Domenicale, 4 agosto 2024
Breve storia dei tormentoni
Istituzione tra le più antiche dello scibile musicale leggero e leggerissimo, la tradizione dei tormentoni estivi risulta duratura quanto attesa, inesorabile appuntamento di stagione che nessuna crisi economica, climatica o internazionale ha mai potuto scalfire.
Anche nel buco nero della pandemia, destinati ad irrorare con letizia e ritornelli vaporosi il tempo delle vacanze, sono stati pubblicati motivetti a iosa, sfornati come niente fosse. La forza del destino.
Sì, perché se le estati degli italiani sono cambiate, e molto, da quando nel 1960 arrivano sul mercato le prime creature da annoverare tra le avanguardie dei tormentoni (Tintarella di luna fu uno degli apripista), e il modo di pensare, costruire, gestire l’idea del riposo e dello svago si è del tutto trasformato, il principio di una colonna sonora dedicata permane fuori da ogni ragionevole dubbio. Resiste infatti, eccome, l’imperativo di tradurre quelle settimane festose di spiagge e balli, di solleone e fuga dalle città, in musiche da trangugiare come una bibita: gassata, dolciastra e poco impegnativa.
Al rito non si sfugge nemmeno quest’anno e quando ancora molto c’è da vivere sotto gli ombrelloni, una vincitrice morale già si può riconoscere, Sesso e samba di Tony Effe e Gaia. Il martellamento è costante e pazienza se il mercato nel frattempo è saltato e i dischi non si vendono più, anche perché quasi non esistono: dunque resta lecito chiedersi le ragioni di una corsa all’ultimo respiro. Qual è il business, quali le prospettive di capitalizzare un eventuale successo, dato che anche per programmare le serate dal vivo non tornano i conti?
Mettere a segno un tormentone estivo, ancora oggi, è una delle maggiori ambizioni di gran parte degli artisti più popolari: serve per non arenarsi, per non essere inghiottiti dal vuoto cosmico, per continuare a navigare nelle radio e in qualche kermesse televisiva (e quanta nostalgia per il Festivalbar, il Disco per l’estate, il Cantagiro dei bei tempi andati).
Molti dei personaggi che scivolano nelle playlist (una volta imperavano i juke-box) provano a sfruttare l’onda lunga di Sanremo, anche consorziandosi tra loro, a costo di mandare in orbita un brano subito pronto all’oblio: incroci più virtuali che virtuosi. Nella storia recente dei tormentoni estivi una legge non scritta dice che siano preferibili coppie o addirittura terzetti in modo da sommare fans e interessi vari: meglio dividere i rischi del tonfo, e le eventuali soddisfazioni, che metterci la faccia soli, senza scampo.
Annalisa e Tananai (Storie brevi), Eiffel 65 e Loredana Bertè (Bestiale), Alessandra Amoroso e Big Mama (Mezzo rotto), Fedez e Emis Killa (Sexy shop), Elettra Lamborghini e Shade (Dire fare baciare), Emma e Olli (Ho voglia di te), sono alleanze in cerca di strategie, mentre Guè addirittura si divide, di qua con Rose Villain (Come un tuono), di là con Fred De Palma (Notte cattiva).
Lecito domandarsi il perché di questi incontri, spesso sorvegliati dallo stesso gruppo di firme, che come il coltellino multiuso presenziano tra le varie hit o presunte tali.
Le miscele si stabiliscono secondo una sorta di manuale Cencelli, cui partecipano anche gli autori, un po’ sempre gli stessi, è la giostra che gira: Paolo Antonacci, Davide Petrella, Federica Abbate sono i soliti noti che si assemblano e definiscono a rotazione la musica e i fuochi fatui dei nostri tempi “made in Italy”. Una transumanza sulla scacchiera della routine usa e getta. In realtà la vita di un singolo si è accorciata sempre più, nessuno di questi pezzi supera il confine dell’anno solare e i cassetti delle canzoni non utilizzate quest’anno torneranno buoni per il prossimo, secondo l’ineluttabile modus vivendi di un’industria che, come per altri beni voluttuari, bada più alla confezione e al marketing che ai contenuti.
Ecco spiegarsi, allora, l’importanza di andare su titoli evocativi, prevalenti sul messaggio (?) per tenersi a galla e magari risultare più accattivanti anche nel primo contatto su Tik-Tok, Spotiy, ecc.
Per le esistenze social, per quei fenomeni nella terra di nessuno non bisogna lasciare nulla di intentato: magari manca una spiegazione nel testo, ma intanto facciamo scoccare la scintilla, con l’esotismo, e non solo, che regge bene. Karma (dei Kolors), Paprika (Ghali), Black Nirvana (Elodie), Ra Ta Ta (Mamhood), e ancora Festa totale (Paola e Chiara), Malavita (ComaCose), Melodrama (Angelina Mango), Love U, Hate U (Boomdabash)…
Con cadenze e suoni molto pompati, a indurre danze accelerate e tutt’altro che languide, anche i tormentoni estivi fanno del nostro Paese una simpatica eccezione: all’estero dove le ferie hanno un diverso significato, le composizioni musicali sfuggono alla stagionalità, una canzone, i suoi interpreti, piacciano a dispetto del calendario. Noi da un’anomalia abbiamo sviluppato un fenomeno, a favore di profumato revival, che mai abbiamo davvero rimosso dalla memoria: Abbronzatissima, Una rotonda sul mare, Lisa dagli occhi blu, Vamos a la playa, in fondo, non le ha dimenticate nessuno. Ascoltare per credere.