la Repubblica, 2 agosto 2024
Carini si arrende dopo due destri e quarantasei secondi
Quarantasei secondi. Il match del primo turno del torneo olimpico di boxe dei 66 kg tra Angela Carini e l’algerina Imane Khelif non è arrivato neppure al gong della prima ripresa. Dopo due destri devastanti, uno in pieno viso, un altro alla punta del mento, la pugile di Afragola, 25 anni, Fiamme Oro, ha deciso di lasciare il ring tra le lacrime. Un primo stop per prendere fiato, il secondo definitivo. All’angolo azzurro il coach Emanuele Renzini ha chiesto all’arbitro guatemalteco di fermare l’incontro, evento rarissimo nella boxe femminile a livello olimpico. Il match contro Khelif era stato preceduto da una ridda di polemiche riguardanti l’identità sessuale dell’algerina, i suoi pregressi (l’Iba, la federazione mondiale della boxe, l’aveva squalificata dai Mondiali 2023 per esami medici non meglio precisati che non rispettavano i criteri per l’accesso alle categorie femminili, ma il Cio l’aveva comunque ammessa al torneo di Parigi). Proprio il Comitato olimpico internazionale, in un comunicato, ha commentato la decisione dell’Iba come arbitraria, avvenuta senza le giuste procedure: «L’aggressione mediatica nei confronti di Khelif è basata su quella decisione impropria». Al termine del match, Carini si è inginocchiata, senza salutare l’avversaria, come invece avviene di prassi.
Ma è la destra che in qualche modo tiene aperto il ring, trasformando la contesa sportiva in una partita politica, rianimando l’antica disputa sulla (inesistente) «teoria gender». È una mossa studiata da FdI, un approccio già anticipato alla vigilia dell’incontro dai giornali del gruppo Angelucci e in generale della galassia sovranista. Esponenti di spicco della Lega, a partire da Roberto Vannacci, ma anche l’ex senatore Simone Pillon, da giorni avevano provato ad agganciare il tema alle Olimpiadi parigine, dunque “di Macron”, rilanciando una foto truccata in cui alcune nuotatrici avrebbero indossato un costume con scritto all’altezza delle parti intime «not a dude», non un ragazzo. Scritta che nella realtà sui costumi non c’è mai stata. Lo scontro con l’algerina Khelif ha rinfocolato la narrazione.
Tutta FdI si è mobilitata, con comunicati, post, lanci alle agenzie stampa in batteria. A cominciare da Giorgia Meloni, che atterrata a Parigi, per visitare Casa Italia, ha parlato di «gara non ad armi pari», rivendicando di non essere «d’accordo con la scelta del Cio, perché con i livelli di testosterone nel sangue dell’atleta algerina la gara non sembra equa. E gli atleti che hanno caratteristiche genetiche maschili, non devono essere ammessi alle gare femminili». Riecco l’«ideologia gender» rilanciata sui social da FdI: «Le tesi estreme – l’attacco di Meloni – incidono sui diritti delle donne». Poco dopo la premier ne ha discusso col presidente del Coni, Giovanni Malagò, che qualcuno dentro FdI, a microfonispenti, già contesta, perché non si sarebbe «speso abbastanza col Cio». Il rinnovo dei vertici del Comitato olimpico nazionale è tra meno di un anno. Meloni ha scelto di fare del “caso Carini” il perno della sua trasferta d’Oltralpe. In serata, accompagnata dal ministro allo Sport, Andrea Abodi, ha incontrato l’azzurra, postando una foto sui social in cui l’accarezza, con questo messaggio- didascalia: «So che non mollerai, Angela, un giorno guadagnerai quello che meriti. In una competizione equa». Tutta FdI è già schierata da ore su questa linea, coi ministri Roccella, Sangiuliano e Santanché, che come altri “Fratelli” si riferisce a Khelif come a «un transgender». Scientificamente non è così. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, già da mercoledì era intervenuto, parlando di «transgender algerino contro una donna italiana». Poi ha tirato in ballo, su X, l’ex senatricePd Monica Cirinnà («per chi tifa?») e poi ancora, a incontro finito, ha invitato Carini in Senato, «per abbracciarla». FdI ha tutta l’intenzione di continuare a soffiare sul caso. L’europarlamentare Elena Donazzan ha presentato un’interrogazione alla Commissione Ue.
Mentre la Lega, per non farsi scavalcare a destra, chiama in causa il ministro Abodi, chiedendogli di «relazionare in Aula». Salvini ha fatto sapere di avere «scritto» all’azzurra, dopo essersela presa coi commentatori Rai «distratti», coi «burocrati» del Cio e naturalmente con l’organizzazione dei Giochi francesi «tutto fuorché olimpica». Sia Elly Schlein che Giuseppe Conte evitano di alimentare la polemica, mentre il verde Angelo Bonelli ricorda che l’atleta algerina «non è transex: accade che ci siano persone, anche donne, che hanno una concentrazione di testosterone alta».