la Repubblica, 29 luglio 2024
Nuove regole per i 5S, Conte sfida Grillo ai voti nome, alleanze e tetto ai mandati
ROMA – Per blindarsi dalle manovre ostili di Beppe Grillo, Giuseppe Conte cerca un voto nel Consiglio nazionale del M5S. La mail di convocazione è attesa stamattina: la seduta si terrà probabilmente tra mercoledì e giovedì. È qui che l’ex premie r chiederà un mandato chiaro a quella che in un partito tradizionale si chiamerebbe “segreteria politica”. Composta non solo da fedelissimi nominati, ma anche da rappresentanti eletti dagli iscritti. La rotta che ha in testa Conte è chiara: mettere in piedi la Costituente del Movimento per fine settembre, come se il garante non avesse appena provato a sabotarla ocomunque a circoscriverne la portata.
Al di là delle antipatie personali, lo scontro tra il presidente e il fondatore dei 5S è tutto politico. E nessuno, ai vertici, sa dire oggi come finirà. C’è addirittura chi teme un’altra scissione e sussurra a microfoni spenti: «Se Grillo ha voluto lamentarsi con una lettera, per iscritto, rivendicando le sue prerogative statutarie, è perché potrebbe prepararsi a una battaglia legale».
Il vero scontro fra l’ex premier e il comico è sui quesiti che verranno sottoposti alla base. Grillo vorrebbe che a deciderli fosse lui, insieme a Conte. Come è sempre stato sin qui nella storia del Movimento, spesso con sondaggi formulati in un certo modo, per indirizzare i clic. Conte invece vuole ribaltare lo schema. Chiede che i temi siano proposti dal basso. Dagli iscritti, ma anche dai semplici militanti, e poi selezionati e ordinati da una società esterna, Avventura Urbana, chegià era stata assoldata da Vito Crimi per gli Stati generali del 2020. In questo modo qualsiasi aspetto potrebbe essere sottoposto al vaglio dei militanti. E dunque cambiato. Questioni di collocazione politica, come la scelta di un’alleanza strutturale col Pd, caldeggiata da Conte e cassata da Grillo (insieme a Virginia Raggi e Danilo Toninelli). Ma anche il cambio del nome del M5S. O il vincolo dei due mandati, un totem che solo il fondatore e pochi altri dirigenti vorrebbero ancora pervicacemente tenere in piedi. Non è solo questione di metodo. Se l’impostazione di Conte passasse, Grillo non avrebbe alcun potere di interdizione. Niente veti. Tutto lo Statuto del M5S, in teoria, potrebbe essere rimaneggiato e rivisto. È la fessura in cui il gruppone dei “secondi mandati”, come sono stati ribattezzati gli eletti al secondo giro in Parlamento, potrebbe incunearsi per far saltare il tappo. E restare a galla alle prossime Politiche. E i vecchi big ormai in penombra, come Paola Taverna, Roberto Fico o lo stesso Crimi, potrebbero tornare in pista.
Dalle Politiche del ‘22, il Movimento è decisamente più contiano che grillino. Nemmeno dopo il tonfo elettorale delle Europee, per ora, l’ex premier ha perso la presa sulle truppe di Camera e Senato. Se mai si arrivasse a una scissione, Grillo si ritroverebbe probabilmente con un Movimento davvero “delle origini”, perché sostanzialmente extraparlamentare. Lo strappo si può ancora rammendare, ma uno dei duellanti dovrà cedere. E le fratture, oggi, sono marcate. Nei colloqui romani di metà giugno il comico si è lamentato ancora più duramente rispetto ai toni usati nella la lettera resa nota l’altro ieri. Secondo fonti a conoscenza delle conversazioni, si sarebbe sfogato così: «Rischiamo il sorpasso di Avs. Tra la copia e l’originale, la gente sceglie sempre l’originale».