Corriere della Sera, 3 agosto 2024
A Patti un uomo col perone fratturato è stato ingessato con del cartone. In ospedale non avevano altro
Che un banale se pur rovinoso incidente in moto l’avrebbe fatto diventare un personaggio non poteva proprio immaginarlo. Mai avrebbe creduto che sarebbe stato preso d’assalto dai giornalisti e, tantomeno, che avrebbe ricevuto la telefonata del presidente della Regione Renato Schifani, pronto a scusarsi a nome della sanità siciliana per la tragicomica vicenda di cui è stato protagonista. «È cominciato con una caduta dalla moto sabato. Sono finito a terra quasi da fermo sbucciandomi un ginocchio, ma presto ho cominciato ad avere un forte dolore alla caviglia», racconta Elia Natoli, un ragazzone di 30 anni che col padre e il fratello gestisce un centro di simulazione di rally a San Piero Patti, in provincia di Messina. La sua odissea comincia così, con una tappa inutile alla guardia medica, dove non avendo acqua ossigenata, si limitano a pulirgli la ferita con una garza e a mandarlo al pronto soccorso di Patti, centro di 13 mila abitanti poco distante. Elia cerca di farsi notare in astanteria, ma arrivano diversi malati gravi, tutti con codice rosso, quindi si siede su una sedia e attende.
«Il dolore aumentava, ma nessuno mi visitava», racconta. Intorno all’una di notte, dopo circa sei ore, una dottoressa, mossa a compassione, gli dà udienza e l’accompagna a farsi una radiografia. «Gli esami hanno diagnosticato la frattura del perone e mi hanno detto che era necessario ingessare». E qui viene il bello, bello si fa per dire. «Il medico va nella farmacia dell’ospedale a prendere le stecche, ma scopre che non ce ne è più neppure una – racconta il ragazzo – Io stavo sempre peggio. Il personale non sapeva davvero come fare, fin quando uno ha avuto l’idea di usare del cartone accatastato vicino ai rifiuti speciali». Dieci minuti e l’ingessatura casalinga era fatta.
Il ragazzo viene anche medicato e dimesso – è il padre ad accompagnarlo nell’andirivieni tra ospedali della provincia – con l’invito a farsi vedere il lunedì dall’ortopedico. Elia torna a casa e resta immobile col piede steccato artigianalmente per tutta la domenica, ma il cartone a fine serata cede e i dolori tornano. «A quel punto abbiamo chiamato una dottoressa amica di famiglia che mi ha messo in contatto con l’associazione della Misericordia – ricorda – Sono stati loro a procurarmi delle stecche vere e, come in un film, in videochiamata col medico che gli dava istruzioni, il responsabile dell’associazione mi ha ingessato». L’avventura di Elia termina lunedì quando, sempre accompagnato dal padre, si guarda bene dal tornare in ospedale e va a Messina in un centro privato dove per 200 euro lo visitano e lo steccano. «Tornato a casa ho ricevuto la chiamata di Schifani – racconta – Pensavo fosse uno scherzo e gli ho chiuso il telefono in faccia, poi mi ha richiamato mio padre per dirmi che era scoppiato un putiferio in ospedale. A quel punto ho cercato il presidente che si è scusato a nome della Regione dicendomi che avrebbero provveduto a tutto. Solo che io avevo già risolto nel privato». Elia non ce l’ha con i medici. «Fanno quel che possono, ma non hanno risorse – dice —. Il problema è che se al mio posto ci fosse stato un anziano, magari col femore rotto, forse ora piangeremo un morto». Sul caso, presto diventato politico, Schifani e l’assessore alla Salute della Regione siciliana Giovanna Volo annunciano di voler andare a fondo intanto, con l’invio degli ispettori all’ospedale di Patti. Mentre la direzione dell’ospedale ha convocato l’ingegnoso medico per lunedì.