La Stampa, 3 agosto 2024
Intervista a Elly Schlein
Elly Schein il 2 agosto è sempre a Bologna. «Sono una figlia adottiva di questa città – dice la segretaria del Pd – e ne sono profondamente orgogliosa, perché Bologna culla anche i suoi figli adottivi educandoli alla partecipazione, al prendere parte, a curare la memoria collettiva. Quella che altri stracciano e vogliono riscrivere».Giorgia Meloni ha parlato di una strage «che le sentenze attribuiscono a esponenti di organizzazioni neofasciste». Pensa che la presidente del Consiglio voglia prendere le distanze da una verità storicamente accertata?«Io penso, e l’ho detto subito, che fare la vittima nel giorno della commemorazione della strage del 2 agosto 1980 attaccando il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime vere sia una cosa deplorevole».La premier si è sentita ingiustamente attaccata per le parole sulle «radici dell’attentato che figurano oggi a pieno titolo nella destra di governo».«Quindi decide di fare polemica e di attaccare Paolo Bolognesi, il presidente dell’associazione alla cui tenacia dobbiamo tutto quel che sappiamo oggi? Se ci sono delle sentenze che hanno accertato i fatti e le responsabilità precise è grazie ai familiari delle vittime che non hanno mai smesso di cercare verità e giustizia insieme alla procura che ha portato avanti le indagini e i processi. Proprio quest’anno abbiamo visto la conferma dell’ergastolo in appello a Cavallini e a Bellini e anche la conferma dei depistaggi».E della pista eversiva che conduce alla loggia P2 di cui ha parlato Bolognesi. Ha l’impressione che nella maggioranza di governo tutto questo non sia riconosciuto?«Anche nelle commissioni parlamentari vediamo inaccettabili tentativi di riscrivere la storia. Del resto questi si tengono stretti la fiamma nel simbolo e poi fanno pure gli offesi. Noi continueremo a camminare come ogni anno a fianco della città e dei familiari delle vittime. Ma fare la vittima contro le vittime vere, nel giorno stesso della commemorazione di una strage che ha fatto 85 morti e 200 feriti, dimostra che Meloni non è in grado di svolgere il suo compito, di guidare una comunità. Chi governa si deve fare carico di cucire le fratture, di sanare le ferite, non è mica normale che quelle famiglie abbiano aspettato 40 anni per vedere i processi. E invece Meloni fa il contrario: divide, spacca il Paese, mette gli uni contro gli altri. Cerca ogni giorno un nemico, un capro espiatorio, per coprire la mancanza di risposte e l’incapacità di questo governo».Qual è la storia che vorrebbero negare?«Le sentenze parlano chiarissimo: si è trattato di una strage di matrice neofascista con un chiaro intento eversivo che ha visto il coinvolgimento non solo di organizzazioni neofasciste ma anche di apparati deviati dello Stato».Ma non crede che la necessità di abbassare i toni sia reale?«Penso che il vittimismo sia la cifra politica di Meloni e che non riesca a trovarne un’altra nemmeno da premier, ma con il vittimismo non si governa un Paese. Non si porta il pane nelle tavole da cui manca, non si contrasta la povertà, non si rilancia la produttività e non si crea più lavoro. Si prendono invece in giro le persone, come sta succedendo in queste ore qui a Bologna coi lavoratori dell’Industria italiana autobus».Cos’è successo?«Che proprio il due agosto, nonostante il governo avesse garantito che sarebbe stata preservata la continuità lavorativa del sito, ai dipendenti è stato comunicato che dovevano trasferirsi tutti ad Avellino. Hanno indetto sciopero, adesso il ministro Urso dice di aver scongiurato il provvedimento che per ora è stato ritirato, ma l’azienda ha tenuto a precisare che la chiusura era nel piano industriale: come ci si può fidare di un governo così? Le nostre preoccupazioni sull’acquirente erano fondate, il controllo doveva rimanere pubblico, faremo una nuova interrogazione e vigileremo».Trova che il grado di litigiosità interna dopo le europee abbia superato il livello di guardia?