La Stampa, 30 luglio 2024
Chiedi chi era Modugno
Ogni sera, in qualunque parte del mondo, ci saranno almeno mille orchestrine che attaccano Volare, mentre la gente comincia a sorridere e cantare in coro. Ma Mimmo Modugno è ancora un’icona popolare come la sua canzone più celebre – prima assoluta fra le italiane ad essere eseguita nel mondo secondo i dati Siae – oppure un velo è ormai sceso sulla nostra società senza memoria? Per rifletterci su, conviene farsi guidare dalla recente riedizione di una biografia originale, romanzata: Mister Volare (Vallecchi) di Giancarlo Governi e Leoncarlo Settimelli. Non un saggio ma una sorta di accurato racconto storico pop, ricco dei colpi di scena della sua vita, fa riscoprire la febbre che ha trascinato Modugno fuori dall’umile famiglia di Polignano per condurlo a tanta fama internazionale.Domenico Modugno è stato il primo vero eroe musicale del dopoguerra a dominare la cultura popolare italiana, strappandola a una tenace deriva provinciale, grazie a Nel blu dipinto di blu che vinse un Sanremo ancora piccolo piccolo nel 1958, e poi anche due premi Grammy malgrado la lingua originale. Fu anche il primo cantautore ad affermarsi. Lasciò questo mondo dopo una lunga nuotata nel blu della spiaggia dei Conigli di Lampedusa davanti alla sua casa, il 6 agosto 1994. Giusto 30 anni fa.Gli anniversari sono utili quando si vive smemorati su eventi anche molto piú dolorosi, come accade oggi. Tutti ricordano Volare ma forse il vecchio Mimmo nazionale è uscito un po’ dall’immaginario popolare, anche se è stato molto più che non quella canzone. Un innovatore instancabile, un sognatore che aveva frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma grazie a una borsa di studio rimediata da capatosta qual era: voleva fortemente essere un attore e per tutta la vita si è buttato sì con bravura e successo (girò 38 film per il cinema e 7 per la tv, recitò in 13 pièces teatrali tra le quali il celeberrimo Cyrano), ma poi gli capitavano sempre canzoni nella testa (ne scrisse più di 200, vendette 80 milioni di dischi) e il suo destino si compiva così, a colpi di hit popolari che non erano al ribasso e ancora oggi suonano come capolavori modernissimi. Ricordarne almeno qualcuno, in italiano o nel dialetto che maneggiava fra le polemiche locali, è importante: L’uomo in frack, Io mammeta e tu, Lu pisce spada, Lazzarella, Pasqualino Marajà, Resta cu ’mme, Piove, Addio... addio..., Tu sì ’na cosa grande, Dio, come ti amo, Cosa sono le nvole (con testo di Pasolini), Meraviglioso, La lontananza. E, un po’imbarazzanti nel giudizio critico, Il maestro di violino e Piange il telefono, che fecero sfracelli di vendite.Si può dire che l’avvio della carriera musicale di Mimmo avvenne grazie a Frank Sinatra: nel ’53 (ancora non c’è tv) canta Ninna Nanna, deliziosa canzone popolare del suo paese, a Radioscrigno e in radio è ospite la star americana, che esprime interesse e ne chiede lo spartito. Non la inciderà mai, ma un riflettore si accende su quel bel ragazzo pieno di vita e di talento e la ninna nanna sarà un viatico al suo percorso.Come si fa, a dimenticare uno così? Molte idee, intorno all’anniversario, si sono mosse. È uscito un disco, Come in un sogno di mezza estate. Si lavora in segreto a un docufilm che andrà in onda sulla Rai. Ci sarà il 29 agosto la festa di Polignano a Mare, Meraviglioso Modugno, che si tiene ogni anno dal 2011, ma sul web ci sono i nomi di edizioni precedenti, Ruggeri e Malika Ayane; hanno già premiato Giuliano Sangiorgi dei Negramaro che ha ridato vita a Meraviglioso (Spotify attribuisce a volte musica e testo ai Negramaro, tanto per dire come va la memoria musicale su piattaforme frequentatissime). Quel che è certo è che lo spettacolo è stato voluto dalla moglie di Modugno, Franca Gandolfi, che si è anche adoperata per la statua a braccia aperte nella sua città.Quando se n’è andato, Mimmo aveva 66 anni e da dieci combatteva come un leone contro gli esiti dell’ictus che lo aveva colpito durante la lavorazione di La luna nel pozzo su Canale 5. Riuscì a risorgere, tornò a muoversi e a cantare ancora, ma soprattutto s’inventò una nuova vita come difensore dei disabili con il Partito Radicale e fu eletto prima deputato, poi senatore. Tenne l’ultimo concerto nel ’93 a Polignano. Davanti a 70 mila persone chiese scusa al suo paese per essersi dichiarato a lungo siciliano: «Per la fame, avrei anche detto di essere giapponese». —