Corriere della Sera, 1 agosto 2024
I sette aerei della libertà. Scambio Mosca-Occidente
«Questo scambio di prigionieri è emblematico della nostra nuova era, in cui gli Stati autocratici sponsor del rapimento di ostaggi cercano di condizionare i rivali», scrive il Wall Street Journal commentando la liberazione ieri del suo inviato in Russia, il 32enne Evan Gershkovich, dopo oltre un anno di «false accuse di spionaggio».
Il commento del quotidiano americano ben riassume la morale di questo che è platealmente definito «il più importante scambio di prigionieri tra Russia e Stati Uniti dalla fine della Guerra fredda». In sintesi: nell’era dell’inasprimento delle relazioni tra Est e Ovest a causa della guerra in Ucraina, il regime di Putin arresta a piacimento innocenti giornalisti stranieri o dalla doppia cittadinanza, oppositori politici, semplici turisti, per poi utilizzarli come ostaggi da liberare in cambio di killer, criminali e agenti russi condannati in Occidente. In tutto 24 prigionieri: 16 rilasciati dalle carceri russe e della Bielorussia in cambio di 8 da quelle di 5 Paesi occidentali: Stati Uniti, Germania, Polonia, Slovenia, Norvegia.
Le trattative duravano da mesi e si sono concretizzate grazie alla mediazione della Turchia. Ieri 7 aerei provenienti da Stati diversi sono atterrati a Ankara. L’intesa è fonte di ovvia felicità per le famiglie dei prigionieri, oltreché di sollievo per i loro governi. Joe Biden la presenta come una vittoria diplomatica. Da tempo il presidente americano aveva promesso che, entro il voto del 5 novembre, avrebbe fatto del suo meglio per liberare i concittadini incarcerati e i sostenitori dei diritti civili in Russia (almeno quelli dalla doppia cittadinanza) ingiustamente perseguitati dalla dittatura di Putin. «Sono in volo verso casa. Il loro brutale calvario è finalmente terminato, sono liberi», ha dichiarato durante una conferenza stampa attorniato dai famigliari dei liberati e citando quelli di cittadinanza americana per nome. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto come invece la «difficile» decisione di rilasciare un presunto agente dell’Fsb condannato per omicidio ha «salvato delle vite». «Nessuno ha preso alla leggera la decisione di trasferire un assassino condannato all’ergastolo dopo pochi anni», ha detto Scholz che poi ha ricevuto i ringraziamenti telefonici di Biden.
Lo snodo Ankara
In Turchia arrivati i voli da Russia, Bielorussia, Usa, Germania, Polonia, Slovenia e Norvegia
Ma anche il presidente russo può presentare l’accordo come un successo del suo regime. Da ex dirigente nato e cresciuto nel Kgb sovietico, Putin ha sempre promesso il più determinato sostegno ai suoi agenti ed emissari nel mondo, ma non ha mai nascosto la ferrea volontà di eliminare i «traditori» ovunque trovino rifugio. Una filosofia ben riassunta ieri dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha dichiarato: «Penso che tutti i nemici debbano restare all’estero e che tutti coloro che non lo sono possano tornare». Non a caso tra i liberati eccellenti appena tornati a Mosca c’è il sicario 58enne Vadim Krasikov, che i tribunali tedeschi avevano messo in carcere per l’assassinio nel 2021 di un quarantenne georgiano che aveva chiesto asilo a Berlino. Altri russi liberati sono Vadim Konoshchenok, accusato di riciclaggio di denaro sporco; l’hacker Vladislav Kljushin; il truffatore di carte di credito Roman Seleznev. Tra gli oppositori russi liberati da Mosca si trovano invece l’intellettuale Vladimir Kara-Murza; il premio Nobel per la pace Oleg Orlov e Lilia Chanysheva ex collaboratrice di Navalny. Le organizzazioni europee per i diritti umani sottolineano che comunque le carceri russe racchiudono ancora migliaia di dissidenti di cui è quasi impossibile conoscere la sorte.