la Repubblica, 2 agosto 2024
Biografia di Domenico Modugno
«Quando penso a lui mi viene alla mente il titolo del libro di Carlo Levi, Il futuro ha un cuore antico, perché Domenico Modugno, che nella musica è stato un rivoluzionario, si è portato dietro il cuore antico dell’Italia» dice Giancarlo Governi. «Si affaccia in un’Italia che stava diventando un Paese industrializzato. Anche il suo grande successo cantato nel mondo, Nel blu dipinto di blu,con cui spiccò il volo a Sanremo nel 1958, fa pensare al Paese che cominciava a volare».
Il libro di cui è autore con Leoncarlo Settimelli, Mister Volare – La rivoluzione di Domenico Modugno (Vallecchi), riedizione a trenta anni dalla morte del grande artista, è la biografia romanzata di un italiano speciale. Modugno muore il 6 agosto 1994, a 66 anni. Era nella sua casa di Lampedusa affacciata sulla spiaggia dei Conigli, che amava tanto. Aveva definito quel luogo incantato “la piscina di Dio”. Dieci anni prima era stato colpito da un ictus che aveva cambiato la sua vita, mentre registrava lo show di Canale 5 La luna nel pozzo.
Chissà se i ragazzi che ascoltano
Meraviglioso oVecchio frac cantate con tanta ispirazione da Giuliano Sangiorgi, sanno che sono successi di Modugno. Attore, cantante, showman, innamorato della musica (martedì Rai 1 ripropone Volare – La grande storia di Domenico Modugno la bella miniserie di Riccardo Milani interpretata da Giuseppe Fiorello e Kasia Smutniak nel ruolo della moglie Franca Gandolfi), è stato un visionario. «Il suo è il romanzo di una vita inquieta, era un ragazzo pieno di talento. Difficile riassumere la personalità di Modugno» spiega ancora Governi, «nasce attore, va a Cinecittà in cerca di particine, poi a un certo punto entra con una borsa di studio al Centro sperimentale raccontando una barzelletta, era digiuno di parti e interpretazioni. Ma è fantasioso, pieno di risorse e con una barzelletta conquista tutti. Deve mantenersi a Roma, nella sua testa ci sono le canzoni che scrive. Le canta in una trattoria frequentata da artisti, pittori e intellettuali a Via Margutta. Lì incontra Walter Chiari, che è il redel teatro leggero: per la rivista Controcorrente lo prende a fare i siparietti. Quando si cambiava scena veniva fuori Gino Bramieri che raccontava le barzellette mentre Mimmo cantava. Dal Teatro dei Satiri, approdano al Sistina».
Il giovanotto di Polignano a Mare che si spaccia per siciliano sa cosa vuole, ha ereditato la passione per la musica dal padre Cosimo «che ha fatto mille mestieri e non ha avuto fortuna neanche da emigrato...» scrive Governi nel libro. «Soltanto nell’età matura aveva avuto il suo posto fisso, quello di capoguardia municipale di San Pietro Vernotico». A Roma Modugno frequenta una bellissima ragazza che sogna di fare l’attrice, come lui, Franca Gandolfi. Diventerà sua moglie nel 1955 (da lei ha avuto tre figli: Marco, Massimo e Marcello). «La carriera è incredibile» continua Governi, «i suoi brani in dialetto pugliese venivano scambiati per siciliani. In questa piccola bugia, c’è anche lo zampino di Frank Sinatra, che nel 1953 ascoltòNinna nanna di Mimmo alla radio: “Bella questa canzone siciliana, vorrei lo spartito per poterla cantare”. Perché contraddirlo? Poi non la incide ma crea curiosità. Modugno canta un mondo rurale, ancestrale, dove gli animali soffrono e amano – Lo pisce spada – e brani moderni, poesie. Quando penso a lui, ripenso a Claudio Villa, a artisti immensi come la Magnani, Totò, Mastroianni, Monica Vitti, Gabriella Ferri. Cuore e talento. Appartenevano a un’altra Italia... L’Italia è proprio cambiata».
La vita da romanzo di Modugno da Polignano ai successi internazionali (due Grammy con Nel blu dipinto di blunel 1959), ha un epilogo amaro, la malattia che lo inchioda, gli anni difficili per riprendersi. «Colpisce il capitolo finale», dice Governi «quando si ammala dopo aver accettato sciaguratamente l’offerta di Berlusconi di condurre La luna nel pozzo su Canale 5. Franca non voleva che accettasse, lo chiamava mentre continuava a trattare. Un artista grande come lui sentiva che stava passando, forse teneva di essere dimenticato. Quando finì sulla sedia a rotelle dopo l’ictus, lui che era un combattente, si sentì perso. Andava a Lugano a fare una fisioterapia particolare e una sera, spinto dalla moglie in carrozzina, passano davanti a una pizzeria italiana. Ci sono gli scalini per entrare, pensano di andare da un’altra parte. Escono i camerieri: “Ma scherza? La portiamo noi”. Un gesto gentile ma si sente ferito all’idea, prende il bastone e si alza. La rinascita parte da quella pizzeria ma non canta più. Canterà solo per il Partito radicale, quando intona Volare tutti lo seguono. Dedicherà il resto della vita ai diritti degli ultimi.Un nuovo Modugno».