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 2024  agosto 01 Giovedì calendario

La breve estate felice di Kafka

Fu un’estate felice per Kafka, nel 1907 a Trest, in Moravia, ma breve, appena sei giorni. Fino a qualche anno fa, i giornali italiani e tedeschi dedicavano pagine ai politici in vacanza. Di questi tempi incerti, meglio di no e la Frankfurter Allgemeine pubblica un lungo articolo sulla vacanza di Franz Kafka, a 24 anni, dallo zio Siegfried Löwy, medico condotto a Landarzt che oggi ha 6mila abitanti, a 150 chilometri da Praga. Il giovane ha un buon rapporto con lo zio, che non è di molto più anziano. Si è laureato nel 1899, e invece che in città ha preferito aprire lo studio in provincia. I suoi pazienti lo stimano, anche se parla poco, ha un carattere chiuso e riservato, non è sposato, e non ha amici. Zio e nipote, sono simili, e si intendono.
Franz preferisce confidarsi con Onkel Siegfried, il fratello della madre Julie, non ha confidenza con il padre Hermann, dispotico e poco comprensivo, lo rimprovera di continuo. Franz non sa ancora che fare, è preoccupato per il futuro, ha studiato chimica e poi legge, ed è praticante al tribunale regionale, a fare un lavoro che non gli piace.
Kafka descrive i giorni a Trest in una lettera all’amico Max Brod. Dorme a lungo, lo zio gli presta volentieri la motocicletta con cui va in visita ai pazienti, una rombante Laurin&Clement. Evidentemente il Landartz non ha molto da fare, gli abitanti lo apprezzano, e fa di tutto, anche il dentista, quando serve.
Il nipote va a nuotare in un lago, dopo giace nudo nell’erba. Trova il tempo per andare alla sinagoga, tre minuti a piedi da casa dello zio, al ritorno si ferma alla Kneipe, l’osteria, per bere, confida, molta birra. L’appartamento è al primo piano, i mobili sono solidi e antichi, lo studio medico al pianterreno. La casa, dalle finestre verdi, è sempre di proprietà privata, anche se il municipio vorrebbe comprarla. Un busto in bronzo ricorda l’illustre ospite.
Franz gioca a biliardo e aiuta i contadini a falciare l’erba, e a mettere al riparo il bestiame, mucche e capre, quando si avvicina un temporale. Avrà un flirt con una ragazza di Praga, anche lei in vacanza dai parenti.Hedwig Weiler, 19 anni, anche lei ebrea, viene da Leopoldstadt, vicino a Vienna, è spigliata, parla volentieri, è socialdemocratica, Kafka ammette che non è una bellezza, anzi piuttosto bruttina, piccola, rotondetta, le guance rosse, e le gambe tozze. Però di notte, pensa spesso a lei, e se ne innamora.
Compiono lunghe passeggiate, passano davanti al municipio e al castello, e oltre il ponte raggiungono il grande parco, da cui si domina il paese e i campi intorno. Quando all’orologio del castello suona la mezzanotte, si lasciano e si danno appuntamento per il giorno dopo. La casa dello zio si trovava i margini del quartiere ebraico. La Kneipe di Franz è sempre aperta. L’ospedale è stato trasformato in albergo. La sinagoga durante la guerra divenne un magazzino.
I nazisti nel 1942 deportarono 129 ebrei, sopravvissero in nove, non tornarono al paese, emigrarono in America o in Australia. Di rado giungono in vacanza i nipoti. Nel paese, erano contadini o lavoravano nella fabbrica di tessuti. Oggi una piccola impresa produce seta artificiale.
Franz e Hedwig si scambiarono 14 lettere. La ragazza vuole continuare la relazione nata in estate, lui è restio, preoccupato per il lavoro, in ottobre entra alle Assicurazioni generali, non andrà a Vienna come promesso, e Hedwig non andrà a Praga, nel 1909 il rapporto finì.
La ragazza nel 1917 sposò l’ingegnere Leopold Herzka, conosciuto in vacanza a Trest. Franz nell’estate del 1917 di notte avrà un’emorragia, si è ammalato di tubercolosi, morirà nel ‘24. Lo zio si trasferì a Praga nel 1932, dove visse sempre da solo. Dieci anni dopo si tolse la vita, il giorno prima di venire deportato. A Tresch (secondo la pronuncia tedesca, ndr), nessuno oggi lo ricorda. Hedwig morirà nel 1953 a Vienna.
L’autrice dell’articolo, Anna Nowaczyk, non cita una novella che Kafka scrisse nel 1917 e pubblicato l’anno dopo, Der Landarzt, ispirata dallo zio, anche se la storia surreale scritta in prima persona ha poco a che vedere con Siegfried Löwy. Il nipote ricorda, o inventa, una vecchia tradizione della Moravia: il dottore è obbligato dai parenti a spogliarsi e a giacere nudo accanto alla malata che dovrebbe salvare. E il medico condotto pensa che la vita è sorprendentemente corta.