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 2024  agosto 03 Sabato calendario

Addio spiagge gratis: +26% di lidi privati dal 2011

Che paradosso: la costa italiana si assottiglia, vittima dell’erosione dovuta all’innalzamento del livello del mare, i costoni sono pericolanti, in alcuni tratti i Comuni hanno dovuto inibire l’accesso per l’incolumità dei bagnanti. Eppure, le imprese balneari aumentano. Aumentano pure nonostante il tentativo del governo di dimostrare che di spiaggia libera ce ne sia abbastanza, giustificando la tutela a oltranza delle concessioni in essere. Aritmeticamente, però, la combo privatizzazione+erosione sembra indicare proprio l’opposto.
Insomma, una sensazione frutto dell’osservazione turistica, si traduce in realtà guardando i numeri: nel 2024 la crescita complessiva delle imprese balneari rispetto al 2011 è stata del 26,4 per cento. Il ritmo è del 2 per cento all’anno di media. Ad esempio – secondo i dati dell’indagine Unioncamere-InfoCamere, basata sul Registro delle Imprese delle Camere di Commercio – al termine del 2023 le imprese del settore erano 7.244 contro le 7.173 del dicembre 2021.
I numeri assoluti.
In cima, per numero, c’è la Riviera romagnola “segnalando ormai una saturazione delle possibilità di accoglienza” si legge nel rapporto. La costa qui ospita il maggior numero di imprese balneari: 1.052 realtà che insieme rappresentano il 14,5% del totale nazionale. Ravenna (186), Rimini (154) e Cervia (150) guidano la classifica. Poi c’è la Toscana che, con Camaiore, ha la più alta densità di imprese per chilometro di costa: 92 lungo i soli tre chilometri di litorale del Comune. In pratica, secondo InfoCamere, si contano in media 30 attività per chilometro. Segue Pietrasanta, con una densità di 22,3 imprese per chilometro.
La crescita.
Da un punto di vista “dinamico”, invece, negli ultimi dodici anni le regioni del Sud e le isole sono state più reattive: dal 2011 a oggi la Sardegna ha triplicato le imprese balneari con una crescita del 190% mentre la Calabria ha visto più che raddoppiare le sue attività (+ 110,4%) nello stesso periodo. Anche la Sicilia (+75,4%), la Puglia (+52,5%) e la Campania (+36,9%) sono cresciute.
Il tessuto.
Si tratta per lo più di imprese a conduzione familiare: le società di persone rappresentano il 42% delle imprese, ma erano il 43% nel 2021. Sono dati da tenere d’occhio nel tempo. Le società di capitale, ad esempio, sono in crescita: oggi al 31% rispetto al 29% del 2021. Poco per parlare di una tendenza radicale di gruppi più grandi interessati a prendersi le spiagge italiane, ma comunque il primo segnale di una tendenza di cui si parla. E se ancora non si può dire che cosa succederà al fatturato delle singole attività, si può però immaginare ci sia una certa vivacità economica o quantomeno una attrattività verso il settore. Secondo una indagine ICribis sui dati del 2023, il fatturato degli stabilimenti è aumentato del +29,9% rispetto al 2020 e del +11,8% rispetto al 2019. Qui c’è un problema di raccolta dati, ma qualcosa si può osservare. Le imprese di cui si conosce il fatturato, il 27,3% del totale, si attestano in buona parte nelle fasce di fatturato basso: il 5% nella fascia inferiore ai 10 mila euro, il 3,1% nella fascia tra 20 mila e 50 mila, il 3,4% in quella fino ai 100 mila. Una percentuale molto vicina alla somma delle precedenti (l’11,7%), però, sta tra i 100 mila e 500 mila a cui si somma un 2,7 per cento che raggiunge il milione, l’1,3 che corre ai 5 milioni e uno 0,1 che supera i 5 milioni di euro di fatturato.
Costi.
Sulle tariffe di quest’anno, invece, a dare i numeri è stata Federconsumatori qualche settimana fa. Lettini e ombrelloni costano dal 3 al 5% in più (nonostante i canoni delle concessioni balneari abbiano avuto anche uno “sconto” per il 2024). Le stime per questo periodo di passaggio da luglio ad agosto, ad esempio, parlano di quasi 280 euro per set a settimana contro i 271,80 dello scorso anno (+3%). Numeri supportati anche da una inchiesta di Altroconsumo sulle tariffe di 211 stabilimenti in dieci città: è emerso un rincaro del 4% rispetto al 2023. Una panoramica: in media, la la prima fila costa 226 euro a settimana, 210 in seconda, 199 in terza. Con variazioni, anche sensibili, di località in località: 155 euro a Senigallia, 392 ad Alassio, 164 euro a Lignano, 165 a Rimini, 209 a Palinuro, 215 a Taormina, 289 euro a Gallipoli. Ma anche dove il mare è meno blasonato, non va meglio. Prendiamo uno stabilimento a caso a Ostia, litorale romano: 200 euro per l’intera settimana, escluso il “servizio bambini” con animazione in piscina. Se lo si aggiunge, il costo è di 7 euro al giorno a bambino in più.