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 2024  luglio 31 Mercoledì calendario

Biografia Fuad Shukr, alias al Haji Mohsen


Fuad Shukr, alias al Haji Mohsen, che l’esercito israeliano conferma di aver ucciso, è uno della vecchia guardia Hezbollah. Uno di quei militanti cresciuto nell’ombra della clandestinità, addestrato dagli iraniani a restare «immerso» ma senza perdere le capacità di organizzare colpi spettacolari.
Alle originiNato nel 1961 nella valle della Bekaa, Shukr è stato uno dei collaboratori di Imad Mughniyeh, il dirigente che ha diretto, per molto tempo, il comando dell’apparato clandestino. Secondo le fonti hanno partecipato all’ideazione dell’attentato condotto con due camion bomba nell’ottobre dell’83 a Beirut contro i comandi delle truppe francesi e americane, parte del contingente multinazionale. Azione micidiale che rappresentò una grande umiliazione per le potenze occidentali, costrette a ripiegare sotto il peso di oltre 250 morti.
Il possibile coinvolgimento nella campagna di terrore ha trasformato Shukr in un bersaglio dei servizi nemici, dal Mossad alla Cia, da quelli iracheni ai sauditi. Dagli Anni ‘80 in poi molte le azioni di risposta degli 007 per neutralizzare gli estremisti, atti con molte vittime mai rivendicati e attribuiti a sigle fantomatiche. Lo «specchio» di quello che hanno fatto gli Hezbollah creando depistaggi e rivendicazioni di comodo. C’è chi è sopravvissuto e chi ha «pagato». Mughniyeh, leggendario e inafferrabile, è stato ammazzato nel 2008 a Damasco (Siria) con un ordigno nel poggiatesta del suo Suv. Il secondo a cadere fu Mustafa Badreddine, suo stretto collaboratore e cognato, eliminato sempre da un’esplosione. Shukr avrebbe preso proprio il suo posto allargando la struttura militare, in particolare nel settore missilistico, insieme ad Ibrahim Aqil. Inoltre, come riconoscimento del suo valore, è entrato in una della entità di vertice del movimento e ha assunto anche il ruolo di consigliere del segretario Hassan Nasrallah.
Per questo gli Stati Uniti, nel 2017, hanno messo una taglia di 5 milioni di dollari sulla sua testa e di 7 su Talal Hamiyah, altro «cervello» del Partito di Dio. 
La «decapitazione»Cifre considerevoli – anche se non tra le più alte – per individuare gli obiettivi. Una ricerca dove si sono ritrovati a seguire le tracce insieme agli israeliani convinti che la tattica della decapitazione, oltre a rappresentare una vendetta, può incidere sullo schieramento. In realtà parliamo di entità troppo grandi per essere legate a un solo nome.
La guida politica è assicurata, oltre che da Nasrallah, da un Consiglio (la Shura) che decide strategie, mantiene relazioni esterne, gestisce affari sociali e politica. Un gradino più sotto c’è una seconda «assemblea» dedicata alla guerra santa, istituzione della quale ha fatto parte Shukr ricoprendo forse la «presidenza». Coordina l’attività bellica, stabilire rapporti di collaborazione con fazioni e governi amici, migliora a ogni livello il dispositivo del movimento. Shukr, come altri, ha dedicato attenzione all’asse sia con il regime siriano impegnato nel conflitto civile che al legame imprescindibile con la Divisione Qods dei pasdaran iraniani.
Soldati e arsenaliIl braccio armato dell’Hezbollah è stato modellato tenendo conto delle ripetute prove sostenute contro Israele, ma anche dell’impegno affrontato nella guerra civile in Siria dove si è misurato con insorti locali e Stato Islamico. C’è la componente tradizionale con compiti di difesa: invece di grandi unità preferisce agire su nuclei ristretti che ben conoscono il loro territorio e si affidano a bunker, sistemi anticarro, droni, razzi e missili. Le unità scelte, a cominciare dalla «Radwan», devono invece essere pronte all’infiltrazione in Israele. Il movimento ha sempre in mente la conquista di un kibbutz dall’altro lato della frontiera dove far sventolare la sua bandiera. E a tal fine ha costruito una rete di tunnel. Esiste poi una componente logistica, articolata in tre sezioni, che si occupa della produzione di armamenti e del flusso di equipaggiamenti garantiti dall’Iran. Infine, gli uomini delle operazioni esterne, con appoggi in Medio Oriente, Sudamerica e Asia. A loro spettano le missioni terroristiche contro ambasciate, diplomatici, siti rappresentativi. È un ritorno alla casella uno, dove è tutto è cominciato.