il Fatto Quotidiano, 31 luglio 2024
Sicilia, 259 “disoccupati” lavorano nei Beni culturali regionali da 25 anni: “Basta silenzi”
Ieri hanno chiuso due sale del Museo Salinas di Palermo, a causa dello sciopero di alcuni lavoratori che… lavoratori non sono. Da ormai 5 giorni i musei e i siti archeologici siciliani (da Messina a Ragusa alla Valle dei Templi) sono in balìa dello sciopero di 259 operatori “Asu”. Sono persone impiegate dalla Regione che ricevono un sussidio dal 1999. 541 euro, alzati a 691 nel 2022 con gli adeguamenti Inps.
La loro storia è surreale. Sono nel bacino degli ex lavoratori socialmente utili, 3500 in tutta la Sicilia, impiegati dal 1999 dalle cooperative sociali in percorsi di formazione e avviamento al lavoro prorogati all’infinito.
Nel 2014, 336 di loro vengono richiesti dal Dipartimento dei Beni Culturali, e vengono inseriti de facto negli organigrammi dei vari siti e musei. Lavorano con il pubblico, negli archivi, negli uffici, all’accoglienza, fianco a fianco con i lavoratori dipendenti o in solitaria. Nel 2020 una sentenza della Corte costituzionale impone il loro passaggio dalle cooperative alla Regione, e da allora inizia un percorso verso la logica stabilizzazione. Che non arriva. “Risultiamo disoccupati, siamo lavoratori a tutti gli effetti ma non abbiamo mai pagato contributi, non abbiamo niente”, spiega Barbara Gambino, delegata Usb impiegata in una biblioteca di Palermo, “dobbiamo indossare anche le divise, ma non abbiamo un rapporto lavorativo”. Dal 2022 la loro situazione è un poco migliorata economicamente, possono lavorare fino a 36 ore settimanali (contro le 20 precedenti) ottenendo dei soldi in più. Ma nonostante la legge ne imponga la stabilizzazione, dalla Regione tutto tace: altre stabilizzazioni in questo momento procedono in Sicilia, ma la fila è lunga e loro sono pochi e sparsi in tutto il territorio. Il 26 luglio è iniziato lo sciopero, dieci giorni, fino al 4 agosto in piena stagione turistica, con l’adesione dei sindacati Fp Cgil, Ugl, Ale-Ugl, Cobas-Codir, Confintesa e Usb. Pochi giorni prima la presidenza della Regione aveva rifiutato di riceverli: “Il governo regionale ha scelto di nascondersi dietro porte chiuse, ignorando le legittime richieste di chi chiede solo dignità e sicurezza lavorativa. Le promesse, evidentemente, erano solo parole vuote” hanno scritto unitariamente i sindacati. Ma nonostante la protesta si faccia mediatica, con presidi davanti a teatri greci e musei, per ora nulla: “Siamo fantasmi. C’è il silenzio più totale, ci devono dare una risposta, qualsiasi risposta. O andremo avanti, l’indifferenza non è più accettabile” assicura Gambino.