la Repubblica, 30 luglio 2024
Scacco alla Wagner i Tuareg del Mali fanno strage di mercenari russi
La trappola dei Tuareg è stata perfetta: hanno colpito il convoglio della Wagner nel deserto del Mali, poco lontano dalla frontiera algerina. Sono entrati in azione mentre si avvicinava una tempesta di sabbia, che ha ostacolato i soccorsi dal cielo. Una bomba nascosta sotto la pista ha distrutto il blindato di testa, poi è scattata la trappola che ha causato una delle più gravi disfatte dei mercenari. Nella battaglia finale proseguita per trentasei ore un centinaio di uomini sono stati uccisi o catturati, tra loro almeno una quindicina di russi: in mezzo a cataste di cadaveri in tuta mimetica, sabato scorso sono stati filmati quattro prigionieri non africani, obbligati a dire: “No Russia. No Russia”.
Tra le vittime pure Nikita “Bely” Fedyanin, amministratore del canale “Grey Zone” considerato la voce ufficiale della compagnia di ventura. Avrebbe chattato con alcuni ex commilitoni fino all’ultimo: «Siamo circondati, hanno spezzato la nostra colonna e non c’è speranza di ricevere aiuti. Volevamo ritirarci di notte nel buio, ma non ce l’abbiamo fatta: vi guarderò dal paradiso». Invece la notizia sulla morte di Anton Yelizarov, detto “Lotos”, l’erede di Evgenij Prigozhin al vertice della formazione, non ha trovato conferma. Un elicottero da combattimento MI24 sarebbe stato danneggiato durante gli scontri ed è precipitato mentre tentava di atterrare a Kidal, il capoluogo della regione. Una batosta dura, che spinge i reduci dell’Orchestra a invocare l’intervento del Cremlino per punire i Tuareg e liberare i prigionieri. Ma che suona come un De profundis sulla creatura di Prigozhin a quasi un anno dalla scomparsa del fondatore.
Il Mali è l’unico Paese dove la Wagner continua a operare in maniera autonoma, mentre nel resto del continente è stata sostituita dall’Afrika Korps che risponde al ministero della Difesa di Mosca. Prigozhin è morto assieme ai suoi luogotenenti proprio dopo avere visitato la capitale Bamako e rinnovato gli accordi con il leader golpista, il colonnello Assimi Goita. I militari che hanno preso il potere nel maggio 2021 hanno espulso il contingente francese, attivo dal 2013, quello europeo e i caschi blu africani mettendosi nelle mani dei russi. La situazione però continua a peggiorare.
Ci sono due movimenti jihadisti, uno legato all’Isis e l’altro ad Al Qaeda, che mettono a segno attentati muovendosi liberamente attraverso i confini del Niger e del Burkina Faso. Terrorizzano gli abitanti dei villaggi, costringendoli ad abbandonare le case o ad arruolarsi, e distruggono intere guarnigioni dell’esercito, che risponde con feroci rappresaglie. Vanno all’assalto a bordo di moto e fuoristrada, poi si disperdono nel deserto per sfuggire alla reazione degli elicotteri ma dispongono persino di missili contraerei portatili, con cui hanno abbattuto a giugno uno dei jet forniti dai russi.
Da ottobre 2022 sono entrati in campo anche i Tuareg del Nord, che fanno capo alle comunità riunite nel Comitato Strategico Permanente per la Pace, la Sicurezza e lo Sviluppo (Csp-Psd): il loro sogno è creare uno Stato indipendente, l’Azawad. Una lunga mediazione italiana, portata avanti dall’intelligence e dalla Farnesina attraverso l’onlus Ara Pacis, aveva permesso nel febbraio 2022 di raggiungere a Roma un accordo tra le tribù del deserto e i golpisti, ma le incursioni dei mercenari sei mesi dopo hanno spazzato via l’intesa. I Tuareg conducono una guerriglia aggressiva e si coordinano con alcuni gruppi qaedisti: dopo una serie di successi iniziali, Wagner ed esercito appoggiati dall’aviazione sono riusciti a respingerli e riconquistare la roccaforte di Kidal.
Ora però le truppe governative appaiono in difficoltà: il 22 luglio i mercenari russi si sono mossi per respingere l’avanzata verso alcuni villaggi, cadendo tre giorni dopo nell’imboscata. Anche i raid jihadisti sonoprossimi alla capitale, mentre la fine degli aiuti internazionali rende drammatica la povertà della popolazione.