Corriere della Sera, 1 agosto 2024
«Notti olimpiche»? Sembra un programma del secolo scorso
«Notti olimpiche» condotto da Iacopo Volpi sembra un programma del secolo scorso, come se il tempo non fosse mai passato. Conduzione paludata e formale, ex atleti ospiti con obbligo di essere brillanti e un po’ ripetitivi, voce ufficiale del Coni, presenza fissa di Simona Rolandi, un’atmosfera che sa di chiuso, complicità da Circolo Canottieri Aniene.
Non si esce da quella triste e tetra metafora dell’«usato sicuro». Usato sì, ma per niente sicuro. Era mal combinato ed evanescente, ma almeno «Il circolo degli anelli» di Alessandra De Stefano (ora corrispondente da Parigi) aveva un suo grado di follia che sparigliava le carte.
Quelli di Eurosport, tanto per fare l’ovvio paragone, non hanno alle spalle l’esperienza e la tradizione della Rai, eppure danno l’impressione di vivere nell’attualità, di essere più attenti al racconto delle gare, di essere più distanti dai condizionamenti dell’ambiente romano. Conoscono il mestiere.
È vero che hanno un dispiegamento di dieci canali lineari, è vero che promettono oltre 1.000 ore di gare in diretta su Discovery+ (anche su Dazn e TimVision), ma se prendiamo un programma come «Place d’Italie», condotto da Marco Cattaneo in diretta da Casa Italia (EuroSport2, canale 211 di Sky, ore 23), ci accorgiamo della grande differenza con «Notti olimpiche». C’è più professionalità, più attenzione alla prestazione degli atleti, più compostezza.
Due esempi. Su Rai2, l’intervento dell’ex schermitrice Elisa Di Francisca, a proposito delle dichiarazioni della nuotatrice Benedetta Pilato, è parso fuori luogo, non da Rai. Peggio ancora la giustificazione: «Quella frase è infelice, ma io son così, senza filtri», come se l’autorevolezza del conduttore le fosse del tutto indifferente.
Su Eurosport l’ex schermitrice Margherita Granbassi si è comportata con altro stile, cercando di smorzare le polemiche e rendere omaggio alla medaglia d’argento di Filippo Macchi.
Ma la vera differenza è che «Place d’Italie» è piena di racconti sulle imprese degli atleti, ha come unico obiettivo il cuore delle Olimpiadi e sembra sorretta di una visione più internazionale.