Corriere della Sera, 4 agosto 2024
Migliaia con Machado per sfidare Maduro. Roma e altri 6 Paesi Ue
Prova di forza ad alta tensione in Venezuela. Migliaia di persone hanno manifestato ieri a Caracas pro e contro Nicolás Maduro, proclamato presidente per un terzo mandato con il 52% dei voti, senza però fornire prove concrete del risultato. Fin dalle prime ore del mattino, l’avenida de Las Mercedes, una delle grandi arterie dei quartieri orientali della capitale, è stata invasa dai sostenitori di María Corina Machado e di Eduardo González Urrutia, leader del fronte oppositore che a sua volta si è proclamato vincitore delle elezioni di domenica scorsa. Nel pomeriggio, invece, si sono riuniti i fedelissimi del governo per quella che il leader socialista ha definito la «madre di tutte le marce».
Da un’iniziativa nata nel bilaterale Meloni-Macron a Parigi, 7 Paesi europei (oltre a Italia e Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Spagna), hanno adottato una dichiarazione in cui esprimono «forte preoccupazione» e chiedono «alle autorità venezuelane di pubblicare tempestivamente tutti i registri di voto», oltre al «rispetto» dei leader politici e del «diritto a protestare e a riunirsi pacificamente».
Maduro si è affidato ai droni, alla polizia militarizzata e, secondo alcune testimonianze, perfino ai mercenari russi della Wagner per controllare i dimostranti nella capitale e in altre città. Sperava anche nella paura: lo spettro della feroce repressione del 2017, che fece un centinaio di morti, aleggiava ovunque. Ma non ha fermato i manifestanti.
Al grido di «Libertà», hanno accolto Machado come una star. La leader del partito di centro-destra Vente Venezuela, dichiarata ineleggibile, era nascosta da giorni per timore di un arresto o di un attentato. Si è presentata su un camion, maglietta bianca, jeans e i capelli a coda di cavallo. «Non siamo mai stati così forti. Mai il regime è stato così debole. Ha perso ogni legittimità», ha arringato la folla. González Urrutia non c’era e così lei è rimasta unica protagonista, il simbolo della resistenza anti-chavista. «Dopo sei giorni di brutale repressione (l’opposizione parla di 20 morti e 11 desaparecidos), credevano di metterci a tacere, di fermarci o di spaventarci...», ha poi scritto su X.
Sarà difficile tagliarla fuori da un negoziato di transizione, come vorrebbero i tre leader della sinistra latino-americana – il brasiliano Lula, il colombiano Petro e il messicano Obrador – che stanno tentando di avviare una trattativa tra Maduro e González Urrutia, escludendo però Machado da qualsiasi futuro incarico governativo. A rompere lo schema ci ha pensato Washington, che ha già riconosciuto la vittoria dell’opposizione e ha spinto Lula a criticare l’«interferenza Usa».
Machado è ormai diventata un’icona della destra mondiale, dal presidente argentino Javier Milei ad Elon Musk che ieri sul suo X l’ha definita «madre guardiana de Venezuela» (in spagnolo). «Maria maledetta», la chiama invece Maduro, che continua a denunciare un tentato golpe.