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 2024  agosto 03 Sabato calendario

Il mercato delle patenti

«Mi può aiutare a prendere la patente?». «Oggi è una giornataccia, ne ho 2 alle 11.30 e uno alle 12 e 30, ma se lo hai alle 12 forse ce la faccio!». Il botta e risposta surreale avviene sul cancello della Motorizzazione civile di via del Fosso di Acqua Acetosa, al Laurentino, Roma, tra la cronista di Repubblica e il titolare di un’autoscuola che, dalle 9 del mattino, ha già “preparato” 7 candidati per sostenere l’esame di teoria. Il verbo preparare non va inteso nel suo significato accademico, ma nel senso di vestire chi ha pagato, con apparecchiature tecnologiche per consentirgli di superare la prova di teoria.
La vestizione
La vestizione – con una microtelecamera infilata nel primo bottone della camicia, o in quello di un gilet blu scuro, e un auricolare piccolo come uno spillo posizionato in un orecchio – avviene a pochi metri dall’entrata principale, nella viuzza parallela. Il passo successivo è accompagnare il candidato fin dentro l’aula giusta, fare un cenno all’esaminatore della Motorizzazione compiacente, dopo aver passato indenni il body scanner, spento appositamente per non rilevare gli apparecchi elettronici da un vigilante pure lui complice.
I suggeritori
Una volta in aula il gioco è fatto: la telecamera incastrata nel bottone inquadra il computer con le domande, il suggeritore da fuori legge e indica la risposta giusta da barrare, e l’esame è superato. Anche se non si conosce l’italiano o il cartello del dare precedenza all’incrocio. Basta pagare e metà della prova – la teoria ovvero la più difficile, dove occorre studiare, prepararsi, avere competenze e conoscenze – è superata.
Il business in mano alla camorra
Quello di cui parliamo è un business da milioni di euro al giorno e ora la persuasione di chi indaga è che l’iniziativa non sia di singoli truffatori, ma che a muovere i fili di un meccanismo ben oliato ci sia la criminalità organizzata campana. Che, rivela a Repubblica una fonte qualificata della Direzione investigativa antimafia, starebbe operando in almeno sette province: Roma, Latina, Padova, Bologna, Frosinone, Pescara e Brescia. «La camorra si è infilata da qualche anno in questo business – spiega l’investigatore – con guadagni da capogiro e zero rischi, in quanto in prima linea ci sono autoscuole e pubblici funzionari (gli esaminatori, ndr) che ovviamente prendono la loro parte di soldi prestandosi all’affare. Diciamo che il ruolo della cosca è quello di intimidire chi non si piega alle regole». Come è accaduto ad alcuni vigilantes che non ne volevano sapere di entrare nel giro ma poi hanno ceduto. Dai 3.000 ai 4.000 euro a pratica Per capire quanti zeri ha il business della compravendita delle patenti, basta fare un calcolo a spanne. Ogni titolare di autoscuole, come Repubblica ha potuto documentare, ha almeno 10 candidati ogni mattina, per un guadagno netto di 35/40 mila euro al giorno. Di autoscuole che vestono i loro clienti ne vediamo almeno 5 a Roma. Moltiplicare la somma per il numero di disonesti titolari di scuole guida e le province interessate dà la misura dell’affare.
Complicità alla luce del sole
Il sistema è talmente collaudato che tutto si svolge alla luce del sole, tanto che la cronista, venerdì 26 luglio, ha potuto immortalare la compravendita di patenti con un cellulare in mano e a vista, senza alcuna difficoltà. Tra le persone coinvolte c’è appena un filo di nervosismo, ma non certo legato alla paura di essere scoperti, piuttosto alla velocità dei ritmi – due candidati da vestire, accompagnare dentro la Motorizzazione, da segnalare all’esaminatore con un segnale pattuito ogni mezz’ora – e al caldo torrido di un luglio che toglie il respiro. Abbiamo scelto un giorno e una città a caso, tanto la scena, ci confermano gli inquirenti, è la stessa in almeno altre 6 province. L’identikit di chi compra la patente L’identikit di chi va a sostenere l’esame ed entra nel business delle patenti a pagamento è perlopiù straniero (ma non mancano gli italiani), tanto che le autoscuole ormai sono specializzate ognuna nella gestione di una nazionalità. Ci sono le comunità del Bangladesh, della Cina, del Nord Africa e della Romania: ogni candidato paga tra i 3.000 e i 4.000 euro per la teoria e altrettanto per la pratica.
Le pene per la gang
Ma cosa rischiano i soggetti coinvolti? «A mia memoria ci sono state contestazioni per questo tipo di business per associazione a delinquere – spiega il procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli, esperto sia in reati amministrativi che di antimafia – finalizzato al reato di corruzione per l’amministrativo che finge di non accorgersi dei candidati che sostengono l’esame teleguidati, di falso e truffa per i titolari delle autoscuole, oltre al concorso in corruzione e all’uso di atto falso per i candidati. Se però si certificasse che dietro a tutto c’è un’organizzazione come la camorra si genererebbe un quid pluris che da associazione a delinquere semplice diventerebbe di stampo mafioso». E allora il rischio è davvero alto.
Mani legate
La cosa più incredibile è che, al netto del lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, nessuno può fare nulla per fermare il sistema. «Purtroppo l’acquisto delle patenti è una piaga che si trascina da anni – spiegano fonti del Ministero dei Trasporti che vogliono restare anonime – e la cosa incredibile è che come amministrazione abbiamo le mani legate. Non possiamo perquisire i soggetti sospetti che vengono a fare gli esami, non siamo forze di polizia. Possiamo solo allontanare dall’aula coloro che vediamo con atteggiamenti sospetti e confidare nel lavoro delle forze dell’ordine».
Arresti e denunce
Le operazioni di polizia in effetti ci sono: dall’inizio dell’anno da Bergamo a Sassari sono state dieci le persone arrestate e almeno una ventina quelle denunciate. Ma forse non basta se il problema si è allargato anche ad alcuni esaminatori, che hanno svenduto la propria funzione da quando la riforma ha spostato la sede in cui sostenere gli esami della patente dalle singole autoscuole alle Motorizzazioni. Dal Mit arriva un secco no comment sul coinvolgimento nell’affaire patenti di alcuni esaminatori della motorizzazione romana.
L’amarezza degli onesti
Resta tanta amarezza fra i titolari delle autoscuole che non si sono piegati al sistema. «Ormai sono rimasto uno dei pochi – spiega Stefano Greco, titolare di una autoscuola a Latina ormai prossimo alla pensione – a non cedere al meccanismo della compravendita e avendo questa nomea sono in pochi a scegliere di venire nella mia scuola. Ma preferisco restare fedele ai miei principi: la patente la do a chi studia, non a chi può trasformarsi in un assassino al volante perché non conosce i segnali». Un mondo al contrario, dove chi sceglie di non piegarsi alle regole della mala resta isolato.
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