Corriere della Sera, 1 agosto 2024
Ucciso Ismail Hamiyeh, il capo di Hamas. Un missile ha colpito l’edificio dove alloggiava
Tel Aviv «Siamo pronti per ogni scenario, giorni difficili sono in arrivo». Il premier israeliano Benjamin Netanyahu aspetta fino a sera prima di commentare dalla Kirya, dopo una riunione del gabinetto di sicurezza il raid su Beirut e (indirettamente) quello su Teheran. Parla di «colpi schiaccianti» ai suoi tre principali nemici: gli Houthi, Hamas ed Hezbollah, citando come esempio l’attacco al leader militare del movimento islamista che governa Gaza, Muhammad Deif a Gaza, il recente attacco al porto in Yemen e l’attacco a Fuad Shukr, «capo di stato maggiore di Hezbollah» e definito diretto responsabile dell’uccisione di 12 bambini a Majdal Shams e degli attacchi lungo il confine settentrionale di Israele. Non menziona l’assassinio del capo di Hamas, Ismail Haniyeh.
A bassa voce
A Tel Aviv l’atmosfera è surreale. Niente sembra turbare la bolla della Miami del Medio Oriente, ma c’è chi a bassa voce si chiede «chissà cosa ci aspetta». A poche centinaia di chilometri più a nord, a Beirut, dopo le esequie di Hassan Fadallalah, di dieci anni, e la sorella minore di sei anni, Amira, rimasti uccisi nell’attacco, vengono annunciati i funerali di Shukr (il cui corpo è stato ritrovato ieri), che verrà omaggiato da un discorso di Nasrallah, anche se non è chiaro quanto il capo di Hezbollah abbia intenzione di esporsi in pubblico o se invece interverrà in video. Intanto anche lo Shin Bet dirama linee guida di sicurezza più severe al premier Netanyahu e a tutti i ministri del governo, ordinando loro di partecipare solo ad eventi che dispongano di un’area protetta immediatamente accessibile.
Mentre Hamas e i funzionari iraniani preparano la vendetta, la Guida suprema Alì Khamenei – che avrebbe dato ordine di colpire direttamente Israele – guiderà la preghiera sul feretro prima dei funerali di domani in Qatar. Nella capitale iraniana, in piazza Palestina, viene affisso un enorme cartello che in ebraico recita: «Aspettatevi una punizione severa», insieme a un’immagine di Haniyeh con il Monte del Tempio di Gerusalemme sullo sfondo.
In Cisgiordania la tensione sale, le Brigate Izz a-Din al-Qassam, ala militare di Hamas, rivendicano la responsabilità di una sparatoria e di un accoltellamento nei pressi del villaggio di Beit Einun in Cisgiordania, a nord di Hebron, in cui un uomo israeliano sulla cinquantina è rimasto gravemente ferito. L’attacco «è l’inizio di una rapida risposta al vigliacco assassinio del nostro grande leader nazionale, il martire Ismail Haniyeh», scrive il gruppo terroristico nella sua rivendicazione che indica anche l’area di Hebron come «prima linea» negli attacchi di rappresaglia nei prossimi giorni.
Dalla Striscia di Gaza arriva la notizia che il reporter di Al Jazeera Ismail Alghoul e il cameraman Ramy El-Rify sono stati uccisi in un attacco aereo israeliano nel campo di Shati dopo aver fatto un reportage da una casa distrutta appartenuta alla famiglia di Haniyeh mentre a livello diplomatico continuano intanto i tentativi di mediazione.
Da Washington
La Casa Bianca, pur preoccupata per l’escalation ( «Questi resoconti delle ultime 24, 48 ore non aiutano di certo a far scendere la temperatura», spiega ai giornalisti il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby) si dice ancora convinta della possibilità di tenere in piedi un negoziato mentre, nelle stesse ore, il ministro degli Esteri britannico David Lammy e il ministro della Difesa John Healey volano in Qatar per sostenere le trattative e chiedere una de-escalation nella regione più ampia. In serata si è poi tenuta una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite richiesta dall’Iran per chiedere alla comunità internazionale «un’azione decisa per affrontare queste violazioni».