ItaliaOggi, 3 agosto 2024
Guareschi pagò col carcere senza un vero processo
Querelato per diffamazione da Alcide De Gasperi, presidente del consiglio e padre della repubblica, Giovannino Guareschi dovette scontare in carcere la condanna che gli fu inflitta. A questa si sommò una precedente pena sospesa per condizionale. La prima condanna gli era stata comminata per aver diffamato Luigi Einaudi, il presidente (liberale) della repubblica. Einaudi, agli occhi di Guareschi, era diventato un personaggio da barzelletta quando s’era messo a produrre e commerciare vini con l’etichetta «vino del presidente». A De Gasperi imputava d’aver invocato dagli Alleati il bombardamento dei quartieri popolari di Roma con una lettera autografa. Era una fake, opera d’un notorio falsario, ma a Guareschi non fu concesso di chiamare testimoni e periti a difesa: il Tribunale credette sulla parola a De Gasperi, che si dichiarò innocente, e lui finì dietro le sbarre praticamente senza processo. La Dc mostrò in che conto il «liberalismo» clericale tenesse il diritto e quanto i capi partito si sentissero superiori ai cittadini comuni, tra cui Guareschi, che oltre alle sue grandi imprese di giornalista e narratore fu anche l’artista grafico e l’umorista impareggiabile che nelle elezioni del 1948, quando l’Italia dovette scegliere tra l’Occidente e il Gulag, aveva fatto la differenza con i suoi slogan e manifesti a favore della Dc. Alberto Guareschi, figlio di Giovannino e tra i personaggi indimenticabili del Corrierino delle famiglie, ricostruisce tutta la storia con esattezza e sine ira – e con più sobrietà di quanta ne meriti la memoria dei giudici e dei nemici di Guareschi.
Alberto Guareschi, Caro Nino ti scrivo. Giovannino Guareschi in carcere, Rizzoli 2024, pp. 384, 13,50 euro, eBook 6,99 euro.