il Fatto Quotidiano, 3 agosto 2024
A Hollywood scioperano gli artisti dei videogame
Game over: a Hollywood è ancora sciopero. Ci sono anche gli attori a manifestare a Burbank, California davanti agli Studios Warner Bros, ma a farla, ehm, da padrone sono gli impiegati nel settore dei videogame: doppiatori e addetti alla motion capture imputano alla parte datoriale la mancata protezione rispetto all’uso non regolato dell’Intelligenza artificiale. L’AI fu questione centrale già dello sciopero cinematografico e televisivo dello scorso anno: la soluzione prospettò esplicite limitazioni all’uso dei connotati di un interprete, mentre fu più lasca circa la creazione di attori sintetici, non “ricalcati” sui colleghi umani. Sul versante dei videogiochi, la situazione è più perniciosa: Duncan Crabtree-Ireland, capo negoziatore del sindacato, stigmatizza come gli editori videoludici debbano ancora recepire le restrizioni sull’AI accettate dagli studios e dagli streamer. “Non diciamo ‘Al bando l’AI’, ma vogliamo essere tutelati. Abbiamo raggiunto un accordo con i big dell’audiovisivo, e senza ricorrere allo sciopero con le principali etichette discografiche, mentre le aziende di videogame per qualche motivo si rifiutano di scendere a compromessi”.
Il picchetto di fronte alla Warner Bros, la cui divisione videoludica presiede a giochi quali Hogwarts Legacy e Suicide Squad: Kill the Justice League, segna la prima azione di rilievo da quando i game workers iscritti al sindacato Sag-Aftra hanno votato per lo sciopero la scorsa settimana, dopo un anno e mezzo di infruttuose trattative con i giganti del settore, tra cui Activision (Call of Duty) e Disney. Se le compagnie assicurano, nell’offerta più recente consegnata a ridosso dello stato d’agitazione sindacale, di aver previsto “consenso ed equo compenso per tutti gli artisti sotto contratto”, i manifestanti declinano e puntano dito e consolle contro la sperequazione dello stesso uso dell’AI, giacché nei videogame l’utilizzo di repliche digitali delle voci umane è più tecnicamente semplice ed economicamente conveniente che nel cinema e nella televisione.
Insomma, gli addetti videoludici sarebbero, e sono, i fratelli poveri delle star di Hollywood, ma non difettano della solidarietà dei più blasonati colleghi né d’ingegno personale: un manifestante s’è improvvisato cosplayer del fortunatissimo game, e ha brandito il cartello “Don’t ghost (il nome del personaggio, ndr) us for AI. It’s your call of duty to pay actors”.