Corriere della Sera, 1 agosto 2024
David Ermini, ex vice presidente del Csm, neopresidente di Sininvest, si è dimesso dalla direzione nazionale del Pd per le polemiche seguite alla nomina
Il Pd gli aveva chiesto un passo indietro da Spininvest? L’avvocato David Ermini, ex parlamentare ed ex vicepresidente del Csm, ha deciso di dimettersi, ma dalla direzione nazionale del Pd.È stato lo stesso Ermini a rendere nota la sua decisione: «Durante una telefonata con il presidente del Pd Stefano Bonaccini ho a lui manifestato il mio sincero stupore e la mia amarezza per le strumentalizzazioni che sono state fatte e che continuano sul mio ruolo nella direzione nazionale». Il riferimento è alla ridda di polemiche che si sono sollevate dopo che l’assemblea dei soci di Spinvest lo ha nominato per tre anni (sembra per un compenso di circa 100 mila euro l’anno lordi) alla presidenza della holding dell’imprenditore della logistica portuale genovese Aldo Spinelli e di suo figlio Roberto, che sono entrambi indagati (Aldo è ai domiciliari) nell’inchiesta che ha portato all’arresto in casa anche dell’ex governatore Giovanni Toti. Proprio da Spininvest sono partiti 74 mila euro per i comitati elettorali di Toti che i pm di Genova considerano tangenti in cambio di favori.
La nomina di Ermini, considerato una figura di garanzia per l’alta caratura professionale e personale, aveva spinto Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia e candidato in pectore alle Regionali anticipate al 27 e 28 ottobre dopo le dimissioni di Toti, a chiedergli di valutare «l’opportunità di una rinuncia». La presa di posizione di Ermini non si era fatta attendere. Aveva detto di aver accettato di prestare la sua «opera professionale per accompagnare un nuovo percorso in grado di garantire continuità al gruppo industriale, nel segno della trasparenza e della legalità e anche a tutela e garanzia delle centinaia di lavoratori e del loro posto di lavoro». Rivolto a chi teme che la sua presenza possa aleggiare sul corso della giustizia, aveva replicato che «le vicende processuali non entrano in alcun modo nella mia scelta. I processi faranno il loro corso e sono noti l’equilibrio e la competenza dei magistrati genovesi a cui va il mio profondo rispetto».
Sono i maldipancia nel Pd ad aver colpito Ermini: «Non avrei mai pensato che assumere un incarico professionale potesse suscitare imbarazzi, che risentono evidentemente della situazione e del clima a Genova e in Liguria», dichiara. E spiega: «Poiché non voglio creare alcuna difficoltà al Pd, ho riferito al presidente Bonaccini che lascerò la direzione nazionale». La risposta di Bonaccini arriva a stretto giro: «Ringrazio David Ermini perché, con la scelta di dimettersi toglie di mezzo polveroni, incomprensioni e strumentalizzazioni». E riconosce che si tratta di una vicenda che vede coinvolto Ermini «nella sua veste esclusivamente professionale» ed in cui la concomitanza con le prossime elezioni «ha indubbiamente provocato il cortocircuito». Per questo, il suo gesto «va apprezzato e conferma la sua correttezza sia sul piano professionale sia su quello politico, che peraltro ha sempre caratterizzato il suo agire nelle istituzioni». Orlando non vuole tornare sulla questione: «Quello che dovevo dire l’ho detto ieri ad Ermini».
Toni più smorzati di quelli caustici del giorno prima dal M5S (si lavora al campo largo) che, con il coordinatore ligure Roberto Traversi, considera le dimissioni «un atto dovuto» perché «politica e affari devono correre su binari paralleli e rimanere su due pianeti completamente separati». Caso chiuso per Ferruccio Sansa, capogruppo della lista che porta il suo nome, tra i primi a sollevare dubbi: «È una questione che ci ha messo a disagio. Orlando e i dirigenti del Pd di Elly Schlein hanno preso una posizione netta. È un importante segno di cambiamento per il Pd e per tutta la coalizione». Stessa chiave di interpretazione, ma di segno opposto dal ministro della difesa Guido Crosetto. «Lo conosco da tempo, è una persona perbene di cui ho stima ed è un amico», scrive su X riferendosi ad Ermini, ma il tema «è il motivo per cui hanno scelto di nominare lui e non altri», il messaggio «ad ogni operatore economico: non possono uscire dal recinto di potere della sinistra».