«Le liti c’erano già, ma oggi sono più evidenti. Continuano a litigare e si dimenticano di governare: l’ultima questione è sugli extraprofitti che dividono Fratelli d’Italia da Forza Italia».Il governo ora nega che sia all’esame una misura per ottenere un contributo volontario da banche, assicurazioni, società energetiche.«Io posso dire che se si tratta di un contributo di solidarietà finalizzato alla sanità o al sociale noi saremmo pronti a valutarlo, ma questo governo non è credibile: l’anno scorso avevano annunciato la tassa sugli extraprofitti delle banche ed è finita con nemmeno un euro entrato nelle casse dello Stato. Immagino finirebbe così anche stavolta, prendendo in giro i cittadini».Le opposizioni si sono unite per il referendum contro l’autonomia differenziata e hanno già raccolto 500mila firme, ma ottenere il quorum è un’altra cosa. Non teme che mancarlo possa essere un grave colpo al tentativo di costruire l’alternativa?«La cosa che trovo più grave nell’atteggiamento del governo e della premier è il tentativo di dividere il Paese e la comunità. L’autonomia differenziata non aumenta le diseguaglianze solo tra Nord e Sud, ma tra centri urbani e aree interne. Sarà un problema anche per il Nord: ma se l’immagina le aziende che devono seguire un iter burocratico diverso per ogni Regione? È sostenibile l’idea di avere venti politiche energetiche diverse quando ne servirebbe una comune, europea, per provare ad abbassare le bollette alle famiglie e alle imprese che con la crisi energetica sono triplicate. Sono molto fiduciosa sul quorum, perché andare avanti con l’autonomia differenziata sarebbe un disastro per tutti. È solo uno scalpo che voleva la Lega per un disegno secessionista che non tenta più nemmeno di nascondere, e cui Fratelli d’Italia si è piegata per un accordo di potere che prevede in cambio il premierato».Crede che la premier sia ancora convinta di quella riforma?«Non lo so, ma noi lavoreremo per fermarla. L’elezione diretta del premier non esiste in nessun Paese del mondo, indebolisce la democrazia, i poteri del presidente della Repubblica e il Parlamento. Noi eravamo pronti a discutere di sfiducia costruttiva e legge elettorale, loro vogliono solo una riforma che concentra i poteri in mano al capo del governo, ma questa non è più democrazia».La decisione di Meloni di non sostenere la commissione Von der Leyen col voto di Fratelli d’Italia in Europa ha sorpreso molti. Crede che la premier stia scommettendo su una vittoria di Trump a novembre e su un rafforzamento dell’asse sovranista mondiale?«Bisognerebbe chiederlo a lei. Dall’opposizione io invece le chiedo conto di come, anteponendo le priorità del suo partito a quelle del Paese, stia isolando fortemente l’Italia. Perché questo è quello che è accaduto: se il disegno era quello di avere un peso maggiore in Europa, il risultato è l’esatto contrario».Ma quando la premier parla di odio politico e di un dibattito avvelenato che mette a rischio la sua incolumità, non crede abbia delle ragioni?«Penso che in Europa e non solo abbiamo visto episodi preoccupanti di violenza politica che va sempre condannata e contrastata da parte di tutte le istituzioni e di tutti i partiti. Contro la violenza politica dobbiamo essere tutti schierati e il Pd di certo lo è».Lei ha fatto la volontaria per la campagna di Barack Obama, cosa pensa dell’ascesa di Kamala Harris e delle possibilità dei dem americani di battere Donald Trump anche senza Biden e anche dopo l’attentato contro l’ex presidente degli Stati Uniti?«Il clima è cambiato, i democratici hanno fatto la scelta giusta e ritrovato slancio, negli Stati chiave sono testa a testa con Trump, che la teme. Kamala Harris ha esperienza e saprà mobilitare donne e giovani su questioni cruciali come la ripresa economica, il diritto a studiare senza indebitarsi, il diritto all’aborto sotto attacco dei repubblicani. Può vincere e noi speriamo di vederla presidente». —