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 2024  agosto 02 Venerdì calendario

Intervista Khaby Lame

Il New York Times lo ha definito «l’Everyman» dell’internet, l’uomo comune. Per Forbes,il suo silenzioso linguaggio universale ne fa il «Charlie Chaplin dell’era digitale».Da due anni Khaby Lame è il TikToker più seguito al mondo: 163 milioni di follower, conquistati dalla mimica espressiva e dallo sguardo bonario con cui prende in giro i contenuti più assurdi che circolano sui social e li trasforma in un intrattenimento rassicurante. Ma il 24enne di Chivasso, arrivato dal Senegal alla periferia di Torino quando aveva solo un anno, guarda il successo con lo stesso disincanto di quando, insieme alla famiglia, divideva in sette un appartamento di due sole stanze: «Essere primo o secondo non mi interessa. Mi piace far divertire le persone», garantisce.Timido e riservato, schiva la mondanità e irumors, tanto da chiudersi nel riserbo più totale sulla fine del matrimonio con la modella Wendy Thembelihle Juel, concluso lo scorso maggio a pochi mesi dalle nozze. Allo stesso modo vive anche la consacrazione nell’Olimpo delle star di Hollywood con il suo primo film da protagonista, “00Khaby”, con cui passerà presto dal piccolissimo al grande schermo.Un ricordo felice di quando era bambino?«I tornei di calcio nel cortile delle case popolari. O quando d’estate mangiavo le pannocchie con i miei amici, le prendevamo in un campo vicino e le arrostivamo».Si immaginava già attore?«Sì, ricordo che guardavo “Il principe di Bel Air” e pensavo che un giorno mi sarebbe piaciuto far ridere gli altri come Will Smith faceva ridere me».Alla fine l’ha incontrato.«Mi ha anche invitato a fare un cameo nel suo film, “Bad Boys”. Se lo immagina? E mi ha dato dei consigli per il futuro».Che le ha detto?«Di restare umile. E che la chiave ditutto è la tenacia, il resto viene da sé».Si definisce tenace?«Sì, perché sono cresciuto vedendo la costanza della mia famiglia. Mio padre mi ha insegnato che anche se lavi i piatti devi essere il migliore a farlo».Ha mai lavato i piatti?«Ho fatto di tutto. Finita la scuola facevo il muratore di giorno e il lavapiatti di sera, poi ho lavorato per Amazon, ho fatto il lavavetri, il meccanico...».La pagavano bene?«Prendevo quello che mi davano e non mi lamentavo. Grazie a Dio riuscivo ad aiutare i miei genitori».È stata una vita di sacrifici?«Loro hanno sempre lavorato duro.Mia mamma andava a fare le treccine in spiaggia e rimaneva sotto il sole per ore. Prima di finire la scuola ero io a prendermi cura dei miei fratellini».Ha mai pensato di non avere le stesse possibilità degli altri?«No, ho sempre saputo di voler fare grandi cose. Quando mi hanno licenziato dal lavoro in fabbrica durante la pandemia l’ho presa come un’opportunità e ho scaricato TikTok. Ma se non fosse arrivata subito la fama mi sarei iscritto a una scuola di recitazione».Invece è arrivata. Tanti altri hanno iniziato sui social durante il Covid, ma nessuno ha raggiunto i suoi risultati. Fortuna?«In quel periodo c’erano tante cose strane sul web, ma nessuno le raccontava con ironia. Credo abbiano funzionato il tempismo e la scelta di stare in silenzio, così i video possono arrivare in tutto il mondo».Dal caso Balocco si parla tanto di crisi degli influencer, la preoccupa?«No, c’è sempre il cinema».Sogna l’Oscar?«Certo».E dopo quello?«Il Nobel per la pace».Ambizioso.«Mi piacerebbe usare i miei soldi per aiutare gli altri. Tanto non posso portarli nella tomba».E i suoi sono tanti: un guadagno stimato di oltre 16 milioni di dollari. È riuscito a gestirli?«Dopo alcuni problemi ho deciso di affidarmi a mio padre, ora fa tutto lui».Come li ha spesi?«Comprando una casa per i miei genitori a Milano».E per se stesso?«Ho preso un appartamento in un condominio, abbastanza grande per me e mio fratello».A Milano?«Non è una città che mi piace, ma preferisco non dire dove si trova. In ogni caso non ci sto quasi mai, adesso sono a Los Angeles da diversi mesi».Da lei è quasi mezzanotte, quindi. Stanco?«Sono abituato a stare sveglio fino a tardi».Gira per i club?«Non mi è mai piaciuto andare a ballare, è una cosa che non è cambiata. Però la città l’ho visitata ed è esattamente come la vedevo nei film o giocando alla PlayStation.Dopo anni di GTA mi sembrava di conoscerla già».E cosa fa a quest’ora di solito?«Leggo un sacco di manga, One Piecesoprattutto. E lavoro».A cosa?«Ho iniziato a riscrivere alcune scene di “00Khaby”, una action comedydiretta da Marco Belardi, sarò un agente segreto. E sto scrivendo a quattro mani le scene del mio primo film drammatico, “The Jet”, insieme al mio manager Nicola Paparusso. Ègrazie a lui che sono arrivato al cinema».Di che parla?«Della storia di Tommie Smith, velocista e medaglia d’oro ai Giochi olimpici di Città del Messico 1968, quello che alzò il pugno in aria con il guanto nero. È ancora vivo, andremo a intervistarlo».Ha mai scritto prima?«No, mai. Ma mi piace. Poi ad agosto sarò anche ospite di Robert Redford per un corso di regia».E la recitazione?«Mi sto allenando tanto per l’inizio delle riprese a settembre, non voglio improvvisare. Soprattutto per l’inglese, perché il cast di 00Khaby sarà internazionale e di alto livello.Non posso ancora dire niente, ma sorprenderà tanta gente. Faccio anche molto esercizio fisico, vorrei provare a non avere controfigure».Come sta andando?«Bene, ma è difficile. Forse di tanto in tanto uno stuntman mi servirà (ride,ndr.)».Dicevamo, quindi, niente vita mondana. È una persona solitaria? Teme che gli altri si approfittino di lei?«Non mi definirei solitario. Però sì, all’inizio è stato più difficile. Adesso per capire se una persona è sincera mi basta guardarla».Le manca qualcosa della sua vita di prima?«Sì, ma adesso sono concentrato sul cinema. È il mio primo film e devo dare tutto, far vedere che non sono fatto solo per TikTok».Cosa le manca?«Davvero tante cose…Ma preferisco non pensarci, ho una fortuna immensa e non voglio sprecarla con pensieri negativi».È musulmano praticante. Per cosa prega?«Perché la mia famiglia stia bene».Aspettano ancora la cittadinanza italiana?«Sì, ma è in corso di definizione».Lei l’ha ricevuta nel 2022. Le è dispiaciuto averla solo quando è diventato famoso?«Non so neanche se dirmi contento o no, perché c’è chi la meriterebbe più di me e non ce l’ha ancora.Sicuramente il passaporto italiano mi ha aiutato a viaggiare per lavoro».Ha mai votato?«Purtroppo non ancora. Non ci sono riuscito per il lavoro».Si sente più italiano adesso?«Ho passato tutta la vita qui, mi sono sempre sentito italiano. Non mi serve un foglio di carta a ricordarmelo».