco fresco del muschio, i tratti legnosi del sandalo. Dolce se lo spruzza sul polso: «Buonissimo, vero? Va bene per tutto: uomini, donne, animali, ambiente».
E le vacanze? «Ovunque andiamo chiediamo prima: prendete animali? Se la risposta è no, cambiamo. In fondo Fefé chiede una cosa sola: partecipare. Se mi vede bere dal bicchiere è inutile tentare di dargli la ciotola: vuole un bicchiere uguale al mio. Mi ricorda il gatto di un’amica di tanto tempo fa, che ci aiutò moltissimo all’inizio della carriera: si chiamava Pepito e viveva come un umano, saliva sulla tavola, mangiava nel piatto. Io e Stefano ci guardavamo e dicevamo: ma che è? Adesso a Fefé concediamo ben altro».