Corriere della Sera, 3 agosto 2024
Tremano le Borse mondiali
Dopo la caduta di giovedì scorso un nuovo clamoroso scivolone dei prezzi dei titoli ha colpito i principali indici azionari mondiali. Senza arrivare a usare espressioni come il venerdì nero delle Borse, resta il fatto che l’arretramento dei principali listini è significativo: a Parigi il Cac 40 ha chiuso in calo dell’1,61%, a Londra il Ftse 100 dell’1,31%, a Francoforte il Dax 30 è arretrato del 2,33%, mentre Milano, che ha subito le perdite peggiori è giù del 2,55%, che va ad aggiungersi alla perdita del 2,68% registrata giovedì. In due sedute Piazza Affari ha perso circa il 5,23% bruciando oltre 40 miliardi di capitalizzazione, la sua peggiore performance da giugno. Considerando l’indice paneuropeo Stoxx 660 si osserva che a livello settoriale l’andamento peggiore spetta ai titoli della tecnologia (- 6%), seguiti dall’indice dei servizi finanziari (-5,2%) e dalle banche (-4,3%).
L’epicentro di questa correzione, tuttavia, va individuato negli Stati Uniti ed è da Wall Street che il «panic selling» si è diffuso a tutti i principali listini mondiali. La caduta dei titoli tecnologici (vedi articolo a fianco), è stata spesso a doppia cifra, come nel caso di Intel (quasi il 30%) e di Amazon (circa il 12%), mentre Apple ha sostanzialmente tenuto i valori della vigilia.
In realtà la caduta di Wall Street coinvolge anche agli indici non tecnologici, come l’S&P500, in calo del 2,2%, il peggior arretramento dal 2022, il Dow Jones, giù di oltre il 2% e il Russell delle medie capitalizzazioni a stelle e strisce, in discesa di oltre il 3,5% in finale di seduta. Gli analisti considerano emblematico il forte calo del Russell 2000 che rappresenta l’ossatura industriale del Paese, segno che la caduta dei tecnologici racconta solo una parte dello scivolone del mercato azionario statunitense.
Alla base del pessimismo degli investitori ci sono alcuni segnali di recessione fino ad ora sottovalutati dagli economisti ma che sono balzati agli occhi con la comunicazione degli ultimi dati sulla disoccupazione e sulla crescita dei nuovi impieghi nel Paese. Il Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti ha infatti comunicato ieri che le imprese hanno creato solo 114mila nuove posizioni a luglio, portando la disoccupazione al 4,3%, contro una stima che accreditava il numero dei senza lavoro al 4,1%. Questi dati segnalano un continuo raffreddamento del mercato del lavoro, ha riferito ieri il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti. La crescita dell’occupazione totale non agricola a maggio è stata rivista al ribasso di 2mila unità, arrivando a 216mila, e anche la variazione per giugno è stata ridimensionata di 27unità.
Gli effetti di questi timori di recessione negli Stati Uniti hanno avuto un impatto importante anche sul mercato del reddito fisso, dove hanno spinto i rendimenti del titolo del Tesoro a due anni sotto il 4%, ai minimi dell’anno, facendo crescere le aspettative del mercato di tagli ai tassi d’interesse di oltre 75 punti base entro fine 2024, secondo una nota di Citi. Secondo gli analisti della banca, la Federal Reserve taglierà i tassi di 25 punti base, probabilmente, a ogni riunione durante questa fase di rallentamento economico. Inoltre, la Fed «potrebbe tagliare i tassi di 50 punti base in uno o più meeting se dai dati emergesse un’accelerazione nel rallentamento» economico. Molte banche di Wall Street, incluse Bank of America, Jefferies e Evercore ISI, hanno cambiato le loro previsioni dopo il rapporto sull’occupazione. «Ora, prevediamo tagli a settembre e dicembre. Inoltre, abbiamo abbassato il tasso terminale del prossimo ciclo di alleggerimento al 3,25%-3,5%, in calo di altri 25 punti base dalla precedente previsione», ha commentato Bank of America. Al momento, i tassi sono al 5,25%-5,50%. Il calo dei rendimenti del reddito fisso ha colpito anche le emissioni in euro con il Bund a 10 anni sceso a un rendimento del 2,13%. L’ampliamento dello spread Btp Bund a 150 punti ha invece permesso al Btp a dieci anni di mantenere pressoché invariato il rendimento al 3,63%.