La Stampa, 31 luglio 2024
Intervista a Bob Sinclair
Appassionato di tennis tanto dall’aver girato uno dei suoi video sul campo del Roland Garros, dj superstar fra i più acclamati al mondo, Christophe Le Friant, vero nome di Bob Sinclar, è nel pieno del tour nelle più importanti discoteche del mondo per promuovere il nuovo singolo Digane con Sofiya Nzau e i 30 anni della sua etichetta Yellow Production. Poche ore fa ha suonato davanti al pubblico del Vip Room di Saint Tropez, per cause di forza maggiore spettatore da lontano della cerimonia di apertura dei Giochi nella sua Parigi in cui è nato e cresciuto.Lo show ha creato molte polemiche, soprattuto per l’Ultima cena, lei che ne pensa?«In Italia siete orgogliosi della vostra cultura e vi siete arrabbiati. Fate bene, vi battete perché non vengano irrisi i vostri simboli culturali e artistici. Lo capisco. In Francia questo orgoglio lo abbiamo perso, abbiamo dimenticato le nostre radici, da dove veniamo e cosa siamo stati per il mondo. Verrebbe da dire che abbiamo accettato troppe contaminazioni e adesso facciamo fatica a capire chi siamo».Nell’Ultima cena c’era anche la dj francese Barbara Butch, ora vittima di shitstorm con tanto di minacce di morte.«Non tollero alcuna forma di bullismo, sia virtuale che reale, quindi non mi piace quello che le sta succedendo».Le Olimpiadi stanno facendo bene a Parigi o aumenteranno il divario percepito tra ricchi e poveri?«Questi Giochi olimpici ci stanno facendo pagare un sacco di tasse. Chi non ha molti soldi si trova nella condizione di guardare la sua bella città e sperare che tutto questo tourbillon serva a sviluppare le attività e il business. Succederà la stessa cosa a Los Angeles nel 2028 o a Milano per Milano-Cortina nel 2026. Quando si organizzano manifestazioni così importanti si scatenano contraddizioni, ma è così che si lavora con la politica. Le polemiche sulle Olimpiadi sono sterili».Parigi negli ultimi anni è stata ed è teatro di molte proteste: dalle tensioni nelle banlieu ai gilet gialli: è ancora la ville lumiere, capitale dell’arte e della cultura?«Negli ultimi 20 anni c’è stata un’impennata dell’immigrazione e del malcontento. Siamo tutti più poveri anche se sui social si fa a gara a chi ride di più, posta di più, mostra ciò che non è pur di far bella figura. Parigi poi è diventata una città pericolosa; solo l’anno scorso hanno tentato di entrarmi in casa ben tre volte. Bisogna rendersi conto di questo pericolo costante e cercare una soluzione. Macron è un presidente che sta dalla parte ricca della Senna e molta stampa è manipolata dal potere tanto che ci fa vedere il bello quando il bello non c’è. Noi parigini soffriamo di questo».Ma da situazioni “difficili"spesso emergono i talenti, specie nella musica.«Detroit e Chicago negli Anni 80 erano messe malissimo, degrado, delinquenza eppure la musica house e decine di dj e artisti emersero proprio in quegli anni. Il talento nasce dalla sofferenza e non dalla felicità e se a Parigi in questo momento c’è del caos forse qualcuno potrebbe reagire al disagio facendo cose grandiose. Non per forza un musicista, magari un pittore o un attore, chissà».In una società multirazziale qual è il ruolo degli artisti nel promuovere il dialogo?«Non dobbiamo urtare la sensibilità delle persone e i simboli sono importanti. Quando sei un artista, uno sportivo devi cercare di unire le persone. Chiaro che per uno come me, per un artista parlare di politica significa camminare sulle uova ma anche gli artisti e gli sportivi sono esseri umani e devono avere delle opinioni».Ci sono luoghi della città che trova di particolare ispirazione?«Oggi i ragazzi non vanno più a Saint-Germain-des-Prés per ispirarsi perché lì ci trovi solo turisti giapponesi. Io andavo a Le Drugstore in Champs Elysees, al Café de Fleur o nel mio Marais, dove sono nato, e negli Anni 80 e 90 nasceva la musica del domani. Oggi è tutto sui social, purtroppo è sempre più difficile trovare il talento per strada».A chi dovrebbero guardare i giovani per ispirarsi?«All’Africa. Il futuro è in stati come la Nigeria dove si produce una house pazzesca; ma ci sono cose bellissime anche ai Caraibi o in Jamaica. Il mondo è pieno di falò che stanno ardendo, ma bisogna andare a cercarli per portare a casa il tizzone giusto per creare le novità del futuro». —